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Giramenti di testa, vertigini, offuscamento della vista, nausea, pallore, sudorazione fredda, fino ad avvertire la sensazione di svenimento. Sono i sintomi tipici di un calo di pressione, fenomeno che si verifica soprattutto nelle giornate molto calde.
Niente di particolarmente preoccupante: si tratta di fisiologici meccanismi di difesa che l’organismo mette in atto per salvaguardare i cosiddetti organi nobili essenziali alla sopravvivenza. Il sangue viene così richiamato dalla periferia (per esempio, dalle gambe e in generale dalla pelle) per essere indirizzato verso cervello e reni: quando una persona si accascia, questi organi vengono portati allo stesso livello del cuore per favorire la sua funzione di pompa, in modo da garantire un afflusso costante di sangue.
Sono più a rischio le giovani donne
I cali di pressione possono capitare a chiunque, specialmente d’estate perché il calore provoca vasodilatazione, ma sono più probabili nelle giovani donne che, probabilmente per questioni ormonali, tendono ad avere tutto l’anno la pressione più bassa del normale. «È in genere considerata ipotensione una pressione sistolica, o massima, costantemente sotto i 100 millimetri di mercurio (mmHg) e una pressione diastolica, la cosiddetta minima, sotto i 60 mmHg», spiega Gino Seravalle, aiuto primario di Cardiologia presso l’Istituto Auxologico Italiano - Ospedale San Luca di Milano.
Vi sono poi alcune categorie di persone a rischio calo di pressione, come le donne in gravidanza, gli anziani e i pazienti con pregressi problemi cardiovascolari o malattie degenerative come il Parkinson e l’Alzheimer. «Negli individui ipertesi, per esempio, durante i mesi estivi è utile concordare con il medico curante un eventuale aggiustamento del dosaggio dei farmaci assunti per abbassare la pressione, come i diuretici, che possono combinarsi con l’effetto delle alte temperature», continua il cardiologo.
Va prestata attenzione anche ai farmaci somministrati per via transdermica con un cerotto sulla pelle come i nitroderivati, prescritti a chi ha subito un infarto del miocardio: l’esposizione al sole può aumentare eccessivamente il rilascio del principio attivo che causa vasodilatazione. Infine, un brusco calo della pressione può essere causato da una tiroide che funziona poco (ipotiroidismo) o da episodi di anemia acuta, dovuti per esempio a ulcere interne, emorroidi o un ciclo mestruale troppo abbondante.
Le contromisure efficaci per riprendersi
Come comportarsi quando si avverte la sensazione di avere le gomme a terra per colpa di un calo di pressione? «Spesso si ritiene, sbagliando, che sia importante assumere degli zuccheri quando si ha un calo di pressione», dice Raffaello Furlan, responsabile dell’unità operativa Clinica medica presso l’ospedale milanese Humanitas. «La cosa migliore da fare è sdraiarsi finché i sintomi non scompaiono. Se non è possibile, può essere utile anche mettersi in posizione seduta, respirare a fondo e bere un bicchiere d’acqua, non gelata. Proprio l’acqua attiva gli osmorecettori epatici, in collegamento con afferenze nervose simpatiche, provocando una vasocostrizione periferica e facendo così aumentare la pressione arteriosa».
La prevenzione durante i mesi estivi
Se si ha la pressione tendenzialmente bassa è già capitato di incorrere in episodi improvvisi di calo di pressione, nei mesi caldi è bene attenersi ad alcune regole.
• Evitare di mangiare eccessivamente e di restare seduti a tavola per troppo tempo.
• Limitare il più possibile gli alcolici, che favoriscono la vasodilatazione e la disidratazione.
• Bere almeno due litri d’acqua al giorno (non ghiacciata) e mangiare abbondante frutta e verdura per reintegrare i sali minerali persi con la sudorazione.
• Evitare di esporsi al sole e di praticare attività fisica nelle ore più calde della giornata.
• Indossare un abbigliamento adeguato, con tessuti naturali leggeri come il cotone e il lino.
Che cosa fare se gli episodi si ripetono
Un episodio sporadico di calo di pressione non deve destare particolare preoccupazione, ma se dovesse ripetersi nel tempo è bene rivolgersi al medico e approfondire le cause.
L’ipotensione, che generalmente è innocua, può essere rischiosa negli individui che soffrono di insufficienza renale o che hanno avuto un evento cardiovascolare, ad esempio un infarto o un ictus. In questi casi l’abbassamento di pressione può ridurre l’afflusso di sangue a organi già compromessi, creando ulteriore sofferenza.
«Il primo e più semplice controllo a cui ci si può sottoporre nello studio del medico è la doppia misurazione della pressione, prima da seduti o distesi e poi in piedi», spiega Seravalle. «Si tratta di una procedura che consente di verificare se l’apparato cardiovascolare funziona bene e riesce a compensare velocemente il fisiologico abbassamento di pressione dovuto all’assunzione della posizione eretta. Se il riflesso risulta troppo lento e l’organismo fatica ad adattarsi alla posizione in piedi potrebbe essere colpa di alcuni farmaci che interferiscono con questo meccanismo regolato dal sistema nervoso autonomo (in particolare, alcuni medicinali prescritti contro l’ipertensione e l’ipertrofia prostatica benigna, come gli alfa e beta-bloccanti e gli alfa-litici)».
Un altro esame consigliato è il monitoraggio pressorio nelle 24 ore, utile a misurare i valori medi della pressione durante il giorno e la notte in modo da verificare se si verificano forti oscillazioni.
Il tilt test in caso di svenimenti
Quando poi i cali di pressione arrivano fino allo svenimento (o sincope) è necessario sottoporsi a esami più approfonditi. La perdita di coscienza, infatti, potrebbe derivare da problematiche cardiache come le aritmie, da disturbi neurologici come l’epilessia, oppure, più raramente, da emorragie importanti.
Per indagare sulle cause può essere indicato sottoporsi al cosiddetto tilt test, un esame che valuta l’andamento della pressione e del battito cardiaco mentre il paziente è disteso e assicurato a un lettino basculante, che viene inclinato da 45 gradi fino a oltre 90. In queste condizioni, negli individui predisposti, si possono attivare reazioni del sistema nervoso che portano a un abbassamento della frequenza cardiaca e della pressione fino allo svenimento, che però avviene in condizioni di piena sicurezza per il paziente che si sottopone all’esame.
Una volta individuata la causa del problema, il medico potrà impostare la terapia più adatta per evitare il ripetersi di sincopi.