Ho 37 anni e vivo ad Angolo Terme, un piccolo paese in Valle Camonica, in provincia di Brescia. Sono la prima content creator e modella italiana con il linfedema, una patologia cronica che ha cambiato profondamente la mia vita ma che al tempo stesso mi ha insegnato ad amarmi in modo nuovo e autentico.

Oncologia

Linfedema: come si cura l’accumulo anomalo di fluidi

Linfedema: come si cura l’accumulo anomalo di fluidi
Linfedema: come si cura l’accumulo anomalo di fluidi

Il linfedema è nato come conseguenza di un melanoma in stadio avanzato diagnosticato a 22 anni, e a seguito della rimozione dei linfonodi inguinali ho sviluppato un gonfiore permanente alla gamba destra.

«Ho imparato a convivere con i disagi»
Questa patologia, causata da un malfunzionamento del sistema linfatico, ha due facce: quella della difficoltà quotidiana, fatta di dolore, limitazioni, disagi e impegni terapeutici importanti, e quella, forse meno visibile, dell’amore verso se stessi che nasce dalla necessità di prendersi cura di un corpo che chiede attenzione continua.
Ho imparato che convivere con il linfedema significa abbracciare questa doppia dimensione, imparare a conoscere e ascoltare un corpo che chiede tempo, pazienza e rispetto. È un percorso di accettazione e crescita che mette al centro la responsabilità e la cura personale, trasformando la sfida in un atto d’amore verso se stessi.

Bendaggi multistrato e tutori sulla gamba
La gestione quotidiana del linfedema richiede un approccio complesso: indosso calze medicali molto pesanti, che nel mio caso arrivano dalle dita dei piedi fino alla schiena, alternandole a bendaggi multistrato e tutori, tutti strumenti indispensabili per contenere il gonfiore. A questo si aggiungono sedute regolari di linfodrenaggio manuale, l’utilizzo di macchinari per la pressoterapia e, in alcuni casi, anche interventi chirurgici mirati. Non meno importante è l’attenzione all’alimentazione, che deve essere equilibrata e un movimento specifico che aiuti la circolazione e la mobilità. Ogni aspetto di questo trattamento richiede disciplina, forza e consapevolezza.
All’inizio del mio percorso soffrivo molto anche per l’aspetto degli ausili: calze e bendaggi dal tipico colore ospedaliero, anonimo e freddo, che per me rappresentavano un ulteriore motivo di disagio e isolamento. Così ho deciso di fare ricerca, trovando aziende con una visione diversa, più attenta all’estetica, dove il colore e il design prevalgono. Ho iniziato a mostrare queste calze e bendaggi come una vera e propria “seconda pelle” da abbinare con gusto, tocchi di colore e accessori, trasformandoli in un elemento di stile e personalità. In questo modo ho potuto ispirare molte persone che convivono con il linfedema a sentirsi più sicure e a non nascondersi più, ma a mostrarsi con orgoglio.

«Sono entrata nel mondo della moda»
Dopo aver condiviso i miei contenuti sui social, sono stata contattata da aziende e agenzie che mi hanno dato la possibilità di riprendere in mano il sogno di ragazzina di lavorare nella moda, un sogno che avevo pensato perduto a causa della mia patologia. Questa volta, però, sono entrata nel mondo della moda non solo come immagine, ma portando con me una storia potente, una testimonianza di forza e autenticità. Ho avuto l’onore di sfilare anche alla Milano Fashion Week, con la calza in evidenza, dimostrando che i corpi validi nel mondo della moda possono essere molteplici e diversi da quelli stereotipati, e che è possibile cambiare la narrazione e la visione tradizionale del bello, passo dopo passo.

Essere testimonial di una campagna di una nota azienda di intimo, con cicatrici e calze in vista, è stato per me un segnale importante di inclusività e di evoluzione culturale nel settore, che può aprire la strada a molte altre donne a sentirsi rappresentate, comprese e valorizzate. Credo fermamente che la moda possa essere uno strumento di cambiamento sociale, e che mostrando la nostra unicità e le nostre storie possiamo contribuire a ridefinire gli standard di bellezza, abbattendo pregiudizi e barriere.

«Divulgo l’importanza della prevenzione oncologica»
Oggi continuo questo cammino alternando momenti di racconto emotivo a contenuti informativi e di sensibilizzazione. Ho scritto un libro, Il linfedema dopo il cancro, tradotto in tre lingue, che oggi viene utilizzato anche come strumento formativo. Porto avanti con passione un impegno costante nella prevenzione oncologica, ricordando sempre l’importanza dei controlli periodici, la visita dal dermatologo per verificare i nei e della protezione solare quotidiana, anche quando il sole non sembra così forte o presente. So quanto una storia come la mia possa fare la differenza e spingere qualcuno a prendersi cura di sé in modo tempestivo.
Ci tengo a sottolineare quanto siano stati fondamentali gli affetti più stretti, la famiglia e gli amici, nel sostenermi, soprattutto nei momenti più difficili. In un percorso oncologico e convivendo con una patologia cronica come il linfedema, isolarsi nel dolore non è mai la soluzione. Al contrario, trovare e coltivare legami anche con altri pazienti può fare la differenza: crea una comprensione reciproca profonda, che dà forza.
Solo recentemente ho scelto anche di intraprendere un percorso psicologico, che consiglio a chiunque stia affrontando situazioni complesse: cercare aiuto non è segno di debolezza, ma di cura verso sé stessi.