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Le renne, protagoniste dell’immaginario natalizio, di canzoni, cartoni animati e fiabe, sarebbero indispensabili per frenare gli effetti del cambiamento climatico.
In base a quanto emerge da alcuni studi, gli animali non sarebbero soltanto le mascotte dei Paesi nordici. Secondo Bruce Forbes, ricercatore dell’Arctic Center, presso l’Università della Lapponia, contribuiscono a mantenere intatto tutto l’anno il permafrost, cioè il terreno ghiacciato, evitando che si sciolga. «Quando le renne camminano», ha spiegato Forbes, «compattano la neve esattamente come farebbero un’automobile o i miei piedi».
Nutrendosi degli arbusti, la cui presenza eccessiva riscalderebbe il terreno, e calpestando le piante, questi ruminanti mantengono l’equilibrio nella vegetazione e consentono di preservare l’habitat della tundra, contrastandone i cambiamenti climatici che da anni colpiscono anche l’intero ecosistema dell’Artico, regione del mondo che si sta riscaldando quattro volte più velocemente del resto del pianeta.
In altre parole, Rudolph e i suoi fratelli consentono all’ambiente di non “inverdirsi”, così che muschi e licheni continuino a formarsi. Ma non è tutto perché, secondo un ulteriore studio, le renne sono anche in grado di influenzare le emissioni di carbonio. La crescita di arbusti porta a maggiori emissioni di CO2, perché generano più biomassa (materia vegetale in decomposizione) di altra vegetazione. Il sottobosco, invece, costituito soprattutto da licheni e muschi, ne produce meno, perché le piante sono più piccole.
Si trovano anche in Italia
Le renne amano farsi coccolare. Lo sanno adulti e bambini che vanno a trovarle in Lapponia, dove vengono organizzati per i turisti anche escursioni negli allevamenti e percorsi per cercare di imbattersi in branchi che pascolano liberamente. A Rovaniemi, in Finlandia, è stato allestito il villaggio di Babbo Natale, la cui slitta, come si racconta ai più piccoli, viene trainata da Ballerina, Cometa, Cupido, Donato, Donnola, Freccia, Fulmine, Saltarello e poi da Rudolph, dal naso rosso, all’inizio deriso ed emarginato da tutti, ma poi considerato la vera guida del gruppo.
Anche in Trentino Alto Adige si possono incontrare le renne. In Alta Pusteria, al Croda Rossa di Sesto, vivono gli unici esemplari in Italia ed è possibile fare degli incontri ravvicinati.
Le curiosità sugli animali del Nord
• Il nome. La parola renna deriva dallo scandinavo hreinin, “animale con le corna”. Tuttavia, i cervi del nord hanno un altro nome, caribù, che probabilmente deriva dalla parola Mikmaq xalibu, che significa “colui che ha la zampa”.
• Lo schiocco delle ginocchia. Le renne comunicano con le ginocchia, emettendo particolari suoni, che servono per “parlare” e corteggiarsi.
• Occhi cangianti. Gli occhi cambiano colore a seconda della stagione per favorire la visibilità nei periodi di buio o troppa luce.
• La stagione degli amori. Le renne sono animali curiosi e potrebbero provare ad avvicinarsi, ma è meglio tenersi a distanza: scattare una foto potrebbe spaventarle ed è meglio non dar loro da mangiare di propria iniziativa. Durante la stagione degli amori, in autunno, i maschi possono avere comportamenti imprevedibili, quindi il consiglio è di star loro alla larga. Non bisogna mai accarezzare i cuccioli.
• Babbo Natale. La leggenda delle renne di Babbo Natale è comparsa per la prima volta nella poesia A Visit from St. Nicholas (che viene ricordata anche con il titolo The Night Before Christmas), scritta da Clement Clark Moore nel 1823. In quella poesia fanno la loro comparsa otto renne. Rudolph, la renna con il naso rosso, è stata invece aggiunta in un libro nel 1939: l’autore Robert L. May ha raccontato per primo la sua storia, che poi si è anche trasformata, nel 1949, nella celebre canzone Rudolph the Red-Nosed Reindeer.







