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Dai ricercatori che studiano i segreti dell’alimentazione arriva un messaggio illuminante: bisogna imparare non soltanto che cosa e quanto mangiare ma anche quando. Il motivo è presto spiegato: dall’istante del risveglio al momento in cui andiamo a coricarci, il nostro metabolismo cambia. In altre parole: dal mattino alla sera, non bruciamo alla stessa maniera le calorie di una pietanza.
Il piatto di pasta consumato a mezzogiorno non è come lo spaghetto mangiato a mezzanotte. Se ne deduce, allora, che tutti noi possiamo dimagrire semplicemente aggiustando l’orario dei pasti e sincronizzandolo con le ore di luce e di buio. Senza chissà quali sacrifici. E senza patire la fame.
Ecco il senso della Cronodieta, basata sui principi della cronobiologia, la scienza che studia i fenomeni ritmici negli organismi. Dovremmo mangiare quando c’è il sole e consumare poco cibo se non digiunare quando la luce se ne va, perché il nostro corpo si prepara a dormire e non vorrebbe proprio saperne di masticare e digerire.


L'attrice Jennifer Aniston non mangia per 16 ore, saltando la colazione, ma evitando di cenare tardi (foto Sandy Kim / The New York Times / Contrasto)
Quando bruciamo più calorie
Noi funzioniamo in piena armonia con la rotazione del pianeta attorno al proprio asse e così gli altri esseri viventi, fin dalle origini.
«A seconda delle ore del giorno, ognuno di noi sa utilizzare più o meno bene l’energia», spiega Raffaella Cancello, nutrizionista nell’unità operativa di Endocrinologia e Malattie del metabolismo dell’Istituto Auxologico Italiano di Milano. «Gli ormoni che governano il metabolismo dei carboidrati e dei grassi risultano maggiormente attivi tra il sorgere del sole e mezzogiorno». È la luce il grande direttore d’orchestra che guida i nostri valzer ormonali.
Prendiamo la gestione del glucosio, lo zucchero da cui ricaviamo energia. Al mattino il nostro corpo sa manipolarlo egregiamente, ma già nel tardo pomeriggio e nelle ore serali (diciamo dalle 17 in poi) tale facoltà comincia a calare. Potremmo dire che con la luce solare siamo maggiormente capaci di bruciare le calorie. E sapete perché? Muta la secrezione dell’insulina, l’ormone che il pancreas fabbrica per smaltire il glucosio: risulta più spiccata nella fascia oraria mattutina che in altri momenti della giornata.
Possiamo estendere considerazioni analoghe a molti altri aspetti della macchina metabolica: anche il cortisolo, ormone sfornato dalle ghiandole surrenali e implicato nel metabolismo degli zuccheri, delle proteine e dei grassi, conosce un picco massimo nel momento che precede il risveglio e un livello minimo a fine giornata.
La colazione? Regale
Che cosa succede la sera? «L’apparato biochimico che provvede a smaltire l’energia è meno efficiente e prevale la tendenza all’accumulo calorico», continua Cancello. «Esagerare con il cibo dopo il tramonto comporta il rischio di andare incontro a un incremento di peso». Parrebbe né più né meno la conferma scientificamente validata di un antico e saggio precetto della Scuola medica salernitana, la prima e più prestigiosa istituzione sanitaria sorta in Europa nel Medioevo: «Fai colazione come un re, pranza come un principe e cena come un povero».
Stando così le cose, la conclusione è intuitiva: occorrerebbe sforzarsi di concentrare il più possibile l’assunzione degli alimenti nella prima metà del giorno, in una finestra temporale di otto ore: per esempio, dalle 9 alle 17, oppure dalle 8 alle 16. Questa strategia alimentare potrà apparire non così semplice da seguire, ma chi volesse avvicinarsi al metodo con gradualità sappia che i risultati ci sono anche se la parentesi in cui si mangia è di 10-12 ore.
Un recentissimo lavoro sul tema proviene dal Journal of Diabetes Research, firmato da un team di ricercatori della Hubei University, in Cina: prolungare il digiuno tra l’ultimo pasto e la colazione può facilitare la perdita di peso, modulare i livelli di insulina e quelli del glucosio sanguigno, incoraggiare il rinnovamento delle cellule e arginare gli stati infiammatori (soprattutto quelli associati all’obesità). Non soltanto: pare che anche le prestazioni mnemoniche vengano esaltate.


Per rimettersi in forma, nel 2020 Fiorello ha riferito di aver eliminato la cena, digiunando dalle 17 in poi
Due fasi per sincronizzarsi
Il regime che segue i bioritmi è stato rielaborato per BenEssere con la consulenza della nutrizionista Cancello ed è rivolto agli adulti in buona salute (per chi avesse qualche specifica patologia è sempre meglio chiedere un parere al medico curante o al nutrizionista di fiducia). La Cronodieta prevede una prima fase finalizzata al miglioramento del metabolismo e al calo ponderale, di qualche chilo, e una successiva “di mantenimento”. Il consiglio è di abbracciare la prima fase almeno per quattro settimane ma meglio per tre mesi circa, mentre la seconda può essere proseguita a piacere (anche a vita).
Fase 1: dimagrante
Nella prima fase della Cronodieta si restringe la finestra alimentare a sole otto ore. Lo schema principale (schema A, vedi qui) segue i ritmi della luce e del buio e prevede che si mangi tra le 8 e le 16, oppure tra le 9 e le 17 o ancora tra le 10 e le 18. L’ultimo pasto sarà nel pomeriggio e non si dovrà toccare cibo di sera (ci si potrà concedere, se si vuole, una tisana non zuccherata). A partire dalle 16, dalle 17 o dalle 18 ha inizio il digiuno, e in quest’ultimo caso dovrà essere prolungato fino alle 10 del mattino, l’orario previsto per la colazione.
Per chi desidera condividere in alcuni giorni il pasto serale con la famiglia o gli amici, c’è uno schema B (vedi qui), sempre di 8 ore, ma spostato in avanti: dalle 12 alle 20 o dalle 13 alle 21. Al risveglio, in pratica, si salta la colazione vera e propria e si può bere soltanto acqua, tè, caffè o tisana non zuccherati, per non interrompere la finestra del digiuno. Il pranzo sarà alle 12 o alle 13, ci si concederà un frutto come spuntino pomeridiano alle ore 16-17 e la cena si concluderà entro le 20-21.
Ecco i punti principali della fase 1 per dimagrire.
1. Prima parte del giorno: è la fascia oraria in cui concentrare il carico di carboidrati, semplici e complessi, quando l’organismo sa bruciare le calorie in maniera più efficiente, ma anche le proteine e grassi, perché vengono secrete più lipasi e proteasi, gli enzimi digestivi che demoliscono rispettivamente i lipidi e le sostanze proteiche.
2. Colazione: è prevista solo nello schema A, principale. Il consiglio è di consumare un pasto che comprenda tutti i macronutrienti:
• una fonte di proteine (yogurt bianco naturale o greco, latte, ricotta, bevande o yogurt vegetali alla soia, uova);
• una fonte di carboidrati complessi (pane integrale o semi-integrale, magari di grano duro, cereali integrali non zuccherati, fiocchi d’avena);
• una fonte di grassi buoni (frutta secca a guscio, olio extravergine d’oliva, semi oleosi, avocado);
• frutta fresca o disidratata o in alternativa composta di frutta (che ha meno zuccheri della confettura), o anche verdura, come i pomodorini;
• una bevanda (acqua, caffè, caffè d’orzo, tè verde, tè nero), meglio se non zuccherata.
Nello schema B, quando si salta la colazione vera e propria, si può bere soltanto acqua, tè, caffè o tisana non zuccherati.
3. Pranzo: è previsto nello schema A e nello schema B. È consigliabile consumare generose quote di carboidrati e proteine (spaghetti al pomodoro e un secondo o pasta con legumi), poiché in questo preciso momento gli enzimi coinvolti nella digestione degli zuccheri e delle proteine (amilasi e proteasi) vengono prodotti in misura significativa. Nel cosiddetto “Piatto del mangiar sano”, un grafico creato dagli esperti di nutrizione di Harvard, si riassumono i principi di un pasto ideale:
• un quarto del pasto è destinato ai cereali integrali e ai derivati (dunque, non farine 00), come pasta, riso e pane;
• un quarto alle fonti di proteine sane (legumi almeno tre volte alla settimana, uova, pesce, latticini, carni preferibilmente bianche e semi oleaginosi);
• quasi metà del pasto agli ortaggi di ogni genere, dalle carote alla zucca;
• infine una porzione alla frutta (di tutti i colori).
4. Spuntino. Nel pomeriggio, è previsto nello schema B uno spuntino a base di frutta (o verdura).
5. Cena: da consumare per le 16-17-18 nello schema A ed entro le 20-21 nello schema B, sarà frugale. Il consiglio è che sia a base di:
• verdure crude o cotte a foglia verde (bietola, rape, spinaci, cicoria, lattuga) o della famiglia delle crucifere, quella dei cavoli (broccoli, cavolfiore, cavoletti di Bruxelles, crescione, ravanelli, cime di rapa, verza);
• proteine magre, ossia pesce, uova o carni bianche (pollo, tacchino, coniglio).
Sono sconsigliati a fine giornata i formaggi grassi e stagionati, la carne rossa e i salumi, tutti più complessi da digerire, ma anche le patate e i legumi (che contengono amidi, ovvero catene di carboidrati complessi, quindi meno gestibili dall’organismo nelle ore tardive).
6. Pause. Occorre lasciar trascorrere circa tre ore tra un pasto e l’altro.
7. Verdure: due-tre porzioni al giorno, sono fondamentali e dovranno essere presenti sia a pranzo sia a cena (anche a colazione, se si vuole).
8. Frutta: nella fase dimagrante, due-tre porzioni al giorno. Va consumata nella prima parte della giornata, ossia a colazione, come spuntino e a pranzo, ma non a cena (trattandosi di cibi che “muovono” la glicemia e l’insulina).
9. Condimento: secondo i dettami della dieta di tipo mediterraneo, meglio prediligere l’olio extravergine d’oliva.
10. Acqua: bisogna bere circa otto bicchieri, anche senza avere per forza lo stimolo della sete.
11. Alcol e dolci: sono da escludere nella fase dimagrante.
12. Tisana: la sera si può bere, non zuccherata.
Fase 2: mantenimento
Dopo quattro settimane (estendibili a tre mesi), è possibile passare alla Cronodieta di mantenimento (schema C, vedi qui): in questa che è la fase 2 si allunga la finestra alimentare a dieci-dodici ore: per esempio, dalle 8 alle 20 o dalle 10-11 alle 20-21.
1. Prima parte del giorno. I pasti più sostanziosi restano sempre quelli consumati quando fuori c’è la luce.
2. Colazione: deve prevedere, al solito, un pasto che comprenda tutti i macronutrienti (vedi la voce 2 della fase 1). Se si prolunga il digiuno notturno e si consuma la colazione alle 10, al risveglio è possibile bere comunque acqua, tè, caffè o tisana non zuccherati.
3. Pranzo: ci si può attenere ai consigli del “Piatto del mangiar sano” di Harvard (vedi la voce 3 della fase 1).
4. Spuntino: può spezzare il pomeriggi, ma non sia ipercalorico.
5. Cena: sarà sempre leggera, non oltre la finestra temporale prevista e improntata alle raccomandazioni del “Piatto del mangiar sano”. Pertanto:
• quasi metà del pasto sarà coperta dalla verdura, a libera scelta;
• previste le proteine, preferibilmente magre (legumi, pesce, uova, latticini freschi come la ricotta, o carni bianche, quali pollame, tacchino e coniglio);
• si reinseriranno i carboidrati complessi dei cereali, ma d’abitudine sarebbe meglio che fossero a medio-basso indice glicemico, come la pasta “al dente” (anche classica, ma integrale è più ricca di micronutrienti) o il pane fresco non raffinato, ma anche la quinoa e l’amaranto.
Un piatto di legumi, a base per esempio di ceci, piselli, lenticchie o fagioli, contiene sia proteine, sia amidi (ma con un indice glicemico basso).
6. Pause: occorre lasciar trascorrere circa tre ore tra un pasto e l’altro.
7. Verdure: due-tre porzioni al giorno, sono fondamentali e dovranno essere presenti sia a pranzo sia a cena (anche a colazione, se si vuole).
8. Frutta: due-tre porzioni al giorno, può essere accompagnata nell’arco della giornata dal consumo di 15-20 grammi di semi oleaginosi (lino, canapa, chia, girasole e zucca).
9. Condimento: prediligere l’olio extravergine d’oliva.
10. Acqua: circa otto bicchieri al giorno.
11. Alcol e dolci: vanno limitati.