Correre aiuta a vivere più a lungo e l’attività fisica è una specie di medicina. Ne è certo il geriatra Francesco Landi, docente all’Università Cattolica del Sacro cuore, primario al Gemelli di Roma e promotore della Longevity Run (appuntamento annuale in varie tappe dedicato a prevenzione, salute e sport) intervistato per BenEssere da Agnese Pellegrini.

Francesco Landi, responsabile dell’unità di Riabilitazione e direttore del dipartimento di Scienze dell’invecchiamento, neurologiche e ortopediche alla Fondazione Policlinico Universitario Gemelli di Roma. È anche docente di Medicina interna presso l’Università Cattolica del Sacro cuore.
Francesco Landi, responsabile dell’unità di Riabilitazione e direttore del dipartimento di Scienze dell’invecchiamento, neurologiche e ortopediche alla Fondazione Policlinico Universitario Gemelli di Roma. È anche docente di Medicina interna presso l’Università Cattolica del Sacro cuore.

Francesco Landi, responsabile dell’unità di Riabilitazione e direttore del dipartimento di Scienze dell’invecchiamento, neurologiche e ortopediche alla Fondazione Policlinico Universitario Gemelli di Roma. È anche docente di Medicina interna presso l’Università Cattolica del Sacro cuore.

Professor Landi, dalle sue ricerche emerge che lo sport in generale e la corsa in particolare sono funzionali alla longevità.
«L’esercizio fisico non soltanto previene e contrasta l’insorgenza di malattie come quelle cardiovascolari e metaboliche, ma migliora anche il pattern immunitario. Dal punto di vista scientifico, un ottantenne che continua a fare esercizio fisico e ha una corretta alimentazione, ha la stessa performance di un cinquantenne sedentario. Ciò significa che con il movimento noi possiamo guadagnare trent’anni di autonomia e performance».

La longevità, infatti, si consegue passo dopo passo.
«Esatto, proprio come si conquista il traguardo alla fine di una corsa. La longevità non è soltanto un dono genetico o di natura, ma si conquista con i corretti stili di vita. A questo tende la Longevity Run, una competizione promossa per trasmettere l’idea che la longevità non sta seduta sulla sedia, non ti puoi beare del fatto che il nonno è arrivato a cent’anni e quindi ci arriverai anche tu. Devi correre, te la devi conquistare, devi muoverti…».

Come iniziare a correre e a quale età?
«Da quando siamo bambini, perché la corsa è un movimento di coordinazione insieme al nuoto: sono questi i due sport fondamentali da praticare il prima possibile. Però, si può iniziare davvero a tutte le età: ovviamente se non abbiamo mai corso occorre procedere con grande cautela. La corsa, come in generale lo sport, è una vera e propria medicina, perché ci aiuta a stare bene. Ma tutti sappiamo che le medicine non vanno prese senza il consulto del medico, perché possono avere effetti avversi. Allo stesso modo, l’attività fisica ha una “posologia” e un “dosaggio”: se ne svolgo troppa ha effetti collaterali, come avviene per i farmaci».

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Chi è preposto a somministrare questo farmaco?
«Il medico curante, in prima battuta. È a lui che dobbiamo rivolgerci per chiedere consiglio, se intendiamo iniziare a praticare uno sport, anche a livello amatoriale. Poi, naturalmente, man mano che cresce l’intensità sportiva cui ci sottoponiamo, cambia anche lo specialista, e occorre affidarci al medico sportivo per eseguire gli esami specifici, la spirometria e l’elettrocardiogramma sotto sforzo».

Ci sono controindicazioni per chi ha problemi alle articolazioni?
«Dipende molto dal tipo di corsa. Sicuramente per chi ha problemi fisici, per esempio alle articolazioni, la camminata veloce è la più indicata, perché è meno traumatica».

A che cosa prestare attenzione?
«Al proprio stato di salute. Non si corre d’impulso, magari con le prime scarpe che trovo. Bisogna informarsi, chiedere, fornirsi della giusta attrezzatura, come scarpe adeguate al piede e alla struttura del corpo, abbigliamento consono. E poi occorre preparazione, ma anche chiedere consigli al professionista. A correre non ci si improvvisa. Ci vuole un’attenta valutazione medica, cardiovascolare e respiratoria, ma non solo. Per esempio, non va trascurato il parere del nutrizionista, perché se sono in sovrappeso o obeso è vero che la corsa può aiutarmi a scendere di peso, ma devo porre attenzione a molti fattori che non vanno sottovalutati».

Professore, qual è il segreto per fare bene jogging?
«Amare quello che facciamo. La corsa deve essere un momento di svago e piacere, soltanto così non rischiamo di abbandonarla dopo il primo momento di euforia. Anche correre insieme, in luoghi piacevoli può aiutare. E poi un’altra strategia è quella di far entrare la corsa nella routine. Per esempio, io quando parto per qualunque motivo le prime cose che metto nel trolley sono scarpette, pantaloncino e maglietta e, quando arrivo a destinazione, inizio subito a correre, anche perché è un ottimo modo per vedere la località in cui mi trovo. Ecco, correre dev’essere una forma mentale, ma anche una priorità, al pari del lavoro».

La corsa può essere anche un momento di allenamento psicologico, oltre che fisico?
«Assolutamente, la migliore ossigenazione del cervello e dei tessuti è straordinariamente positiva sotto vari punti di vista, non soltanto fisici».

Lei ha dichiarato che le palestre sono luoghi di cura. Come contrastare la sedentarietà?
«Fare sport è come curarsi. La sedentarietà e l’assenza di movimento portano ad aumentare il peso e gli indici di massa corporea, e di conseguenza ad aumentare il rischio cardiovascolare. Se un paziente soffre di ipertensione, nessuno si sognerebbe di togliergli la pastiglia che abbassa la pressione. E così dovrebbe essere per quel farmaco tanto benefico che si chiama esercizio fisico. Per questo va contrastato l’ozio, insistendo molto sui giovani attraverso progetti di educazione da svolgere a scuola».

Con il suo gruppo di lavoro del Gemelli, è stato il primo medico, a livello internazionale, a descrivere il long-Covid. E ha scoperto che l’esercizio fisico è un’arma per uscire da questa condizione…
«Esattamente. Con un mio gruppo di lavoro siamo stati i primi al mondo a descrivere la sindrome che oggi viene chiamata del long Covid, pubblicando su Jama, una delle principali riviste scientifiche mediche, un articolo che descrive i persistent symtomps nei pazienti guariti. Abbiamo scoperto che tra le conseguenze c’è una forma molto simile alla sindrome da affaticamento cronico. E l’esercizio fisico unito alla corretta nutrizione sono le strategie più indicate per uscire da questa prostrazione e recuperare prima una condizione psicofisica accettabile».

Lo sport fa parte della medicina preventiva. L’Organizzazione mondiale della sanità ha stabilito quanto ne debba essere praticato.
«L’attività fisica ha una sua prescrizione, con l’indicazione di che cos’è una dose, quante ne vanno prese e quante volte a settimana. L’Organizzazione mondiale della sanità ha aggiornato le sue linee guida durante la pandemia: a tutte le categorie d’età è raccomandata l’attività fisica, considerando il tipo, la frequenza e la durata, così come si fa per la prescrizione di un farmaco. In generale, sono consigliati dai 150 ai 300 minuti a settimana di attività aerobica moderata o intensa. Significa un minimo di mezz’ora al giorno in 5 giorni su 7. E se oltre all’aerobica si fa anche potenziamento muscolare, si ottiene un beneficio aggiuntivo. Il risultato è meno mortalità per tutte le cause, meno ipertensione, meno cancro, meno diabete, miglioramento della performance cognitiva, riduzione dell’ansia, della depressione e della demenza, migliore qualità del sonno, calo dell’adiposità e dell’obesità: lo scrive l’Oms».

Lei che sport pratica?
«Io vado tre volte alla settimana in piscina e altrettante volte in palestra e la domenica svolgo qualche altra attività, tipo lo sci d’inverno e la bicicletta o la corsa d’estate».

Che consiglio darebbe a chi ha paura di iniziare, magari perché non più giovane?
«Non è mai troppo tardi. Iniziamo con una passeggiata e poi troviamo quell’attività che ci piace, perché soltanto così la corsa diverrà la nostra migliore alleata».