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Scuola finita, liberi tutti. O quasi. Dai compiti delle vacanze non ci si libera mai. Temi, problemi, versioni e paginate di storia incombono sull’estate di bambini, ragazzi e genitori.
«Se pensiamo alle vacanze come all’opportunità per i bambini non solo di cambiare aria, ma di fare esperienze formative che consentano loro di sviluppare svariati linguaggi, vivendo in toto lo spazio dell’immaginazione e della noia, fondamentali per crescere, allora direi che l’espressione “compiti delle vacanze” è un ossimoro», dice Anna Granata, docente di Pedagogia generale e sociale presso il dipartimento di Scienze umane per la formazione “Riccardo Massa” dell’Università di Milano Bicocca. «È come se dicessimo a un impiegato o a un operaio che, nel suo periodo di ferie, avrà comunque dei doveri lavorativi da assolvere. Inoltre, è comprovato che non c’è alcuna evidenza scientifica di un impatto sull’apprendimento – in particolare nei bambini della scuola primaria o delle medie – correlato al quantitativo dei compiti a casa».
Ricordiamo anche che non tutti hanno la possibilità di andare al mare o in montagna. «Molti ragazzi restano in città, magari accanto a genitori che non hanno studiato nella scuola italiana e non parlano bene la nostra lingua e quindi non sono in grado di assolvere al ruolo di sostegno nello studio assegnato», aggiunge l’esperta. «Ragione di più per scindere le due realtà: a scuola si impara, fuori dalla scuola si fanno e si apprendono altre cose».
Per le mamme e i papà
Ecco, per i genitori, alcuni suggerimenti utili per aiutare i figli ad affrontare i compiti delle vacanze.
1. Responsabilizzare i bambini. «Quello dei compiti è un argomento di cui parlare con i figli», precisa Granata. «È importante stabilire con loro quando farli, creando un piano di lavoro, come e dove farli e magari anche alla presenza di chi».
2. Il lavoro di gruppo può aiutare. In vacanza lo spazio dedicato allo studio può diventare un momento collettivo. «Se possibile, è positivo creare occasioni per i figli di studiare insieme ad altri, e invitare a casa chi non ha una camera per fare i compiti», aggiunge la docente di Pedagogia.
3. Lo studio da luglio. Subito dopo la fine delle lezioni non ha senso mettersi sui libri, sia perché gli studenti sono troppo stanchi sia perché sarebbe uno sforzo inutile, i cui effetti risulterebbero vani a settembre. «Meglio pianificare lo studio da metà estate in poi, in modo che non ci sia un “reset” delle nozioni apprese durante l’anno», dice Granata.
4. Lasciarli studiare in autonomia. Durante lo studio, i genitori possono essere di supporto, ma solo se richiesto. «Non dovrebbero preoccuparsi costantemente di correggere gli errori, né tantomeno di rivedere tutto il lavoro svolto alla fine, sostituendosi all’insegnante: il genitore ha un altro ruolo», dice l’esperta.
5. Non stroncare le iniziative personali. «Se un bimbo o una bimba sono intenti in un’attività che parte da una loro iniziativa, non va stroncata», raccomanda Granata. «Anche se si tratta della lettura di un libro che non è nella lista assegnata dagli insegnanti, non bisogna interrompere quel meraviglioso flusso di interesse e di apprendimento, perché è in quel momento che i figli imparano, quando la loro concentrazione è straordinaria».
Dedicato ai professori
Da giugno a settembre: un tempo troppo lungo per chiudere del tutto i libri. Un compromesso c’è, ed è nelle mani dei docenti, che potrebbero leggere questi consigli e farne tesoro per l’anno a venire.
1. Dare consegne personalizzate. «È un compito gravoso, mi rendo conto, ma sta agli insegnanti capire di cosa hanno bisogno quel bambino o quella bambina», dice Granata. «I compiti delle vacanze vanno calibrati anche in base all’ambiente familiare, creando piste di apprendimento personalizzate, immaginando quale sarà l’estate del singolo alunno, tenendo conto dei suoi interessi, delle sue capacità e soprattutto dei suoi desideri».
2. Investire nella lettura. Leggere libri è uno dei migliori compiti che si possa assegnare in estate. «Scelti sì in una lista di proposte ritenute significative dai docenti», specifica l’esperta, «ma selezionati in un ventaglio di titoli considerati adatti per quel bambino o quella bambina. Proporrei una lettura libera, anche con un genitore, magari in un’altra lingua».
3. Tenere un diario personale. «Potrebbe essere uno strumento valido che connette casa e scuola», prosegue Granata, «nel riportare cosa si vive nelle giornate di vacanza (anche se si resta in città si possono vedere mostre, visitare musei, andare nei parchi). L’uso del racconto, della scrittura connessa all’esperienza di vita, può essere stimolante».
4. Applicare le conoscenze digitali. «Su indicazioni degli insegnanti», suggerisce Granata, «gli alunni potrebbero creare contenuti digitali sulle vacanze. Video, foto, tutto ciò che connette l’esperienza di vita dei bambini, i luoghi, le cose che fanno: un racconto da riportare in classe al rientro». Gli insegnanti potrebbero anche suggerire app o contenuti digitali di qualità, soprattutto ai bambini più grandi e ai ragazzi.