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In persone sensibili a particolari pollini sono molto più frequenti le cosiddette sindromi orali allergiche, e questo avviene per una qualche somiglianza esistente tra l’antigene inalato e quello mangiato. Gli antigeni sono le molecole che il sistema immunitario di una persona allergica riconosce come estranee o potenzialmente pericolose.
Accade piuttosto spesso che persone allergiche al polline di betulla, che si diffonde già a partire da febbraio e va avanti in primavera, manifestino questi sintomi mangiando una pesca o una prugna, mentre individui allergici alle graminacee possono avere problemi con i pomodori e gli agrumi. Cioè, il sistema immunitario già sensibilizzato ad alcuni allergeni presenti nei pollini, le proteine polliniche, riconosce come simili alcune altre proteine vegetali contenute negli alimenti.
Il prurito in bocca per le fragole
Nella maggior parte dei casi gli effetti dell’alimento scambiato per polline sono molto modesti, con sintomi che si limitano alla sindrome orale allergica. Si manifesta con gonfiore e prurito alle labbra, alla bocca, alla lingua o alla gola.
I sintomi generalmente scompaiono da soli in poco tempo, anche senza l’utilizzo di farmaci. In questi casi il meccanismo che scatena l’allergia dipende dal fatto che il sistema immunitario ha imparato a riconoscere come nemici degli antigeni presenti nel polline.
Il polline non è propriamente un alimento, ma contiene antigeni piuttosto simili a quelli di alcuni vegetali. Ecco quindi che, quando un allergico alla betulla mangia le fragole, può accadere che il sistema immunitario riconosca gli antigeni della fragola come pollinici e scateni la risposta a livello locale. Essendo la quasi totalità di questi antigeni di tipo labile, cioè non resistenti, le manifestazioni cliniche si fermano quasi sempre alla bocca. Trattandosi poi di antigeni scambiati per altri, le risposte tendono a essere meno specifiche e quindi meno violente.
Il sistema immunitario si confonde
A volte accade però che la sensibilizzazione si trasformi in una vera e propria allergia all’alimento con sintomi che possono diventare anche gravi.
Per esempio, succede che le persone già sensibilizzate al polline di betulla (e in particolare all’allergene chiamato Betv1) sviluppino con una certa frequenza allergie alimentari a frutti appartenenti alla famiglia delle rosacee, come la mela, la pesca, la pera, la ciliegia, la prugna, le mandorle, le nespole e le albicocche.
Altri antigeni della betulla possono generare reazioni crociate con proteine della soia, mentre una precedente sensibilizzazione al polline dell’ambrosia (Asteraceae) sembra legata all’allergia al sedano. Ancora: l’allergia al polline delle graminacee può essere associata all’allergia alimentare al melone e così potremmo continuare con molti altri abbinamenti.
In definitiva, le persone molto allergiche a particolari pollini hanno una maggiore probabilità di sviluppare allergie alimentari.
Inoltre, il momento in cui c’è la maggior concentrazione di polline nell’aria - e quindi la maggiore quantità di sintomi respiratori - è anche il momento in cui questi individui saranno più sensibili agli alimenti che si incrociano con quel polline o quei pollini. Il consiglio è di fare un test molecolare per verificare la propria condizione.
I test prescritti dagli allergologi
Per scoprire le reazioni crociate sono utili il prick test (ma anche i test sierologici) in prima battuta e soprattutto il test molecolare.
• Prick test: viene praticato a un sospetto allergico dopo la visita dallo specialista. È un test cutaneo che si esegue posizionando alcune gocce di allergene sulla pelle dell’avambraccio che, successivamente, viene scalfita in corrispondenza della goccia di allergene con una punta monouso per favorire la penetrazione dell’allergene nella parte viva della pelle. Si aspettano 15-20 minuti e si valuta la reazione cutanea ottenuta con ogni singolo allergene. In caso di positività si noterà un rigonfiamento rosso e pruriginoso nel punto esatto in cui è stato applicato quello specifico allergene. Si tratta di un test relativamente rapido e indolore, che ha il solo limite del numero di allergeni che si possono testare.
• Test molecolare: può essere prescritto per capire quale sia esattamente la molecola colpevole dell’allergia. L’indagine permette di identificare le singole componenti allergeniche di un alimento, cioè le proteine specifiche la cui reattività è in grado di spiegare il quadro clinico dei sintomi di origine alimentare. Conoscere la proteina specifica a cui si è allergici serve anche per prevedere possibili reazioni crociate, come tra polline di betulla (e in particolare all’allergene chiamato Betv1) e frutti appartenenti alla famiglia delle rosacee, come la mela e la pera. Non sempre le cross reattività previste utilizzando le somiglianze molecolari tra antigeni si trasformano in vere reazioni che danno sintomi. I test molecolari vengono chiamati con l’acronimo inglese Crd.
Le principali reazioni crociate
• Graminacee: melone, pesca, kiwi, pomodoro, agrumi.
• Betulla: mela, albicocca, ciliegia, fragola, kiwi, pera, pesca, prugna, carota, sedano, prezzemolo, arachidi, mandorla, nocciola, soia.
• Asteracee (ambrosia): banana, miele di melata, anguria, cetriolo, patata bianca, zucchina.
• Artemisia: peperone, broccolo, cavolo, cavolfiore, cardo, aglio, cipolla, prezzemolo.


Il testo è tratto dal libro Siamo tutti intolleranti (Sonzogno) del fisiologo della nutrizione Enzo Spisni