Hanno una grandiosa idea di sé e sono alla continua ricerca di conferme, tendono a svalutare gli altri e a manipolarli per i propri scopi. Sono i narcisisti, quegli individui che, come nel mito greco di Narciso, da cui questo tratto di personalità prende il nome, sono interessati soprattutto a se stessi.
In molte aziende, si è visto negli studi, tendono a fare carriera più velocemente dei colleghi altruisti e a guadagnare di più.

La patologia psichiatrica
È vero che un po’ narcisisti lo siamo tutti, come spiegano gli psicologi: è una caratteristica che sviluppiamo nell’infanzia, quando abbiamo bisogno di attenzioni costanti. Ma con la maturità questa inclinazione dovrebbe far posto all’empatia e all’altruismo.
Oltre una certa soglia, infatti, il narcisismo nell’età adulta diventa una patologia psichiatrica, il cosiddetto disturbo narcisistico di personalità. Una condizione che pregiudica i rapporti con gli altri e può rendere infelice chi ne soffre.

Stipendio più alto del 33%
Nella vita sociale, con un po’ di esperienza (di solito dolorosa) il narcisista lo si può riconoscere ed evitare. Più difficile la questione quando ce lo ritroviamo nel posto di lavoro, soprattutto se è nelle posizioni di vertice.
Uno studio approfondito lo ha condotto un team di ricercatori dell’Università di Stanford, in California. «La percezione comune è che il narcisismo sia altamente prevalente tra gli amministratori delegati», si legge nella ricerca. «Alcune delle caratteristiche che contribuiscono all’avanzamento di carriera tra i manager – fiducia in se stessi, propensione al rischio, impegno al raggiungimento degli obiettivi e una personalità estroversa – sono comuni tra i narcisisti». I capi con l’ego ipertrofico per fortuna non sono la maggioranza, ma comunque il 18% dei top manager, cioè circa uno su cinque, come risulta dai dati raccolti in 179 aziende (soprattutto tramite interviste ai direttori che sono a stretto contatto con chi ha posizioni di vertice). Poco meno di due su venti.

Lavoro

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I capi con tratti marcatamente narcisistici sono una minoranza ma rumorosa, che si fa notare, procurando notevoli vantaggi a sé e disagi agli altri. Il capo narcisista non solo rende l’ambiente di lavoro più stressante, e a lungo andare non produce migliori risultati aziendali, ma è anche mediamente pagato meglio dei suoi colleghi pari grado: nel campione esaminato dai ricercatori di Stanford, addirittura il 33% in più.

L’autostima che inganna
Ciò che sembra avvantaggiare questo tipo di personalità nei contesti aziendali sono tratti del carattere comuni alle persone con elevati livelli di autostima:
• un certo carisma,
• la tendenza a emergere nelle riunioni grazie alla capacità di esprimere opinioni con sicurezza,
• maggiore audacia,
• capacità decisionale.
Le caratteristiche spiccano soprattutto nei momenti critici. In un altro studio, condotto da un gruppo di ricercatori delle università californiane di Stanford, Berkeley e Santa Clara, pubblicato sulla rivista di management The leadership quarterly, si legge: «Nei periodi di caos o di crisi i leader che hanno la fiducia e la volontà di essere assertivi possono ottenere successi dove coloro che sono timidi, vacillanti e più riflessivi falliscono».
Lo studio riporta l’esempio di narcisisti che hanno dato il meglio di sé in tempi di guerra, come Napoleone o Winston Churchill, o che hanno prosperato come imprenditori in epoche di grandi cambiamenti tecnologici, come Steve Jobs, fondatore della Apple computers, o Larry Ellison, fondatore della Oracle, una delle maggiori aziende di software del mondo.
«I narcisisti diventano funzionali in azienda nelle posizioni apicali perché sono più disposti a intraprendere sfide e sono costantemente alla ricerca di conferme delle loro capacità», conferma Marco Vitiello, vicepresidente della Società italiana di psicologia del lavoro e dell’organizzazione e professore di Organizzazione aziendale alla Sapienza di Roma. «Il problema è che se non valorizzi il team di lavoro prima o poi la gente ti abbandona, o ti boicotta».
Che il manager pieno di sé faccia anche il bene dell’azienda è tutto da dimostrare. A vanificare le potenzialità positive dei tratti narcisistici del capo, ci sono infatti diversi fattori. Tra questi, la scarsa propensione a promuovere il lavoro di squadra e la tendenza a svalutare il lavoro degli altri.
Secondo lo studio pubblicato su The leadership quarterly, «i leader narcisisti spesso creano un ambiente di lavoro distruttivo e hanno dipendenti infelici». Inoltre, «inibiscono lo scambio di informazioni nell’organizzazione e trascurano i feedback negativi».
E i risultati economici alla lunga ne risentono: la ricerca di Stanford evidenzia infatti che le società che hanno amministratori delegati concentrati sul loro ego registrano andamenti in borsa, uno degli indicatori della salute aziendale, significativamente peggiori della media.

Difendersi dal capo narcisista
Come comportarsi con un capo pieno di sé? Non esiste un sicuro antidoto al narcisismo altrui. «Innanzitutto», spiega Vitiello, «è l’organizzazione aziendale che deve provvedere a favorire un clima di collaborazione e a contenere l’ego ipertrofico del top manager».
In ogni caso, nel rapporto umano diretto, secondo lo psicologo del lavoro, qualche atteggiamento più funzionale c’è: «Si deve bene far capire al capo narcisista che per il suo successo ha bisogno di tutto il gruppo. Ed è importante affidarsi ai canali di mediazione. Teniamo presente che i manager di vertice di solito hanno poca consuetudine di rapporti con i ranghi inferiori, si relazionano soprattutto con un assistente e un paio di stretti collaboratori. Figure che possono essere utili mediatori, dato che nella interazione diretta c’è il rischio di essere schiacciati». Serve anche avere una certa resilienza: «Imparare a non considerare le ostentazioni di superiorità come attacchi personali, fare invece capire al capo che apprezziamo il suo valore ma anche che gli è utile il nostro apporto. Insomma, una specie di complicità, senza scadere nella collusione o nella deferenza».