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L’ipertensione arteriosa si ha quando la pressione sistolica è maggiore di 140 mmHg (millimetri di mercurio) e quella diastolica maggiore di 90 mmHg. «Si stima che il 30% della popolazione italiana abbia la pressione alta e, oltre i 60 anni, la quota sale al 50%», dice Stefano Taddei, professore ordinario di Medicina interna all’Università di Pisa, che nel focus chiarisce cause, diagnosi e cure dell’ipertensione.
Cause e fattori di rischio
Esistono due forme di ipertensione: quella primaria, o essenziale, riguarda circa l’85% dei casi e ha cause non note, attribuibili all’interazione di una componente genetica con specifici fattori di rischio; le cause dell’ipertensione secondaria, invece, sono conosciute e identificabili, e comprendono malattie tiroidee, tumori surrenali, patologie vascolari o disfunzioni endocrine.
I principali fattori di rischio sono:
• stress;
• fumo;
• sedentarietà;
• dieta scorretta;
• eccesso di peso;
• familiarità;
• età avanzata.
Sintomi
Per i rari casi di ipertensione secondaria si è in presenza di sintomi precisi, a seconda della disfunzione originaria, mentre nella grande maggioranza dei casi l’ipertensione primaria è asintomatica. Può accompagnarsi a disturbi generici e aspecifici quali:
• mal di testa;
• vertigini o senso di stordimento;
• palpitazioni e affanno;
• ronzii nelle orecchie;
• alterazioni della vista (visione oscurata o presenza di puntini luminosi davanti agli occhi);
• perdite di sangue dal naso (epistassi).
Diagnosi
Proprio per l’assenza o la genericità dei sintomi, spesso l’ipertensione viene trascurata, lasciando così che la pressione alta nel lungo periodo danneggi il sistema cardiocircolatorio. Per questo è importante effettuare una misurazione almeno una volta all’anno a partire dai 18 anni d’età, per passare a monitoraggi più frequenti (anche tre-quattro annui) nelle persone a rischio, cioè chi presenta familiarità, ha più di 50 anni, è in forte sovrappeso, fuma ed è sedentario.
Cure
Primo passo per trattare l’ipertensione è la modifica degli stili di vita scorretti. Se non si ottengono risultati, sotto controllo medico si ricorre a una terapia farmacologica. I farmaci antipertensivi vengono scelti dal medico di base o dallo specialista (cardiologo, internista, nefrologo) e di solito la terapia viene messa a punto con aggiustamenti nei tipi di farmaci e nei dosaggi, monitorando le riposte del paziente e gli eventuali effetti collaterali. Soprattutto negli anziani, i principi attivi antipertensivi possono essere utilizzati in combinazione. Per migliorare l’aderenza alle cure esistono i cosiddetti farmaci associati, in cui più tipologie sono riunite in un unico prodotto.