Alla fine, come mi ripeto sempre, l’età è solo un numero: con metodo, sacrificio e pianificazione tutto è possibile. Io, a 51 anni, ho raggiunto traguardi sportivi che non pensavo di poter conquistare. E ho ricostruito la mia vita, mettendo insieme i cocci del passato e componendo un puzzle con le tessere raccolte in questi anni. Un percorso di sofferenza, ma anche di coraggio, resilienza e volontà, che mi ha portato a essere quello che oggi sono: un campione, nella vita e nello sport.

«I miei genitori mi hanno abbandonato»
Sono nato a Pieve di Cadore, alle porte delle Dolomiti. I miei genitori si sono separati quando sono nato e, di fatto, mi hanno abbandonato. In attesa di una famiglia affidataria, sono cresciuto con i nonni paterni. Avevamo poche possibilità economiche, ma per me erano la cosa più vicina a una famiglia. Ho amato moltissimo i miei nonni, ma mia nonna è morta quando avevo appena 16 anni, ed è stato per me un nuovo abbandono. Mio nonno si è ammalato, e ho dovuto prendermi cura di lui. Non ho potuto conseguire la maturità, pur di non lasciarlo solo. In poco tempo è morto anche lui, seguendo la nonna. A 20 anni mi sono ritrovato di nuovo da solo, a dover organizzare la mia vita.
Ma non mi arresi. Avevo iniziato una scuola per ottici e cominciai a lavorare in fabbrica. Avevo voglia di imparare, e così fui “promosso” in ufficio: da operaio diventavo impiegato. Presi la maturità da privatista e, nel 2004, la mia azienda aprì una posizione a Hong Kong. Cosa avevo da perdere? Nessuno mi tratteneva in Italia. Mi candidai e, in breve, mi trasferii dall’altra parte del mondo. Imparai presto: avevo fame di vita e voglia di riscatto. La rabbia che avevo accumulato la trasformai in determinazione.
Cambiai azienda e iniziai a lavorare in Luxottica, fondata da Leonardo Del Vecchio: un uomo tenace, coraggioso, che come me si era formato da solo. Un figlio abbandonato anche lui, che dall’orfanotrofio aveva scalato i gradini della società fino a diventare uno degli uomini più influenti d’Italia. Amavo il mio lavoro e la mia azienda, e per essa mi trasferii in Cina, in India, in Medio Oriente, a Dubai.
A Hong Kong avevo conosciuto quella che sarebbe diventata mia moglie, Eva, una ragazza spagnola di Malaga, vedova con una bambina piccola. Poco dopo la nascita di nostro figlio, ci siamo trasferiti a New York, dove viviamo da nove anni. E pensare che, da ragazzino, uno dei miei sogni era proprio visitare New York! Ho fatto il giro lungo: da semplice operaio, ho dovuto fare molta gavetta per arrivarci.

«In palestra incanalavo il dolore e le energie»
Fin dall’adolescenza mi sono appassionato alla pesistica. Era un modo per concentrarmi, per incanalare il dolore e le energie e, dopo la morte dei nonni, anche per guadagnare qualcosa: lavoravo in palestra come personal trainer. Provenendo da una famiglia con una forte predisposizione genetica al diabete, lo sport era anche una forma di prevenzione. Giorno dopo giorno, tra pesi e bilancieri, scoprii che l’attività fisica è una fonte di benessere psicofisico, di forza mentale e di equilibrio interiore.

Non ho mai smesso di allenarmi, in nessuna delle città dove ho vissuto. Allenarsi con costanza insegna a tollerare la frustrazione, a darsi un metodo, con disciplina e rispetto per sé e per gli altri: le stesse competenze che servono nel lavoro, nei rapporti e nella gestione dello stress.
Avevo deciso di tagliare il traguardo dei 50 anni partecipando a una competizione sportiva, per mettermi alla prova. Durante il Covid, però, rividi i miei obiettivi: avrei iniziato a 47 anni. In quel periodo tutti avevamo paura di non avere più tempo, così mi impegnai con determinazione e cominciai la mia fase agonistica.
Dopo ogni vittoria cresceva la mia consapevolezza. Ho raggiunto grandi risultati, ma soprattutto ho incontrato persone che, grazie alla mia storia, hanno trovato la forza di superare le proprie difficoltà. Mi sono accorto però che il mondo del bodybuilding è insidioso: molti ragazzi cercano scorciatoie assumendo sostanze chimiche. Per questo mi sono avvicinato al natural bodybuilding, che promuove lo sviluppo muscolare senza l’uso di steroidi, anabolizzanti o ormoni della crescita, e sostiene una visione sana dell’allenamento.
Credo fortemente che si viva meglio e più a lungo seguendo un’alimentazione corretta. In America si tende a eccedere con i grassi, utili solo per chi pratica sport ad alto impatto, ma che devono essere bilanciati. È fondamentale formarsi su cosa significhi davvero alimentazione sana: oltre alla disciplina sportiva, bisogna imparare a conoscere il proprio corpo.

«La determinazione fa la differenza a ogni età»
Vincere un campionato mondiale a 51 anni dimostra come questa disciplina favorisca la longevità. Oggi sono tra gli atleti più premiati al mondo nel natural bodybuilding, con otto medaglie d’oro alla Natural Olympia, sette alla Coppa del Mondo, il titolo Master all’Arnold Classic Amateur di Columbus e al Fitness Universe di New York. Il titolo di campione del mondo è arrivato al Mondiale INBA/PNBA 2025 di Barcellona, dove ho conquistato quattro ori nelle categorie Sport Model e due argenti nelle divisioni Master del Men’s Physique, competendo con ragazzi di venti o trent’anni più giovani.
La determinazione può fare la differenza a ogni età. Certo, è difficile conciliare tutto, soprattutto a New York, con i suoi ritmi frenetici. È uno sforzo, ma anche una soddisfazione. Ho la fortuna di lavorare in un’azienda che rispetta gli spazi personali. Allenarmi è un piacere; più complesso, invece, gestire l’alimentazione: per questo, alla fine, cucino sempre io.
La vita mi sta restituendo molto. Mi emoziona vedere i ragazzi che si avvicinano e mi accolgono come un coetaneo. Lasciare l’Italia è stato anche un modo per tagliare i legami con un passato che mi aveva ferito. L’attesa di una famiglia, la diversità percepita dai compagni, la malattia dei nonni da adolescente: in tutti quegli anni, lo sport è stato il mio migliore amico. È stata dura, vedevo solo giornate buie, ma alla fine il sole è tornato a splendere.
Ora vorrei soltanto che la mia storia servisse a far capire che cambiare è possibile, ma nulla accade per caso. Ci vogliono metodo, consapevolezza e la disponibilità a impegnarsi ogni giorno, anche quando i risultati sembrano lontani. Bisogna saper attendere: con pazienza, perseveranza, passione e disciplina, la vita riserva sempre sorprese.
A qualsiasi età è possibile rinascere e trasformare le difficoltà in forza, con metodo, costanza e consapevolezza. Non bisogna mai arrendersi: bisogna guardare avanti, pianificando ogni passo, nello sport come nella vita.