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Nicola Allegri
Tre milioni e 150mila turisti italiani fanno fatica ad andare in vacanza in Italia perché convivono con una disabilità, e appena lo 0,6% dei Comuni ha ottenuto la Bandiera Lilla, simbolo di località accessibili. Antonella Ferrari, attrice e scrittrice con sclerosi multipla, si occupa proprio di questi temi su Rai 1, dov’è inviata per il secondo anno consecutivo del programma Camper, in onda dal lunedì al venerdì, a mezzogiorno.
«Nelle nostre Regioni esistono esempi virtuosi di strutture in grado di accogliere persone con disabilità, ma ancora molto rimane da fare», commenta. «Il vero problema, però, è la comunicazione dei percorsi: spesso non si conoscono, non sono pubblicizzati, e così la gente che ha problemi fisici, motori o cognitivi rinuncia. Invece tutti, anche chi ha una grave disabilità, ha diritto a fare una vacanza. Una bella vacanza».
Antonella Ferrari, ogni settimana gira l’Italia portando i telespettatori alla scoperta di luoghi in cui la vacanza è inclusiva, passando dalle spiagge alle città d’arte, più o meno piccole. In base alla sua esperienza, l’Italia è un Paese accessibile?
«La situazione sta migliorando. Però, secondo gli ultimi dati, solo 45 Comuni su 7.904 sono accessibili. A livello europeo, uno studio britannico condotto dall’Università del Surrey stima che ci siano 133 milioni di turisti interessati, comprendenti le persone disabili, i malati cronici e i loro accompagnatori, che generano un introito superiore agli 80 miliardi di euro. Questo considerevole aumento dovrebbe far capire l’importanza di rendere il turismo sempre più fruibile…».
Non è un caso che la sua rubrica televisiva sia molto seguita…
«Sì, ha avuto un grandissimo successo sia in termini di ascolti che di gradimento del pubblico. Mi hanno scritto tantissime persone segnalandomi altri luoghi accessibili e dicendomi che avrebbero prenotato le vacanze proprio nei posti che io ho consigliato durante Camper. Sono molto felice di avere ottenuto un riscontro così positivo».
Quali sono le novità di quest’estate?
«Ci stiamo concentrando sugli sport per le persone con disabilità. Quindi mi si vede alle prove con numerose escursioni, svaghi e tante altre cose da fare in vacanza».
Quali sono le maggiori criticità che ha rilevato, anche attraverso le testimonianze ricevute in trasmissione?
«Purtroppo, ho dovuto constatare che in Italia ci sono ancora molte strutture ricettive non a norma: magari ci sono spiagge accessibili, ma non hotel nelle vicinanze con tutti i servizi per persone con disabilità, e questa è una criticità che si riscontra spesso».
Che cosa occorrerebbe fare, per invertire la rotta?
«È necessario sensibilizzare maggiormente i gestori e i responsabili delle varie realtà turistiche. Un programma come Camper permette proprio di accendere i riflettori sulle barriere architettoniche e culturali, perché tutte le Regioni d’Italia possano ospitare esperienze virtuose».
Qual è stata la situazione che più l’ha colpita?
«Ho potuto sperimentare, con grande piacere, che in questi ultimi anni esistono tantissime proposte di sport accessibili a persone con disabilità, come vela, canoa, bike… A Milano, in particolare, mi sono cimentata in una lezione di aerogravity che offre esperienze di volo in assenza di gravità anche per persone con difficoltà motorie».
Secondo lei, c’è una cultura dell’inclusività in Italia?
«Ci stiamo provando… Piano piano si sta affermando ma siamo ancora un po’ indietro rispetto ad altri Paesi europei».
Dove ha trovato i luoghi più accessibili?
«In Puglia, a Ravenna e poi a Folgaria, che mi ha stupito perché si pensa che in montagna non possa esserci accessibilità, e a Riva del Garda. Bellissima l’esperienza degli scavi di Paestum, il percorso nell’area archeologica che porta fino all’interno del Tempio di Hera è senza barriere, e tutte le sale del museo possono essere visitate dai turisti con difficoltà motorie».
C’è differenza nella possibilità di fruizione turistica tra disabilità fisica e cognitiva?
«Per la disabilità cognitiva ci sono addirittura più criticità che per quella motoria! Tuttavia, anche in questo ambito esistono esperienze positive. Per esempio, a Ostia c’è un’associazione che propone corsi di vela».
Per lei, la scoperta di avere la sclerosi multipla ha significato rinunciare alle vacanze?
«No, assolutamente. Può sembrare assurdo, ma per me scoprire la malattia di cui soffrivo da 20 anni senza poterle dare un nome è stata una liberazione, finalmente conoscevo il mio nemico. Certo, ho dovuto abbandonare molti progetti di vita e mi sono posta il problema di dove andare in vacanza, ma non ho mai rinunciato. Al contrario, ho fatto tantissime ricerche e tutto quello che ho scoperto voglio trasmetterlo agli altri».
Che consiglio darebbe a una persona con disabilità che vuole andare in vacanza?
«Di informarsi, perché la possibilità di vivere una vacanza bella esiste, occorre solo trovare la struttura giusta. Mai rassegnarsi a stare a casa, o rinunciare a fare i turisti. Per tutti, c’è un’opportunità. E allora, che aspettiamo?».