I latini dicevano «bis pueri senes», «i vecchi sono bambini due volte». Come dire, da anziani si ritorna un po’ fanciulli. È suggestiva l’ipotesi che proprio per questa infanzia ritrovata i nonni sanno creare un legame speciale con i loro nipoti, per i quali sono figure fidate, punto di riferimento, presenza stabile e custodi di un sapere antico. Ma c’è molto di più. A più riprese, vari scienziati hanno formulato la teoria secondo cui i nonni hanno garantito la sopravvivenza dei figli dei loro figli e quindi della specie.

Gli studi scientifici
Una delle prime studiose a formulare la cosiddetta grandmother hypothesis, l’ipotesi della nonna, è stata Kristen Hawkes, antropologa all’Università dello Utah, che negli anni Novanta aveva studiato da vicino gli Hadza, una piccola popolazione nomade della Tanzania. Tuttora questa tribù vive ancora cacciando e raccogliendo bacche, in totale simbiosi con la natura, più o meno come facevano i nostri antenati milioni di anni fa. Proprio le donne anziane procurano cibo per i nipoti.

I nonni più famosi d’Italia


Nel 2015 è tornato sull’argomento un gruppo di studiosi dell’Università della California a San Diego, capitanati da Ajit Varki e Pascal Gagneux. In sintesi, mentre la maggior parte dei vertebrati muore quando non è più in grado di riprodursi, gli esseri umani fanno eccezione. Anzi, hanno addirittura potenziato alcuni geni (come il Cd33) che consentono di proteggersi dalle malattie per garantirsi una vita più lunga e conservare il loro contributo verso prole e nipoti.
Lo confermano anche dei ricercatori dell’Università di Harvard, fra cui il biologo evoluzionista Daniel E. Lieberman, la cui ipotesi è apparsa nel 2021 sulla prestigiosa rivista scientifica Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences). In questo caso, gli studiosi hanno mostrato come l’evoluzione abbia privilegiato quegli individui che hanno continuato a mantenersi attivi anche dopo aver cessato di riprodursi. Resi sani e longevi grazie all’attività fisica, i nostri antenati preistorici hanno potuto occuparsi dei nipoti, permettendo così ai genitori di ricercare il sostentamento necessario alla sopravvivenza della famiglia. Insomma, i nonni hanno salvato il mondo e continuano a farlo.

Educazione all’emotività
Se nell’attuale società occidentale i nonni non vanno più a raccogliere bacche o tuberi salvifici, continuano tuttavia a rappresentare una risorsa basilare per far quadrare i bilanci domestici. Non di rado si trovano in una condizione economica migliore di quella dei figli, perché hanno lavorato nel periodo del boom economico e godono di discrete pensioni, per cui elargiscono un aiuto economico concreto oppure badano ai nipoti al posto di babysitter, scuole materne o doposcuola, consentendo un notevole risparmio alle famiglie.
Detto ciò, il loro ruolo non è solo pratico, ci mancherebbe. «La presenza amorevole dei nonni offre un senso di sicurezza e stabilità ai bambini, che sperimentano la dolcezza di essere accolti, rassicurati e talvolta sottratti allo sguardo normativo dei genitori», riflette Valentina Di Mattei, coordinatrice del servizio di Psicologia clinica della salute all’ospedale San Raffaele di Milano. «Inoltre possono diventare modelli positivi per i nipoti, mostrando come affrontare le sfide della vita con saggezza, ma anche stimolando curiosità e fantasia con la condivisione di ricordi, esperienze e giochi del passato».

Quella dei nonni è pure una scuola di indipendenza: quando sono pronti e se la sentono, i bambini possono essere lasciati a dormire da loro e questo stimola la capacità di superare le proprie paure anche senza i genitori. «Adattarsi a un ambiente diverso e imparare a gestire la separazione da mamma e papà sono importanti dal punto di vista psicologico», assicura Di Mattei. «Esplorare il mondo significa anche capire che, oltre ai genitori, esistono altre figure di riferimento che possono darci le cure di cui abbiamo bisogno. Si tratta di un allenamento alla fiducia, che educa a costruire relazioni sane da adulti».

Il potere dei racconti
Essendo depositari di un “prima”, che viene trasmesso con racconti, aneddoti e vicissitudini familiari, i nonni aiutano i nipoti a costruire un forte senso di identità e di appartenenza alle radici. «Sono loro i custodi della storia genitoriale: parlano di com’erano mamma e papà da piccoli e raccontano al bambino la sua “fiaba”, l’avventura di chi lo ha preceduto», spiega Di Mattei. «Il percepirsi parte di una storia più grande è essenziale per una corretta costruzione del sé e per potersi sentire radicati in una tradizione familiare che garantisce stabilità, al di là delle fluttuazioni momentanee».
Se la grandmother hypothesis sembra celebrare soprattutto la parte femminile, in realtà oggi c’è un maggiore livellamento tra generi rispetto al passato, quindi il coinvolgimento dei nonni è ormai paragonabile a quello delle nonne. «Come i padri hanno assunto nel tempo maggiori responsabilità nell’accudimento dei figli, sviluppando maggiormente la parte più affettuosa e tenera del rapporto, così è accaduto anche per i nonni, che in passato restavano in una posizione più marginale e distaccata rispetto alle mogli», dice Di Mattei.
Tirando le fila, dunque, i genitori dei genitori rappresentano i pilastri di una società di mutuo soccorso che funziona dall’inizio del mondo: se a un certo punto decidessero di scioperare, sarebbero guai. Ecco perché, ogni tanto, sarebbe bene ripetere loro che sono la salvezza del pianeta. Oltre che la nostra.