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Aprile, dolce dormire; così recita il detto popolare, che ricorda che l’arrivo del primo caldo porta un senso di stanchezza e una sonnolenza che sorprende durante il giorno, soprattutto dopo pranzo. La notte, al contrario, può essere irregolare e allora il dormire diventa meno dolce.
Per capire come mai avvenga quella che viene chiamata letargia primaverile, bisogna sapere che il nostro organismo è legato ai cicli della luce e del buio. Appena cala la sera, il cervello produce la melatonina, l’ormone che ci spinge a dormire. Ma è un equilibrio delicato e i cambi di stagione possono disturbarlo, scombussolando il riposo di giovani e meno giovani.
Niente di preoccupante: è un processo fisiologico che sparisce così com’è venuto in qualche settimana. Nel frattempo, il consiglio è di stare all’aria aperta e prendere sole la mattina, per sincronizzarsi più rapidamente con la nuova condizione.
Colpa delle giornate che si allungano
«In primavera le giornate si allungano e aumentano le ore di esposizione alla luce», spiega Raffaele Ferri, direttore scientifico dell’ospedale Oasi Maria Santissima di Troina, in provincia di Enna, e presidente dell’organizzazione no profit World Sleep Society. «Ciò provoca un cambiamento nella produzione di melatonina, l’ormone che favorisce il sonno e che raggiunge il suo picco massimo durante la notte». La conseguenza è un’alterazione del ritmo sonno-veglia, che disturba il riposo e ci rende più irrequieti e stanchi di giorno.
«Di sera, quindi all’orario in cui di solito inizia la produzione di melatonina, c’è ancora luce: perciò la secrezione dell’ormone avviene più tardi», continua l’esperto. «Il nostro fisico ha bisogno di tempo per adattarsi alla nuova situazione e nel frattempo manifesta il suo disagio. Le conseguenze sono stanchezza, sonnolenza, nervosismo».
Un’altra spiegazione della spossatezza primaverile va ricercata nella natura stessa. «Non esistono solo i ritmi biologici circadiani, cioè quelli di 24 ore sincronizzati con la luce e il buio», precisa Luigi De Gennaro, professore ordinario di Psicobiologia all’Università Sapienza di Roma. «Siamo regolati anche da quelli circannuali: si tratta di variazioni biologiche che si ripresentano con le stesse caratteristiche in uno specifico momento dell’anno. Tra le più note, nel mondo animale, troviamo i cicli dei comportamenti riproduttivo e sessuale di molte specie, come pure l’ibernazione e il letargo. Possiamo dire che gli esseri umani sono soggetti a un naturale ritmo circannuale della sonnolenza quando arriva la stagione primaverile».
L’ora legale spiazza l’orologio interno
Il passaggio all’ora legale, l’ultimo fine settimana di marzo, complica ulteriormente le cose. «Spostando le lancette dell’orologio un’ora avanti», interviene Ferri, «perdiamo un’ora di sonno, il che può influire sul ritmo circadiano del corpo. Questo cambiamento improvviso causa un disallineamento tra l’orologio biologico interno e il ciclo di luce naturale, portando a una maggiore sonnolenza diurna e a possibili disturbi del sonno nei soggetti più predisposti».
Oltre alla spossatezza possono comparire altri sintomi, con intensità diversa a seconda della persona: mal di testa, difficoltà a concentrarsi e a mantenere l’attenzione, sonnolenza che perdura anche dopo aver dormito di notte, riduzione delle capacità cognitive e di risoluzione dei problemi, irritabilità e cambiamenti di umore.
Più a rischio i cosiddetti gufi
Chi ha più fastidi in questo periodo? «I soggetti più a rischio sono coloro che rientrano nel cosiddetto cronotipo serotino», chiarisce Ferri. «Sono i gufi, cioè le persone che faticano a svegliarsi al mattino mentre nelle ore notturne sono più attive. In genere, hanno il sonno più fragile, mentre i mattinieri, le allodole, si dimostrano più resilienti, adattandosi meglio al cambiamento del ritmo».
Vale anche il discorso inverso, cioè quando si torna all’ora solare. «Anche in questo caso si verifica un disallineamento», aggiunge Raffaele Ferri. «Lo conferma uno studio recente pubblicato su Neurology, svolto su un campione di persone over 45: il cambio di orario provoca una maggiore insoddisfazione per il sonno, più risvegli precoci e durante la notte, oltre a sonnolenza diurna».
Fine inverno, ne risentono di più gli adolescenti
Gli adolescenti risentono maggiormente dei ritmi primaverili. «Sia per motivi biologici, in quanto hanno una maggiore necessità di dormire, sia per ragioni sociali, poiché fanno tardi la sera ma poi devono andare a scuola», dice l’esperto Raffaele Ferri.
Lo conferma anche uno studio sul Journal of clinical sleep medicine, che ha preso in esame 40 studenti delle superiori nel periodo primaverile: la durata del sonno è diminuita in media di 32 minuti nelle notti feriali, riflettendo una perdita cumulativa di due ore e 42 minuti a settimana. Inoltre, con il passaggio all’ora legale si è registrato un calo della vigilanza e delle prestazioni cognitive, con un aumento della sonnolenza diurna.