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Non c’è cultura al mondo in cui non venga sottolineato il valore fondamentale della gratitudine: quel moto naturale del cuore che sorge quando qualcuno ci dona qualcosa, o ci aiuta, o ci accoglie con amore. Il respiro si fa più profondo, i muscoli si distendono e si percepisce un caldo e confortante senso di sollievo. Lo hai presente? L’istante di benessere che segue il ricevere qualcosa, che fa gioire nel profondo e suscita la voglia di rispondere con un “grazie”. Non sempre lo pronunciamo a voce alta e il sentimento di apprezzamento si stabilisce in noi al di là della capacità di comunicarlo.
Consideriamo l’atto del ringraziare come un “corroborante” che avvalora, sostiene e potenzia la relazione affettiva tra donatore e ricevente, enfatizzando l’aspetto interpersonale della gratitudine. “Grazie” è una piccola parola, tanto semplice quanto piena di potere. Tutti, prima o poi, abbiamo sperimentato gratitudine e tutti abbiamo ringraziato, probabilmente senza cogliere appieno il potenziale trasformativo insito nel processo dell’apprezzare, ringraziare, ricambiare. A volte, infatti, a causa della frenesia che abbiamo di afferrare le cose affinché non si dileguino o fuggano via da noi, le stringiamo con forza senza darci il tempo di farcene veramente consapevoli.
Assaporiamo i doni della vita
Assaporare i doni della vita può sembrare un lusso che non possiamo permetterci, una lentezza pericolosa, una debolezza che ci espone al rischio di impigrirci. Tutto il quadro sociale che stiamo vivendo d’altronde valorizza molto la capacità di saper cogliere le opportunità a ogni livello (economico, lavorativo, ma anche relazionale) e ci spinge di fatto ad assumere un atteggiamento di affanno e bulimia più che di calma e fiduciosa ricettività. Giustifichiamo questa attitudine un po’ predatoria nei confronti della realtà autoconvincendoci che in tempi caratterizzati dalla precarietà, bisogna correre veloci e assicurarsi più risorse possibili perché... “non si sa mai”.
In verità, l’apprezzamento di ciò che c’è, arricchito dalla pratica costante della gratitudine genera una forza buona che non conosce confini.
Essere grati ci rilassa
Quando ci facciamo pienamente consapevoli di tutto ciò che ci arriva più o meno abbondantemente dall’esterno, e lo celebriamo in modo chiaro, apriamo le porte a una rivoluzione personale estremamente fruttuosa, che ridefinisce in modo salutare l’intera ottica che abbiamo sulla realtà. Essere grati ci rilassa, ci toglie stress, ci dà modo di valorizzare appieno il presente e anche il passato, la nostra storia che è unica, i nostri compagni di viaggio, il futuro che verrà e tutto ciò che la vita da ora in poi ci vorrà dare. Ogni volta che siamo felici per qualcosa che ci viene gratuitamente dato, se ci disponiamo a sentirlo, goderlo, viverlo fino in fondo e ringraziare stiamo compiendo un processo che ha immense implicazioni personali: riequilibra, vitalizza e rafforza i legami sociali, la convivenza pacifica, il senso di connessione con la propria comunità. Se, poi, completiamo il processo esprimendo gratitudine in modo esplicito verso chi ci ha donato qualcosa, chiunque esso sia, è molto probabile che, ricevendo riconoscimento, si senta gratificato e incoraggiato a continuare nel suo comportamento generoso. E’ uno dei tanti modi in cui la gratitudine moltiplica e diffonde il bene, spandendolo ben al di là del nostro piccolo mondo. (...)
Come esercitarsi
Non sempre, quando riceviamo, esprimiamo la gratitudine esplicitamente. Non è una cattiva idea farlo, magari anche adesso, per doni del passato di cui non siamo stati certi di aver ringraziato.
Si tratta di un buon metodo per incominciare a “celebrare”: nominiamo le persone che ci hanno dato qualcosa. Poi, inviamo loro mentalmente un “grazie”. E poi andiamo a farlo davvero! Senza pregiudizi, andiamo a vedere che succede.
Facciamo in modo che non siano dei “grazie”; formali, detti solo per educazione. Facciamo caso a ciò che ci ha lasciato dentro una piccola luce. E per quelle cose, ringraziamo assaporando il gusto di fare spazio all’apprezzamento.
Questi sono solo degli spunti:
“Grazie del tempo passato insieme”.
“Grazie del tuo pensiero”.
“Grazie dell’invito”.
“Grazie della bella serata”.
“Grazie per avermi detto qualcosa che non sapevo”.
“Grazie a me per essermi concessa/o un momento di calma”.
“Grazie per un momento spensierato”.
Non fa niente se al momento non ci siamo accorti di quello che stava avvenendo, ci vuole un certo allenamento mentale per identificare ogni dono, specialmente se è qualcosa di molto ordinario. Diamogli il giusto valore. Anche se non possiamo indirizzare il ringraziamento concretamente, possiamo annotare tutto in un “diario della gratitudine”.


Il testo è tratto dal libro della psicoterapeuta Maria Beatrice Toro Gratefulness, edito da San Paolo