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La bellezza come cura per la mente. Al Policlinico Gemelli di Roma nasce un progetto che unisce scienza e creatività: Art4Mind. Nel reparto di day hospital di Psichiatria, artisti e medici lavorano insieme, affiancando laboratori di espressione artistica alle terapie tradizionali. L’obiettivo è costruire un modello di cura integrata, fondato sull’incontro tra competenze cliniche e pittura, da rendere replicabile anche in altre strutture.
L’iniziativa è della Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli in collaborazione con Unhate Foundation, la realtà promossa e presieduta da Alessandro Benetton.
«Art4Mind rappresenta perfettamente la nostra visione», spiega l’imprenditore trevigiano. «Troppo spesso i giovani vengono visti come un problema, non come parte della soluzione. In questo progetto, invece, giovani artisti e giovani medici lavorano insieme ai pazienti: laddove c’è una difficoltà, può nascere bellezza, e questa bellezza è la chiave per superare la sofferenza stessa».
In Italia il disagio mentale tra i ragazzi è in crescita. Secondo l’Istat, oltre il 40% dei giovani tra i 18 e i 34 anni ha sperimentato ansia o depressione.
Il progetto, coordinato da Gabriele Sani, direttore dell’unità di Psichiatria del Gemelli, coinvolge l’artista Alfredo Pirri con un gruppo di artisti under 30 (che avranno l’opportunità di trascorrere periodi di residenza nel day hospital) e il curatore Cesare Biasini Selvaggi. Mira anche a validare scientificamente l’impatto dell’arte sul benessere psichico.


Da sinistra: Gabriele Siani, Antonio Gasbarrini e Daniele Piacentini, rispettivamente direttore generale, direttore scientifico e direttore della Psichiatria della Fondazione Policlinico Gemelli; Alessandro Benetton, presidente di Edizione, la holding di famiglia, e di Hunhate Foundation; Irene Boni, consigliere delegato Unhate Foundation.
Il valore della bellezza
Unhate Foundation è un ente del terzo settore sostenuto da Edizione, la holding finanziaria della famiglia Benetton, da Mundys, una delle principali società del gruppo Edizione, e da Aeroporti di Roma. La sua missione è contrastare odio, disuguaglianze e discriminazioni e promuovere solidarietà e inclusione, rivolgendosi soprattutto ai giovani tra i 10 e i 30 anni.
«La cultura dell’odio non nasce oggi», dice Benetton, «ma oggi è resa più pervasiva dalla velocità della rete e dall’uso distorto dei social. Rischiamo di alimentare la disgregazione e l’isolamento, soprattutto tra i più giovani. Per questo abbiamo deciso di rilanciare Unhate Foundation: vogliamo provare a trovare rimedi, partendo dall’educazione e dalla bellezza».
Il nome Unhate sintetizza la filosofia della fondazione: invertire la logica dell’odio (hate, in inglese) e costruire ponti tra mondi che non si parlano. Le attività spaziano dall’educazione alla pratica sportiva nelle periferie, dai progetti di ricerca all’uso dell’arte come strumento di coesione sociale.
Le direttrici della missione
Le iniziative si sviluppano su quattro direttrici:
• educazione e formazione, per contrastare l’abbandono scolastico e promuovere pari opportunità;
• sport e partecipazione, con progetti nelle periferie urbane;
• arte e cultura, dove la creatività diventa veicolo di inclusione e cura (come nel caso di Art4Mind);
• innovazione sociale e ricerca, per elaborare modelli replicabili di prevenzione del disagio.
Benetton parla di un «metodo della discontinuità»: non ripetere schemi noti ma sperimentare strade nuove, anche nel campo sociale. «La nostra missione», spiega, «è portare nel sociale il nostro metodo basato sulla discontinuità: cercare nuove soluzioni per problemi complessi, fare cose concrete per affrontare problemi concreti».
Con Unhate Foundation, l’imprenditore veneto trasferisce nel sociale la stessa attitudine con cui ha cercato di contraddistinguere la sua esperienza nel mondo dell’impresa: la volontà di innovare, di costruire connessioni, di generare valore anche culturale. Questa visione si realizza anche nel progetto al Policlinico Gemelli di Roma, dove la forza della cura si apre alla potenza dell’arte.
«Trasformare le ferite in dialogo, la sofferenza in speranza, l’odio in bellezza», sintetizza Benetton.







