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Paola Formica
Mia figlia ha 30 anni e da tempo soffre di un problema che le sta condizionando molto la vita: il sudore alle mani. All’inizio non ha dato peso alla cosa pensando fosse solo un fattore psicologico, ma ora è diventato un fenomeno invalidante che le crea difficoltà, soprattutto sul lavoro. Quali soluzioni potrebbe adottare? Ho sentito parlare di un intervento, potrebbe essere risolutivo?
Giovanna F., Ravenna
La risposta di Francesco Petrella, direttore della struttura complessa di Chirurgia toracica dell’ospedale San Gerardo di Monza
Cara Giovanna, il problema di sua figlia è piuttosto diffuso, ma non per questo va sottovalutato. La sudorazione in realtà è un meccanismo fisiologico che serve a regolare la temperatura del nostro organismo per consentirgli di adattarsi al clima dell’ambiente nel quale ci troviamo, anche in relazione al tipo di attività fisica che stiamo svolgendo. Quindi sudare è del tutto normale: è un fenomeno che ci protegge dall’eccessivo calore ed è una risorsa del nostro corpo.
Le cause dell’eccesso di sudore
Sarà capitato a ciascuno di noi di sudare in maniera più intensa del solito in alcune situazioni di stress emotivo, pur in assenza di esercizio fisico o di temperature esterne particolarmente elevate: questo è l’altro aspetto che regola la sudorazione, ovvero una reazione sostanzialmente autonoma che l’organismo attua in certe situazioni percepite come stressanti. La sudorazione, infatti, non è un fenomeno volontario, cioè soggettivamente controllato da ognuno di noi, come ad esempio il movimento di un arto. Al pari di altre funzioni, quali la peristalsi intestinale, la frequenza cardiaca e, per alcuni versi, la frequenza respiratoria e la deglutizione, è regolata da una parte del sistema nervoso definito autonomo e indicato come sistema simpatico.
Tuttavia, in alcuni casi, il sudore raggiunge livelli eccessivi, condizionando in modo non indifferente la vita di relazione della persona che ne soffre. Il termine medico per definire il problema è iperidrosi, una condizione di eccessiva sudorazione, prevalentemente delle mani e delle ascelle, che può avere una importante ricaduta sulla vita sociale, soprattutto dei più giovani.
Due tipi e due forme di iperidrosi
L’iperidrosi può essere di due tipi:
• diffusa, quando interessa pressoché uniformemente tutto il corpo;
• focalizzata, se colpisce selettivamente solo alcuni distretti, in genere mani, piedi e ascelle.
Inoltre viene definita in due forme:
• primitiva, se non vi è nessun’altra patologia che la provochi;
• secondaria quando è il sintomo di una patologia differente, ad esempio di tipo ormonale o oncologico.
L’iperidrosi primitiva focalizzata costituisce un disturbo molto frequente, che interessa il 3% della popolazione, coinvolgendo soprattutto i giovani adulti, sui quali ha un effetto significativo nella vita di ogni giorno. Già dall’infanzia il paziente manifesta un’evidente ipersudorazione soprattutto alle mani che, con la pubertà e l’adolescenza, tende a estendersi anche alle ascelle e talvolta ai piedi.
Un tempo questo disturbo non era molto conosciuto e veniva ricondotto sempre a un fattore emotivo o comunque a una sfera esclusivamente psicologica; oggi, al contrario, si sa bene che esiste una chiara ragione anatomica e funzionale che lo sostiene, legata a una iperreattività del sistema simpatico che regola la funzione delle ghiandole sudoripare.
Trattamenti locali e chirurgia
Che cosa si può fare? Vi sono vari trattamenti locali da utilizzare, soprattutto nelle forme lievi o moderate, quali polveri o creme che riducono localmente la produzione di sudore nella zona interessata; esistono anche alcuni farmaci che possono controllare in maniera più generale l’iperidrosi, ma hanno alcuni effetti collaterali da non trascurare e non possono essere presi per periodi lunghi.
Il più efficace trattamento definitivo dell’iperidrosi primitiva focalizzata è rappresentato da un intervento che consiste nell’interruzione chirurgica dello stimolo nervoso del sistema simpatico, responsabile dell’eccessiva sudorazione. Si tratta di una metodica mininvasiva, effettuata con la chirurgia robotica, che garantisce una estrema precisione nell’esecuzione. L’intervento viene condotto in anestesia generale, dura circa 15-20 minuti per lato e prevede un ricovero complessivo di 24-48 ore. Se viene eseguito da un team esperto e su pazienti accuratamente selezionati, la percentuale di successo è molto alta e i possibili effetti collaterali sono molto limitati.