Dopo avere appreso che la principessa Kate aveva un cancro, a marzo dell’anno scorso, molti commentatori e giornalisti avrebbero dovuto chiederle scusa per essersi accaniti sulla sua foto ritoccata, pubblicata su Instagram dopo il lungo ricovero ospedaliero. Non lo hanno fatto tutti, peccato.
D’altra parte, non è facile ammettere di avere sbagliato. E quando lo si fa bisogna azzeccare il modo giusto. Per esempio, non hanno ottenuto il consenso pubblico sperato le scuse di Chiara Ferragni per il “pandoro-gate”, una campagna di comunicazione per Balocco presentata con messaggi ingannevoli secondo l’Antitrust.
Secondo un esperimento del 2013 (apparso su Games and Economic Behavior), le scuse sono uno strumento forte per ripristinare le relazioni sociali e professionali minacciate da un’offesa o da un errore, ma non aiutano affatto dopo azioni che sembrano commesse intenzionalmente.
Come cantava Elton John in uno dei suoi brani più amati, “scusa” sembra essere la parola più difficile da pronunciare (Sorry seems to be the hardest word). Perché? Perché non è semplice ammettere i nostri errori e i nostri fallimenti. «Gli esseri umani tendono a salvaguardare in maniera eccessiva la propria autostima e il proprio ego, per questo faticano in tutti quei comportamenti che mettono a nudo la fallibilità», spiega Camillo Regalia, professore di Psicologia sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Probabilmente aveva ragione lo scrittore e saggista Claudio Magris quando scriveva che è un’arte difficile: «Occorre che si mettano da parte le resistenze dell’orgoglio e dell’amor proprio. Non a caso è una scelta infrequente».
Dire mi spiace significa assumere un atteggiamento di umiltà. «Significa uscire dalla posizione difensiva in cui tendiamo automaticamente ad arroccarci, riconoscendo i nostri errori», continua Regalia. Ma ne vale la pena. Come farlo? Non esiste una ricetta magica valida per tutti e gli ingredienti per scusarsi con successo possono variare, ma questi sei sono sempre efficaci.

1. Non dimenticare di esprimere rammarico
Quando si tratta di chiedere perdono, molti esordiscono con frasi che esprimono un desiderio, come «vorrei scusarmi» o «mi piacerebbe chiarire le cose». In realtà, è più efficace dire semplicemente «mi spiace» o «mi scuso», testimoniando così in maniera diretta il proprio dispiacere.
Ricordate di parlare sempre in prima persona, per ottenere un effetto molto più potente di un vago «non sarebbe dovuto succedere».

2. Spiegati, ma senza dilungarti
Va benissimo dare delle spiegazioni, ma solo se brevi e concise. Essere specifici su ciò che si è detto o fatto, infatti, può far sentire l’altra persona maggiormente compresa, ma non serve fare un trattato. Durante il chiarimento, attenzione a non cadere nell’errore di inserire giustificazioni, attenuanti e proposizioni condizionali che possono indebolire il pentimento. «Le scuse autentiche sono senza se né ma», dice Regalia. «Non sono fatte per fare bella figura e sentirsi meglio, ma per far sentire meglio l’altro». Per questo frasi come «chiedo perdono per il ritardo, ma avevo scadenze da rispettare» o «mi scuso se ho offeso qualcuno» non sono l’ideale.

3. Assumiti le tue responsabilità
Spesso la tentazione di dire «non avevo intenzione di ferirti» o «non volevo offenderti» è forte, ma è importante trattenersi. Si tratta, infatti, di frasi che diminuiscono l’assunzione di responsabilità. Invece, è bene prendersi le proprie colpe. Comunicare come le proprie azioni hanno influenzato o ferito l’altra persona la fa sentire maggiormente accolta, predisponendola al perdono. «Mi scuso perché il mio sfogo di stamattina è stato esagerato e ti ha offeso», per esempio, è un modo perfetto per esprimere il proprio rammarico. «Per essere efficaci, le scuse devono essere sincere e concentrarsi sui sentimenti e sui bisogni della vittima, non sui propri», spiega Regalia. «Devono essere formulate tenendo conto del malessere procurato».

4. Dì che proverai a non ripetere l’errore
Arrivati a questo punto, bisogna rassicurare l’altro sul fatto che si cercherà di non ripetere gli stessi errori in futuro. Si tratta di un passaggio che viene spesso tralasciato perché è faticoso fare a voce alta una promessa di questo tipo. Tuttavia, è importante mettersi in gioco. Dire esplicitamente che si proverà a comportarsi meglio, evitando di ricadere negli stessi sbagli, infatti, proietta l’altro e il legame nel futuro, spazzando via dubbi e perplessità e ripristinando fiducia e sicurezza.

5. Domanda come puoi rimediare
È molto utile anche dichiarare all’altra persona che si intende porre rimedio ai propri sbagli, specificando nel dettaglio come si intende agire per riparare quanto fatto o chiedendo a lei dei suggerimenti sui comportamenti da adottare. Limitarsi ad ammettere di avere sbagliato non basta: c’è sempre qualcosa che si può fare per migliorare le cose. E dopo averlo detto, bisogna farlo. «Le scuse sono il primo importantissimo passo, ma per assumere un valore reale devono sostanziarsi in un atteggiamento e in una condotta conseguenti», dice lo psicologo. Se alla richiesta di perdono non segue un’autocorrezione del proprio modo di fare, l’ammissione dei propri errori non solo non serve, ma rischia addirittura di aumentare la rabbia e l’amarezza dell’altro.

6. Chiedi perdono, ma senza fare pressioni
L'anno scorso Papa Francesco ha ricordato l’importanza di chiedere perdono, durante la meditazione in occasione della festa di San Giovanni Bosco, invitando tutti a «non andare a dormire senza aver cercato la riconciliazione». Ecco, il passo finale consiste nel porre una gentile richiesta di perdono. L’ideale è rivolgere una domanda del tipo «Come possiamo tornare al punto in cui eravamo prima che ciò accadesse?», che invita l’altra persona a intraprendere un processo di riparazione della fiducia. Si può concludere il proprio discorso anche con un «spero che mi perdonerai», ma facendo attenzione a non fare pressioni di alcun tipo. Per perdonare, infatti, servono spazio e tempo. Per questo, una domanda come «ora mi perdoni?» è assolutamente sconsigliata. •