Il medico tedesco Giulia Enders nel 2015 ha rivoluzionato la divulgazione scientifica con il bestseller L’intestino felice. Ora torna con il libro Il linguaggio degli organi (Sonzogno), un viaggio dentro il corpo umano per scoprire quanto le sue logiche biologiche somiglino alle nostre emozioni. Dopo i polmoni, la pelle e il sistema immunitario, dedica una sezione ai muscoli, un piccolo trattato sull’equilibrio tra potenza e misura, tra la spinta e il respiro. Ecco un “vero e falso” ispirato a quei capitoli.

La copertina del nuovo libro del medico tedesco Giulia Enders, Il linguaggio degli organi, edito da Sonzogno
La copertina del nuovo libro del medico tedesco Giulia Enders, Il linguaggio degli organi, edito da Sonzogno

La copertina del nuovo libro del medico tedesco Giulia Enders, Il linguaggio degli organi, edito da Sonzogno

La forza è questione di muscoli
Falso. Enders scrive: «Ogni gesto comincia con un pensiero, anche quando non ne siamo consapevoli. La forza è una decisione». Non viene dai bicipiti, ma dal cervello che coordina l’azione e, come nota l’autrice, «allenarsi non significa solo potenziare i muscoli, ma insegnare al cervello a fidarsi di loro». La fiducia, più che lo sforzo, è ciò che genera forza.

Bisogna occuparsi della flessibilità
Vero
. La lezione dei muscoli, secondo Enders, è che la resistenza nasce dal movimento. «Forza e flessibilità sono due lati della stessa medaglia», spiega. «Una potenza rigida non serve a nulla, perché prima o poi si spezza. La forza intelligente è quella che sa quando cedere, come i muscoli che si rilassano per poter tornare a contrarsi». È un modo per dire che anche la vita, come il corpo, si regge sulla capacità di lasciar andare.

Il cammino è solo un automatismo
Falso
. Enders distingue «tre modi di camminare: quello efficiente, quello elegante e quello personale». Il primo si misura in calorie, il secondo in estetica, il terzo in autenticità. «Chi cammina con la propria andatura si riconcilia con il mondo, perché ogni passo è un dialogo con la gravità». Dietro ogni gesto ripetitivo si nasconde un atto di identità.

Correre serve a fuggire
Falso
. Enders scrive: «Correre non è scappare né inseguire, ma trasformare la paura in energia». Il corpo che accelera, dice, «sa che l’unica direzione possibile è in avanti». La corsa, in questa lettura poetica e biochimica, diventa la traduzione fisica del tempo: una tensione che ci tiene vivi.

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Lo sport è sfidare i limiti
Falso
. «La vera prestazione non è quella che supera i limiti, ma quella che li conosce», scrive Enders. Il corpo umano non è una macchina da spremere, ma un sistema di alternanze. «Un muscolo non può contrarsi per sempre. Senza la fase del rilassamento, la forza si distrugge da sola. La vita, come il corpo, ha bisogno di alternanza».

Lo sport aiuta a dimagrire
Vero in parte
. Enders rovescia un luogo comune: «Lo sport non serve tanto a perdere peso quanto a imparare che la fatica non è un nemico». Il movimento non è una punizione per gli eccessi, ma un modo per ristabilire la fiducia nel proprio corpo. «Il corpo che si muove ritrova la fiducia in sé stesso: consuma energia, ma produce equilibrio».

Si può vivere bene senza muoversi
Falso
. «Muoversi tiene unito ciò che siamo. Se restiamo immobili troppo a lungo, anche il pensiero si irrigidisce». Enders lo definisce «un linguaggio universale del corpo» e «una forma di conoscenza». Durante lo sforzo, scrive, «i muscoli trasformano lo zucchero in movimento. È un atto poetico della biologia: il dolce diventa forza, la fatica diventa libertà». In chiusura del capitolo, l’autrice sintetizza il suo manifesto: «Quando ci alleniamo, non stiamo migliorando un muscolo. Stiamo perfezionando la nostra capacità di cambiare senza romperci». E aggiunge: «I muscoli sono l’unico organo che cresce se lo mettiamo alla prova, ma solo se poi gli concediamo riposo».