Dolci, socievoli, morbide da accarezzare e anche facili da allevare in un (grande) giardino: le pecore spopolano sui social come nuovi animali da compagnia. L’interesse per il mondo ovino è in crescita in concomitanza con l’inizio del 2026, proclamato dall’Onu Anno internazionale dei pascoli e dei pastori, ma anche grazie a esempi virtuosi come quello raccontato nel film La vita va così di Riccardo Milani, ispirato alla vera storia del pastore sardo Ovidio Marras, che ha difeso i pascoli della spiaggia di Tuerredda rifiutando di vendere il suo terreno a un progetto di resort di lusso.
In realtà, ben prima che il trend prendesse piede, la ricerca scientifica aveva già confermato quanto questi animali fossero validi alleati per la pet therapy: una ricerca condotta dalle Università di Ulm e Ravensburg, in Germania, ha mostrato che il contatto con le pecore alimenta fiducia e positività nei pazienti con disturbi da uso di sostanze, e un altro studio giapponese, firmato dagli atenei di Toyama e Ishikawa, rivela che anche un solo giorno di interazione con gli ovini aiuta a ridurre i livelli di cortisolo - l’ormone dello stress - e ad aumentare la sintesi di ossitocina, il neurotrasmettitore legato a calma e benessere.

Ideali per bambini e anziani
«Le pecore sono davvero animali docili e di buon carattere», dice Chicco Argiolas, medico affiliato all’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi) e specializzato in razze ovine e caprine. «Anche quando danno qualche testata, non si tratta di un gesto aggressivo, ma di un segno di simpatia e di invito al gioco. E proprio perché sono in grado di instaurare un legame profondo con chi se ne prende cura, a maggior ragione se si adottano da agnellini, cresce il numero di persone che decide di allevarle per insegnare il valore dell’accudimento a bambini e ragazzi e per offrire agli anziani un impegno quotidiano fatto di attenzioni e di affetto».

Prima di tutto, per accogliere questi mammiferi serve spazio. «L’ideale sarebbe un terreno di almeno 800-1.000 metri quadrati, dove sia garantita la libertà di movimento», consiglia il veterinario. «A differenza di cani e gatti, che sono carnivori, la pecora è un ruminante e necessita di grandi quantitativi di erba fresca, che andrà integrata due-tre volte al giorno con appositi mangimi concentrati, acqua fresca costantemente rinnovata e, d’inverno, fieno sempre accessibile. Bisogna anche prevedere un riparo asciutto e protetto dal vento, per evitare che gli animali prendano freddo e vadano incontro a blocchi intestinali».
Le pecore, che in casa possono vivere fino a 25 anni (si scende a 10-12 negli allevamenti), sono anche dei potenti tosaerba naturali, ma non tutti i prati sono adatti a loro. «Piante come l’acetosella, la belladonna, l’equiseto palustre, il colchico e la sorghetta sono tossiche, ed è quindi essenziale conoscere la composizione del terreno prima di introdurre gli animali, magari chiedendo consiglio a un veterinario», suggerisce l’esperto. «Inoltre, gli ovini amano la compagnia e, per il loro benessere, sarebbe opportuno adottarne almeno una coppia. Se poi si aggiunge un montone, la pecora partorirà gli agnelli e inizierà a produrre latte, che può essere munto per il consumo domestico previo controllo sanitario».

Indispensabile la registrazione all’Asl locale
Ogni animale va registrato presso l’Asl locale, che rilascia un microchip identificativo simile a quello usato per cani e gatti. «Le visite mediche sono indispensabili non solo per le vaccinazioni annuali e semestrali, ma anche per prevenire patologie come la “lingua blu” e le infestazioni da parassiti», raccomanda Argiolas, co-fondatore di Sementusa Tech, la start up sarda che ha creato una app per accompagnare gli allevatori nella gestione degli animali e creare una scheda sanitaria digitale per ogni pecora, gestita in sinergia con veterinari e alimentaristi.

Un mondo, una salute

Renne ambientaliste: proteggono l’ecosistema artico

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Infine, un momento importante nella vita delle pecore è la tosatura della lana: un’operazione indispensabile, che si effettua una o due volte l’anno, in primavera e in autunno. «Tosare non è solo un atto pratico ma anche di benessere, che aiuta a liberare l’animale dal vello in eccesso, favorisce la traspirazione e riduce il rischio di parassitosi», spiega il veterinario. Il costo medio della tosatura eseguita da professionisti è di circa due euro a pecora e, da ogni capo, si ottengono in media due chilogrammi di lana grezza (o sucida), che dopo il lavaggio si riducono a uno.

Il valore della lana per la pelle
Cosa farne? Oggi la lana ha perso gran parte del suo valore commerciale, ma rimane un materiale naturale prezioso, simbolo della ciclicità della natura e ricco di virtù curative: grazie al suo contenuto di lanolina - una sostanza cerosa nota per l’azione idratante e riepitelizzante - il vello di pecora protegge la cute da arrossamenti e screpolature e, come rivela uno evidenzia uno studio condotto al Netherlands Institute for Health Services Research di Utrecht, nei Paesi Bassi, utilizzato in caso di degenza riduce la pressione esercitata dal corpo sul letto e aiuta a contrastare le ulcere da decubito.
Non solo: la struttura cava e arricciata tipica della lana assorbe l’umidità e, messa a contatto con la pelle nuda, ha anche effetti analgesici e antinfiammatori. Non a caso nei laboratori dell’Istituto per lo Studio delle Macromolecole del Cnr di Biella si sta mettendo a punto l’estrazione della cheratina dagli scarti di lana grezza per creare tessuti biomedicali: un modo intelligente di trasformare ciò che era rifiuto in innovazione al servizio della salute.

Le razze più adatte da tenere a casa
È sempre preferibile adottare una pecora autoctona, perché ha già dimestichezza con il clima e la flora del territorio in cui si risiede. In alternativa, ecco alcune tra le razze più versatili e adattabili da accogliere in casa.
Pecora sarda: è una razza rustica caratterizzata da una testa piccola priva di corna. È la pecora più diffusa in Italia e si inserisce con facilità nei nuovi ambienti. Adatta se in casa ci sono bambini.
Nera di Arbus: prende nome dall’omonimo comune sardo ed è una pecora autoctona di piccola taglia (40-50 kg) e con vello nero. Vive anche su terreni scoscesi. È indicata per chi vuole cimentarsi con la mungitura e la produzione casalinga di formaggi.
Bergamasca: conosciuta come pecora da carne, è un animale mansueto ma resistente; si accontenta anche di pascoli “magri” e la sua lana è bianca e densa. Ottima da compagnia, anche per le persone anziane.
Dorper: con corpo bianco e testa nera, è una pecora d’origine sudafricana a pelo medio-corto dal fisico massiccio, e sopporta bene caldo, freddo e malattie. Ideale come “tosaerba”.
Nana di Ouessant: arriva dalla Bretagna ed è la pecora più piccola del mondo (non pesa più di 15 kg); rustica e di buon carattere, può essere bianca, nera o marrone. Resiste ai climi rigidi ed è perfetta soprattutto per gli allevatori alle prime armi.
Valais blacknose: la pecora dal naso nero del Vallese, originaria della Svizzera, ha un mantello bianco riccio mentre il muso (con corna), le orecchie e le zampe sono di colore nero. È un ovino docile, non teme le intemperie ed è consigliato per la produzione di lana.

Sostegno a distanza e ricevi il tuo formaggio
Chi non possiede un giardino di grandi dimensioni, può adottare una pecora a distanza: è un’idea di Mannos, azienda agricola tradizionale con sede in provincia di Sassari che propone l’adozione annuale di un animale che crescerà in campagna e verrà dotato di una targhetta col nome del proprietario inserita sul collare. Nell’arco dei dodici mesi, si potrà visitare la pecora, ottenere fotografie e notizie sulla sua salute, e si riceveranno a casa tre forme di pecorino (da un chilo) stagionato da due a nove mesi, oltre a un piccolo omaggio; se si adotta fra gennaio e luglio, il formaggio sarà spedito a ottobre, adottando fra agosto e dicembre il pecorino verrà recapitato a ottobre dell’anno successivo.