Spendaccioni o parsimoniosi? Al di là delle semplificazioni, è innegabile che ognuno di noi abbia un proprio modo di vivere il rapporto con i soldi. A dispetto di quanto si tenda a pensare, infatti, il denaro non è, e non è mai stato, un oggetto neutro, poiché da sempre gli individui gli attribuiscono significati, emozioni e credenze che vanno oltre il semplice utilizzo strumentale. Come già aveva intuito Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, i soldi possono assumere delle valenze simboliche molto profonde, anche a livello inconscio.
«La psicologia dinamica, dalla psicoanalisi freudiana in poi, ha preso in considerazione il tema del rapporto che gli individui hanno con i soldi», spiega Edoardo Lozza, professore ordinario di Psicologia dei consumi e del marketing e Psicologia economica dell’Università Cattolica di Milano, autore del volume Psicologia del denaro: un approccio storico genetico (Vita e Pensiero). «Sulla base di questi studi siamo arrivati a delineare oggi sei stili di gestione del denaro basati su quello che i soldi rappresentano sul piano simbolico: sicurezza, libertà, potere o amore. In linea di massima le persone che hanno con il denaro un rapporto più simbolico che strumentale possono riconoscersi anche in due stili monetari diversi. Non riconoscersi invece in nessuno stile potrebbe significare che si ha un rapporto assolutamente razionale con il denaro. Tuttavia, sembra un’ipotesi ideale più che reale».
Prendere consapevolezza del significato simbolico che tendiamo ad attribuire al denaro potrebbe rivelarsi più utile di quanto crediamo. «Gli stili monetari individuati ricalcano posizioni in cui ciascuno può, più o meno consapevolmente, riconoscersi, ma che, se estremizzate, possono portare a quello che viene definito un rapporto patologico con il denaro», aggiunge Lozza.
Ecco allora caratteristiche (e rischi) di ciascun profilo monetario.

Risparmiatore
Lo stile ritentivo è proprio delle persone che vivono il denaro come simbolo di sicurezza. Si tratta solitamente di individui che per contrastare la profonda paura di perdere stabilità economica cercano di risparmiare il più possibile. «La tendenza tipica è quella di trattenere il denaro», precisa Lozza, «fino ad arrivare a una vera e propria inibizione a spendere». Il rischio? «L’ossessione per il risparmio sfocia spesso in comportamenti disfunzionali e può diventare per questo patologica». Dal considerare i soldi una fonte di sicurezza a incarnare lo stereotipo dell’avaro di Moliére, insomma, il passo potrebbe essere breve.

Prodigo
Lo stile prodigo appartiene alle persone per le quali il denaro rappresenta inconsciamente una sorta di forza vitale. L’uso del denaro è guidato dal desiderio di spendere, più che dal desiderio di possedere gli oggetti per cui viene speso. «Le persone che appartengono a questo stile, spesso, non ne sono consapevoli», spiega Lozza. «E questo perché, sul piano simbolico, il denaro è associato all’amore e vissuto come una sorta di energia vitale che deve muoversi». In questo profilo, non a caso, rientrano le persone che hanno una forte tendenza a cedere ad acquisti di impulso e più inclini a cadere nella trappola dello shopping compulsivo.

Avido
Il denaro viene considerato una delle priorità della vita da chi incarna uno stile monetario avido. La tendenza tipica all’interno è quella di voler guadagnare sempre più soldi. «A differenza dello stile ritentivo, però, non è presente la componente dell’avarizia», continua lo psicologo. «Chi si riconosce in questo profilo non ha alcun problema a spendere il denaro, ma è fortemente motivato a volerne sempre di più, con una tendenza a sacrificare gran parte della propria vita al guadagno monetario».
Le associazioni simboliche sono in questo caso diverse: i soldi possono rappresentare sicurezza, amore ma anche potere. «Il denaro diventa il motore motivazionale, soprattutto nella sfera professionale. Il rischio? È il workaholism, tipico delle persone che si focalizzano solo sul lavoro per guadagnare sempre di più, rinunciando ad aspetti importanti della vita come tempo libero e relazioni profonde».

Competitivo
Questo stile è simile al precedente, ma mentre nello stile avido ci si concentra sul guadagno in termini assoluti, in questo caso è dominante il paragone con gli altri. «Il tema principale è quello del confronto sociale», spiega Lozza, «ovvero quanto si guadagna rispetto agli altri. In questo profilo il denaro è vissuto infatti come simbolo di potere sugli altri». Se estremizzata, tale posizione può portare a un fenomeno molto noto ai giorni nostri: quello dell’invidia sociale. «Il continuo confronto con gli altri porta inevitabilmente a provare invidia per chi ha di più. Con il conseguente rischio di sperimentare una costante insoddisfazione».

Individualista/indipendente
In questo caso il denaro viene vissuto come un simbolo di libertà. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, però, non come “libertà di”, quanto piuttosto come “libertà da”, ovvero come via di fuga da ogni vincolo relazionale. Dice Lozza: «Il denaro viene vissuto come fonte di rassicurazione dalla paura di dipendere dagli altri e dunque come uno strumento per mantenere una certa indipendenza. Isolamento sociale e individualismo eccessivo sono i rischi da mettere in conto quando tale pozione, abbastanza diffusa nella società moderna, tende ad essere estremizzata».

Ambivalente
«È il profilo in cui entra in gioco la dimensione psicoanalitica del denaro come qualcosa di sacro», spiega il docente. «Tale sacralità però viene vissuta in modo ambivalente: ai soldi viene riconosciuta una sacralità positiva ma anche e soprattutto negativa, in quanto minaccia per le relazioni affettive profonde». La tendenza tipica è quella della money avoidance o tabù del denaro. Le persone che si riconoscono in questo profilo cercano cioè di non pensare ai soldi e di parlarne il meno possibile. Il principale rischio, in questo caso, è quello di non gestire in prima persona le questioni finanziarie oltre che di non riuscire a pensare a lungo termine a risorse e risparmi. Con tutte le conseguenze che questo atteggiamento può comportare.