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Vanno di moda tra gli adolescenti, che pensano siano del tutto diversi dalle sigarette. Ma i congegni elettronici così diffusi tra i ragazzini, tanto che li ha provati almeno una volta quasi la metà di loro, non sono affatto innocui. Non lo sono le e-cig, cioè le sigarette elettroniche che sprigionano vapore, e non lo sono i dispositivi a tabacco riscaldato come Iqos, Glo e Ploom, quelle sigarettine di circa tre centimetri che si usano per ricaricare pennette dal design chic. Danno dipendenza quando contengono nicotina (nella maggior parte dei casi) e accrescono il rischio di tumore. Informazione che vale anche per gli adulti: non aiutano ad abbandonare il vizio del fumo.
«Ai miei tre figli ho riferito l’allarme lanciato negli Stati Uniti dal Dipartimento di salute pubblica, che ha parlato di diffusione epidemica dei dispositivi elettronici fra gli adolescenti», scrive Giulia Veronesi, direttrice della Chirurgia toracica dell’ospedale San Raffaele di Milano, nel suo libro Hai da spegnere? (Sonzogno).
Le sigarette elettroniche e le Iqos o simili contengono meno sostanze cancerogene delle bionde tradizionali, perché non c’è combustione del tabacco, ma non significa che non ne abbiano. E gli ultimi studi sono allarmanti.
Tra le dita dei minorenni
Secondo uno studio (chiamato Espad) sui comportamenti a rischio degli adolescenti tra i 15 e i 19 anni, condotto e coordinato a livello italiano dagli esperti dell’Istituto di Fisiologia clinica del Cnr di Pisa, almeno il 40% degli studenti ha provato le e-cig almeno una volta nella vita e il 37% le ha sperimentate nel 2023. E i più a rischio sono i giovanissimi: basti pensare che il 55% dei ragazzini tra i 13 e i 15 anni le ha fumate.
«Le sigarette elettroniche prendono di mira i bambini attraverso i social media e gli influencer, con almeno 16 mila gusti», segnala l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). «Alcuni di questi prodotti utilizzano personaggi dei cartoni animati e hanno design eleganti, che attraggono le generazioni più giovani. C’è un allarmante aumento nell’uso delle sigarette elettroniche tra bambini e giovani con tassi che superano l’uso degli adulti in molti Paesi».
Perché si comincia? Per provare, per curiosità (questo dice il 73% di chi “svapa”, sempre secondo lo studio Espad), mentre un altro 16% accetta l’offerta di un amico e solo il 10% lo fa per smettere con le sigarette tradizionali.
Ma come fanno a procurarsele? Le sigarette, di qualunque forma, se contengono nicotina non devono essere vendute ai minorenni. La legge vieta di utilizzare i dispositivi a scuola, anche nei cortili, e negli istituti penali per i minori, e sul posto di lavoro o nei locali pubblici possono essere banditi. La realtà però è ben diversa: da un’indagine condotta dall’Istituto superiore di sanità nel maggio 2024 emerge che il 62% degli studenti tra i 14 e i 17 anni non si è mai sentito rifiutare l’acquisto del liquido per la sigaretta elettronica.
I danni a polmoni e cuore
Pennette a tabacco riscaldato ed e-cig fanno male alla salute? La risposta è sì, in maniera inequivocabile. È vero che non si aspirano tutte le 250 sostanze tossiche come il catrame dovute alla combustione del contenuto delle sigarette classiche, ma si inalano comunque elementi dannosi. Quindi il rischio non scompare e soprattutto è in buona parte ancora sconosciuto.
Innanzitutto, c’è la nicotina, che oltre a creare dipendenza danneggia il tessuto polmonare e il sistema cardiovascolare, e nei giovani ostacola lo sviluppo del cervello, provocando ansia e disturbi dell’apprendimento. «Le sigarette classiche non causano solo tumori, ma malattie cardiovascolari, neurologiche e metaboliche e una parte di queste patologie è dovuta alla presenza della nicotina», scrive Veronesi, che è anche membro del comitato scientifico di lotta al fumo di Fondazione Umberto Veronesi Ets. «La nicotina può influenzare lo sviluppo del cervello, mettendo i giovani clienti delle multinazionali a rischio più alto di dipendenza e di problemi di salute mentale».
La differenza tra i congegni in commercio
Che differenza c’è tra i dispositivi elettronici in commercio?
• E-cig. Entrate in commercio nel 2003 in Cina, le sigarette elettroniche sono arrivate in Europa nel 2006: oggi i modelli a disposizione sono tanti, tra questi anche gli usa e getta (le cosiddette “puff”). Il meccanismo è semplice: contengono un elemento riscaldante alimentato a batteria che vaporizza una soluzione liquida (e-liquid), producendo un aerosol al posto del fumo (il cosiddetto vaping). Le più diffuse contengono nicotina, che dà dipendenza.
• Dispositivi a tabacco riscaldato. Nel 2015 hanno fatto la loro comparsa i dispositivi a tabacco riscaldato (Htp, dall’inglese Heated tobacco products). Sono i modelli tipo Iqos, Glo o Ploom, per capirci. Con un sapore simile a quello delle sigarette, contengono bastoncini di tabacco imbevuti di glicerina, che vengono riscaldati senza raggiungere il punto di combustione (250-350 °C a fronte degli 800 °C tradizionali).
Le 133 molecole pericolose
Oltre alla nicotina, nei congegni elettronici ci sono altre 133 sostanze pericolose. Di queste, un rapporto finanziato dall’Unione europea nel 2023 ne identifica:
• 107 come cancerogene;
• 32 mutagene, cioè in grado di modificare la composizione genetica della cellula;
• 20 tossiche per la riproduzione, ossia in grado di incidere sulla fertilità femminile e maschile (alterando la produzione di spermatozoi);
• 60 potenziali interferenti endocrini, capaci di alterare l’equilibrio ormonale.
Qualche esempio? Nelle e-cig si trovano i composti organici volatili, potenzialmente dannosi per fegato, reni e sistema nervoso, e i metalli tossici come cromo, nichel e titanio. E che dire degli aromi? L’idea che non creino problemi è fasulla. Molti sono stati approvati, infatti, per essere ingeriti, non inalati. La mucosa delle vie respiratorie è molto più delicata rispetto a quella di esofago e stomaco: il diacetile (contenuto in alcuni) può portare per esempio alla bronchiolite obliterante, una malattia broncopolmonare ostruttiva cronica.
Passando ai dispositivi a tabacco riscaldato troviamo il monossido di carbonio, lesivo del sistema vascolare; le nitrosammine che possono danneggiare il Dna; l’acroleina e il benzene, dannosi per polmoni e sistema circolatorio.
In entrambe le tipologie poi c’è la formaldeide, prodotta dal glicole propilenico e dalla glicerina oltre una certa temperatura, e considerata cancerogena dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc).
Chi alterna rischia di più
Secondo le statistiche il popolo degli utilizzatori abituali si è triplicato negli ultimi cinque anni raggiungendo un valore di 759 milioni di euro (2023). E la tendenza per il futuro è purtroppo in crescita.
Molti fumatori adulti di e-cig sono dei consumatori “duali”, cioè alternano vecchi e nuovi prodotti. Dalle ultime ricerche è emerso che sarebbero ancora più a rischio. Un recente studio americano molto ampio, svolto dall’Università dell’Ohio e pubblicato sul Journal of Oncology research and Therapy, ha mostrato che il rischio di sviluppare un tumore al polmone risulta quattro volte più alto tra coloro che associano i due tipi di sigarette, elettroniche e non.
Gli studi in materia sono ancora pochi, ma il dato è inquietante. «Il messaggio lanciato da questa ricerca è che potrebbe esserci un effetto di moltiplicazione del rischio, dato proprio dalla combinazione dei due tipi di fumo, quello causato dalla combustione del tabacco e quello derivante dall’inalazione del vapore creato dai liquidi», commenta Veronesi.
Come si innesca questo meccanismo di moltiplicazione? «Secondo i ricercatori dell’Ohio, il vapore emesso dalle e-cig conterrebbe sostanze altamente pro-infiammatorie», prosegue l’esperta. «La loro combinazione con il fumo della sigaretta tradizionale creerebbe un microambiente, a livello degli alveoli, tale da aggravare il danno ai polmoni, accelerando addirittura il tasso di sviluppo del tumore. Il meccanismo patologico diventerebbe quindi esplosivo associando i due tipi di fumo».
Perché smettere
Nei prossimi anni le ricerche sono destinate ad aumentare. «Cito un altro studio, da poco presentato al Congresso mondiale sul tumore polmonare di San Diego», aggiunge Veronesi. «Si tratta di una ricerca a largo raggio, svolta in Corea su quattro milioni di ex fumatori coinvolti in un programma di screening nazionale. Coloro che erano passati alla sigaretta elettronica (parliamo di vaping) da meno di cinque anni avevano una mortalità superiore rispetto agli ex fumatori che non erano diventati consumatori di sigarette elettroniche».
La conclusione? Che se sei stato un forte fumatore, dovresti smettere senza passare all’alternativa elettronica, che non farebbe altro che peggiorare la situazione.
Questi dispositivi sono stati sponsorizzati e venduti dalle aziende produttrici come strumento efficace per chiudere con le sigarette tradizionali, in particolare per i soggetti reduci da insuccessi nei centri antifumo, con le terapie per bocca o con il supporto psicologico. «Inizialmente una certa efficacia nell’aiuto a smettere di fumare è stata accertata», ammette Giulia Veronesi, «ma ora bisogna fare i conti con i nuovi dati a disposizione, che rivelano riscontri sullo sviluppo del tumore nel lungo periodo, informazioni che prima non avevamo».
Già nel 2023 l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dichiarava in un comunicato: «Le sigarette elettroniche come prodotti di consumo non hanno dimostrato di essere efficaci per smettere di fumare a livello di popolazione. Invece, sono emerse prove allarmanti sugli effetti negativi sulla salute».
Una legge da aggiornare
La strada della prevenzione è ancora lunga. «Non si dovrebbe neanche cominciare con questi dispositivi, che hanno un forte appeal soprattutto tra le nuove generazioni, portando quasi sempre al fumo duale, cioè all’alternanza con la sigaretta classica, e mettendo a serio rischio la salute, come confermano questi studi», dice Veronesi. «Ora che abbiamo la conferma dell’esistenza di un rischio potenziato di tumore al polmone diventa difficile giustificare la pubblicità delle sigarette elettroniche e delle Iqos e simili, che in Italia non è vietata, a differenza di quella delle sigarette tradizionali». Per non parlare del fronte normativo, dove la legge anti-fumo andrebbe rivista e aggiornata, proteggendo le persone dal fumo passivo dei dispositivi elettronici.