Se andare dal dentista può essere uno stress, per le persone con alcuni tipi di disabilità i problemi dentari diventano ostacoli non semplici da affrontare. Per questo, in Puglia, è stata creata un’area dedicata ad accogliere questo tipo di pazienti: si trova all’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti, nella città metropolitana di Bari.
L’assistenza del Servizio odontoiatrico per disabili, gratuita, copre un ampio spettro di patologie (del distretto cervico-facciale, ortognatodontiche, chirurgia parodontale e orale ricostruttiva), comprese operazioni delicate che richiedono ricovero e specifiche tecniche chirurgiche. È organizzata all’interno del reparto di Chirurgia maxillo-facciale, diretto da Roberto Cortelazzi, che considera giustamente questo tipo di cure mediche un fiore all’occhiello dell’ospedale. Ed è strutturata per offrire servizi odontoiatrici ad alto livello di complessità per pazienti disabili e con bisogni speciali, garantendo trattamenti personalizzati e soprattutto “umanizzati”.

Professor Cortelazzi, perché avete deciso di offrire questo tipo di servizio speciale?
«I pazienti con certi tipi di disabilità hanno precise esigenze. Hanno estremo bisogno di cure odontoiatriche specifiche, che noi offriamo grazie a un’esperienza maturata nel tempo. Non trovano nessun tipo di cura a livello ambulatoriale periferico. Sono pazienti che rientrano soprattutto nelle fasce della prima infanzia e dell’adolescenza, ma ce ne sono anche tantissimi in età adulta».

Come funziona il percorso curativo?
«Generalmente, dopo una prima visita esplorativa, li ricoveriamo e poi, in ambiente protetto, in sala operatoria e in anestesia generale, prestiamo loro le cure odontoiatriche avvalendoci di strutture all’avanguardia, come la radiologia intraoperatoria. Siamo attrezzati per curare problematiche più o meno gravi che vanno dall’aspetto dentario alla generale salute del cavo orale».

Qual è l’approccio iniziale?
«I pazienti hanno bisogni speciali e quindi l’approccio dev’essere speciale. Questo significa dedizione nella cura, spazi dedicati per garantire privacy e una gestione di tipo alberghiero del ricovero, ma soprattutto un approccio molto umano garantito da percorsi personalizzati anche nella fase del pre-ricovero. Quindi tutti gli accertamenti preoperatori vengono organizzati con i pazienti in base alle necessità orarie più consone per loro e ai familiari che li accompagnano sempre. Ma non se ne occupa solo il nostro reparto, un po’ tutto l’ospedale intorno si è adeguato alle necessità diagnostiche di questi pazienti. Dai prelievi alla radiologia, tutto è finalizzato al loro benessere. Teniamo molto a questi pazienti e infatti abbiamo veramente tante richieste. L’ospedale Miulli ha una vocazione di cura storica verso fasce vulnerabili della popolazione, e anche sociali».

Anche la figura del caregiver, l’accompagnatore, trova spazio in questo progetto.
«Certo, i pazienti hanno stanze dedicate dove gli accompagnatori possono soggiornare con loro e stare accanto sempre».

Professore, accennava a tante richieste di visite.
«Sì, talmente tante che abbiamo purtroppo appuntamenti anche a distanza di un anno. Lavoriamo moltissimo, ma ci dispiace che per alcuni pazienti i tempi del ricovero si allunghino. La nostra speranza è di riuscire a incrementare il reparto per dare una risposta più puntuale a tutti. Ci stiamo lavorando. Dopo vent’anni di attività, anche prima del mio arrivo, questo reparto è cresciuto e quindi nell’ospedale stiamo discutendo progetti di ampliamento per dedicare più spazio a questi pazienti, anche oltre l’odontoiatria».

La sua storia personale racconta di tanto volontariato come chirurgo all’estero.
«Sì, mi sono dedicato per vent’anni al trattamento delle malformazioni di bambini in Paesi a risorse limitate tra Africa, Asia e Indonesia soprattutto per curare queste patologie».

Questo avrà nutrito il suo lavoro quotidiano al Miulli.
«Certamente, e cerco di comunicarlo ai miei collaboratori che in questa équipe sono tutti fondamentali e molto preparati. Spero di trasmettere il senso della necessità e del valore umano respirati in quelle situazioni di emergenza».