Per capire che direzione dare al proprio futuro professionale, ci sono due elementi che vanno considerati:
1. le singole competenze e capacità, che sono oggettive, per esempio essere bravi in una determinata materia, o abili in un ambito specifico;
2. le caratteristiche personali, cioè la propria personalità, le proprie motivazioni e passioni.
Quanto più questi elementi coincidono, tanto più sarà chiara la scelta della professione da intraprendere, quella per la quale si è portati, ma anche quella che piace.

L’orientamento
In prima battuta è la scuola che deve stabilire le abilità oggettive dei giovani. Per quanto invece riguarda la sfera personale, ci sono gli esperti, psicologi e pedagogisti, in possesso di specifiche competenze in materia di orientamento. Molte università, come la Sapienza, hanno progetti rivolti alle scuole, proprio per offrire agli studenti indicazioni sugli ambiti di studio più vicini alle loro motivazioni. Un suggerimento ai ragazzi è di chiedere consiglio alle persone che hanno già intrapreso la strada che vorrebbero percorrere.

Se si sbaglia
Il principio secondo il quale l’orientamento si basa sul collimare del profilo personale con quello professionale è ideale. Se piace molto un ambito per il quale oggettivamente non si hanno particolari competenze, si può studiare, e viceversa. Poi può anche capitare di accorgersi che si è sbagliato del tutto, e a quel punto non c’è nulla di male, si può rivalutare la propria scelta e reindirizzarsi, anche se spesso non è semplice. Non è un problema sbagliare, il problema è rinnovare il processo di scelta.