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Calmo, paziente, tollerante. Ma anche giocoso, responsabile e docile. L’asino è un animale perfetto per aiutare le persone con disabilità. Ed è per questo che è sempre più diffusa l’onoterapia, la terapia assistita con gli asini appunto (dal greco onos, “asino”). In Italia è riconosciuta all’interno degli Interventi assistiti con gli animali (Iaa) e praticata in molte Regioni, soprattutto in contesti rurali, scuole, strutture per disabili e centri per anziani.
È indicata per:
• bambini con disturbi dello spettro autistico;
• persone con disabilità motorie, cognitive o psichiche;
• anziani (anche con demenza);
• soggetti con disturbi d’ansia o depressione.
Una revisione pubblicata nel 2025 ha analizzato 30 studi sulla pratica e nella maggioranza si riscontravano effetti positivi su benessere emotivo, competenze sociali, motivazione, abilità cognitive.
Meglio del cavallo
«L’andatura cadenzata e lenta dell’asino lo rende più indicato del cavallo per i pazienti depressi e, soprattutto, per i bambini iperattivi e con autismo», spiega lo psichiatra Piergiorgio Guidorzi, direttore sanitario del San Raffaele Viterbo, una maestosa villa del Settecento, immersa in un parco di lecci secolari, con 95 posti letto per la riabilitazione fisica, psichica e sensoriale di pazienti di ogni età.
Qui, accanto alle tante proposte per sviluppare l’autonomia personale e sociale, c’è un centro equestre, dove vivono Topolina con le sue due figlie (Longines e Lillà), Mirtillo e Lucignolo.
«Nell’ambito degli interventi assistiti con gli animali, gli asini offrono risultati importantissimi», dice Guidorzi. «Da sempre considerato un animale da lavoro, in realtà l’asino è più simile a un cane o a un gatto che a un cavallo. È docile, addomesticabile, prevedibile e calmo: tutte peculiarità fondamentali per un approccio all’Alzheimer, per esempio. Inoltre, ha qualità fondamentali: sicurezza, affidabilità, pazienza, che i cavalli non hanno. In particolare, la lentezza dell’asino risulta molto utile per depressioni e schizofrenia ma soprattutto per persone con autismo. L’asino non mette fretta, il bambino si sente più a suo agio che con un cavallo». Rimane stabile, non scappa: di fronte a un pericolo, si ferma e ragiona. «Questo aiuta ad avvicinarsi a lui con tranquillità», continua Guidorzi. «E poi si lascia toccare e accarezzare senza problemi».
I risultati delle cure
Oltre al carattere, è l’aspetto stesso dell’asino a creare una relazione particolare. «La grandezza degli occhi e della testa, le orecchie enormi e soffici stimolano un processo di attaccamento e inducono istintivamente a prendersi cura di questi animali», dice lo psichiatra. In termini scientifici, si parla di neotenia, ovvero il prolungarsi di caratteri somatici tipici dei cuccioli anche in età adulta: rotondità spiccata della testa, orecchie lunghe, pelo lungo e folto…
Ma come si svolgono gli interventi di terapia assistita? «Tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, gli operatori sono impegnati insieme ai medici e ai pazienti in un percorso di riabilitazione che ha alla base un concetto molto semplice: prendersi cura dell’animale per migliorare il rapporto con sé stessi», continua l’esperto. «In questo senso, vengono svolte diverse attività come dargli da mangiare, spazzolarlo, condurlo in passeggiata. Abbiamo avuto effettive manifestazioni del fatto che prendersi cura dell’asino ha prodotto una riduzione dei gesti stereotipati e ripetitivi che caratterizzano i comportamenti autistici e un aumento della capacità di socializzazione».
Topolina e i suoi amici hanno un effetto stabilizzante dell’umore. «I pazienti ricoverati», spiega Guidorzi, «sono migliorati a livello cognitivo e comportamentale: grazie alle emozioni positive che ricevono dall’animale, diventano più attenti, concentrati, presenti e tranquilli. Abbiamo notato anche effetti a lungo termine nel ritmo sonno veglia e nell’appetito». Troppo spesso bistrattato e umiliato, l’asino è un animale da rivalutare. «Ed è anche intelligentissimo, non dimentichiamolo», conclude il medico. Con buona pace della tradizione.
Un latte speciale per gli intolleranti
L’idea che l’asino sia un animale stupido e ottuso deriva in buona misura da una lettura sbagliata del suo comportamento e dal fatto che si tende a considerarlo come un piccolo cavallo. Invece, i due animali sono molto differenti, per storia, condotta e abitudini. In Italia, il somaro è stato rivalutato negli ultimi anni, tanto che oggi si contano circa 60mila esemplari, il doppio rispetto a un decennio fa. Il suo impiego non è solo nella pet therapy, ma anche per la produzione di latte: recenti studi hanno dimostrato che il latte d’asina è un alimento prezioso per i bambini intolleranti al latte vaccino.