I disturbi alla pancia aumentano con il cambio di stagione. Lo sa bene chi soffre di reflusso gastroesofageo o di sindrome del colon irritabile.

Aumenta la produzione di cortisolo
Un primo motivo, in generale, è che l’aumento delle ore di luce favorisce la produzione di cortisolo, l’ormone dell’allerta, che ci tiene svegli e attivi e che però, allo stesso tempo, rallenta i naturali movimenti dello stomaco e può portare a una digestione più lenta e difficile.

Più problemi per chi soffre di sindrome del colon irritabile
A partire dalla primavera, molti pazienti iniziano a lamentare attacchi diarroici più frequenti o dolori addominali più intensi. Come mai? Un’ipotesi recente prende in considerazione la funzione di alcuni geni che, come degli orologi, si attivano in base alla stagionalità e influenzano in qualche modo la regolarità del nostro intestino.

Anche il reflusso gastroesofageo e la gastrite risentono della bella stagione
Da marzo-aprile in poi cresce la quantità di acidi prodotti dalle pareti dello stomaco. È un’eredità dei nostri progenitori, che in inverno avevano meno cibo a disposizione e quindi usavano poco l’apparato digerente, pronto a riprendere a funzionare a pieno regime col caldo. Ma l’incremento della produzione di acidi gastrici può innescare più facilmente bruciori e rigurgiti acidi.

Come si placa un colon irritato
Dato che si tratta di una malattia che si manifesta con vari sintomi, la prima cosa che facciamo noi medici è individuare il principale e cercare di eliminarlo.

Se ho davanti un paziente che tutti i giorni fa i conti con un fastidioso meteorismo, gli prescrivo dei probiotici specifici che aiutino a ripristinare l’equilibrio del microbiota intestinale e agiscano sulla percezione del dolore e sul gonfiore. Oppure, posso optare per enzimi digestivi o integratori a base di piante carminative, come carciofo, timo e camomilla.
Quando invece il problema è la diarrea, consiglio sostanze che addensano le feci, come le argille, oppure antibiotici non assorbibili.

Cibi da limitare per chi ha reflusso o gastrite
Nella lista troviamo pomodoro, agrumi, cioccolato, caffè, menta, formaggi molto grassi, fermentati o piccanti, fritture, carni affumicate e grasse, salse e sughi pronti, insaccati. Questi ultimi più che altro perché rallentano la motilità intestinale e costringono lo stomaco a una convivenza forzata con alimenti che lo irritano.
Gli esperti dell’Harvard Medical School hanno confermato che bere caffè o tè rischia di esacerbare i sintomi tipici del reflusso gastroesofageo (bruciore di stomaco e rigurgito), mentre l’acqua, il succo di frutta oppure il latte sarebbero in grado di ridurli.

Gastroprotettori: pro e contro
I gastroprotettori, in particolare gli inibitori di pompa protonica, sono medicinali che io e i miei colleghi prescriviamo con frequenza. Il motivo è semplice: migliorano la vita dei nostri pazienti, perché sono farmaci che agiscono bloccando la produzione di acido da parte dello stomaco, e in genere la risposta dell’organismo è buona. C’è da dire, però, che lo schema classico della terapia è articolato su un paio di mesi, mentre ci sono parecchie persone che finiscono per utilizzarli molto più a lungo.
Gli studi scientifici, tuttavia, non approvano questa abitudine. Secondo alcune ricerche, c’è un’associazione con l’insorgenza del diabete oppure possono esserci complicanze significative legate agli effetti negativi sulla massa ossea, soprattutto dopo la menopausa.

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