Macchie che affiorano sulla pelle, come impronte scure lasciate dal tempo. Discromie quali le piccole lentigo solari o il melasma. Il sole accumulato negli anni senza protezione è il responsabile principale, come se ogni estate lasciasse un segno indelebile. Ai raggi si somma il naturale invecchiamento dell’epidermide, che perde uniformità e mette in risalto le alterazioni di pigmento. Non a caso queste ombre sul viso si notano di più dopo i 40 anni.

Psicologia e neuroscienze

Sfrutta il sole per illuminare il tuo umore

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Il periodo migliore per cercare di attenuare le discromie va dall’autunno a febbraio, quando gli ultravioletti si fanno più deboli e i trattamenti risultano più efficaci. Sarà il medico a consigliare le terapie giuste in base a criteri come colorito della pelle e dei capelli, comparsa di eritemi e predisposizione ad abbronzarsi.
«Teniamo presente che i fototipi più alti (III e IV), cioè con pelle più scura, sono a rischio di peggioramento delle lesioni in seguito a trattamenti troppo aggressivi», spiega Elisabetta Fulgione, specialista alla Clinica dermatologica dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli. «Lo specialista, dopo un esame clinico, utilizza la lampada di Wood, una sorgente a onde ultraviolette lunghe che permette di valutare con precisione la profondità e la localizzazione dell’accumulo di pigmento: maggiore è la sua profondità, più sarà difficoltosa l’eliminazione. Nel caso delle lentigo è necessario effettuare anche una valutazione in epiluminescenza, un esame diagnostico eseguito dal dermatologo che serve ad accertarsi che la lesione sia benigna, prima di procedere al trattamento».

Le lentigo solari
Si riconoscono dal colore marrone e dalla forma tondeggiante. Sono circoscritte e grandi come una lenticchia o poco più: creano disagio perché si piazzano in zone visibili come guance, décolleté e dorso delle mani. Si tratta, non a caso, delle zone più esposte al sole. «Per questo bisognerebbe giocare d’anticipo, applicando dosi generose di crema solare tutto l’anno», continua la dermatologa.
Le lentigo solari possono essere trattate con luce pulsata e laser. «Entrambi agiscono selettivamente sulla melanina», dice Fulgione, «ma la prima utilizza un ampio spettro di lunghezze d’onda, mentre il laser impiega un’unica lunghezza d’onda mirata e profonda, offrendo più precisione: la scelta dipende dalla profondità e dal tipo di macchia. Il laser, inoltre, stimola la produzione di collagene ed elastina, con un effetto di ringiovanimento globale. Il risultato è una “schiaritura” progressiva delle macchie e un miglioramento della texture cutanea». Il numero delle sedute dipende dalla tipologia di lentigo e dal tipo di luce pulsata o laser utilizzato.
Negli ultimi anni, per il trattamento delle lentigo solari si è aggiunta un’altra tecnologia innovativa che utilizza il plasma. Non è il plasma sanguigno, ma plasma fisico. «Agisce sulle macchie vaporizzando le cellule superficiali che le contengono, grazie all›energia del plasma che genera un piccolo arco elettrico», spiega la specialista. «Questo processo, detto sublimazione, elimina le cellule pigmentate, lasciando sulla pelle micro-crosticine che cadono in pochi giorni». Anche in questo caso il protocollo varia in base al tipo di lentigo.

Il melasma
È il tipo di ipermelanosi più difficile da trattare. Si può scegliere tra peeling chimici leggeri, creme a base di sostanze depigmentanti e trattamenti di microdermoabrasione. «Si presenta con macchie brune non perfettamente simmetriche, che interessano solitamente la regione centrale del viso, soprattutto labbro superiore, zigomi e fronte, talvolta naso e mento», continua Fulgione. «Le donne con carnagione scura sono più a rischio. La comparsa del melasma molto spesso si associa agli ormoni della gravidanza o all’utilizzo delle pillole con estroprogestinici e in alcuni casi, come nel cloasma gravidico, potendo rientrare spontanemante a termine della gravidanza, non andrebbe trattato. Se, al contrario, le macchie dovessero permanere, si potrà ricorrere alle stesse terapie per il melasma indotto da altre cause».

Si può però giocare d’anticipo. «Oltre a prevenire il melasma utilizzando dosi adeguate di crema solare», precisa Fulgione, «andrebbe sempre associata una corretta skincare a base di prodotti con azione antiossidante nonché l’applicazione di creme, maschere, sieri a effetto schiarente a base di retinoidi, acido cogico, azelaico, fitico».
Un altro trattamento per il melasma è il peeling, che consiste nell’applicazione di una o più sostanze chimiche che schiariscono la lesione attraverso un’esfoliazione più o meno decisa degli strati superficiali della pelle. Può essere a base di alfaidrossiacidi e betaidrossiacidi o associare più attivi, come nel caso del peeling di Jessner, un mix di acido salicilico, acido lattico e resorcina.
Le creme a base di idrochinone e acido retinoico possono essere utili in caso di melasma misto e profondo. «Le prime non si trovano come prodotto già formulato in commercio, ma vanno preparate dal farmacista come prodotto galenico», aggiunge la specialista. «La crema va applicata tutti i giorni, solo a sera sulla parte interessata». Stesse modalità per l’acido retinoico, che accelera il ricambio delle cellule dell’epidermide e modula l’attività dei melanociti, riportando uniformità e compattezza.

La microdermoabrasione per le discromie superficiali
La microdermoabrasione può rappresentare un’alternativa per le discromie superficiali, associata o alternata ai peeling. «Esfolia la pelle rimuovendo lo strato superficiale cellulare, grazie a un manipolo con una punta di diamante o microcristalli che, applicato sulla pelle, permette di levigarla delicatamente, migliorando la texture e uniformando le discromie», conclude Fulgione.