Le ricerche necessarie per trovare nuovi farmaci partono sempre da studi animali. Sono ancora indispensabili, perché non è certo nell’interesse degli ammalati tentare la fortuna assumendo sostanze chimiche mai studiate in altri organismi viventi. Almeno finora non si può rinunciare agli animali, anche se dagli animali all’uomo c’è sempre una componente di incertezza.
Purtroppo, per abitudine, e anche per semplificare la ricerca, si utilizzano quasi sempre animali maschi, a meno che non servano femmine per la riproduzione o quando le malattie sono solo femminili. Quando si raggiunge la fase clinica, anche in questo caso si utilizzano maschi adulti (20-65 anni) e solo negli ultimi studi clinici controllati si introducono anche donne. Il risultato è che alla fine, nella maggior parte dei casi, è difficile stabilire efficacia e sicurezza separatamente per il maschio e per la femmina.
Eppure, sappiamo che le stesse malattie non sono eguali nel maschio e nella femmina, per frequenza, per sintomi e per esiti. Anche i fattori di rischio non sono gli stessi per i due generi. Non solo, ma alcuni studi mostrano che non sempre lo stesso farmaco si comporta nello stesso modo nei due generi.

Salute e medicina

Antinfiammatori: gli usi e gli abusi

Antinfiammatori: gli usi e gli abusi
Antinfiammatori: gli usi e gli abusi

Ad esempio, l’assorbimento orale è molto più veloce nel maschio, come pure la eliminazione renale. Se il farmaco è liposolubile viene più immagazzinato dalla donna, che possiede più tessuto adiposo. Il metabolismo del farmaco, che si giova degli enzimi del P450, presenti prevalentemente nel fegato, è diverso perché alcuni enzimi sono più attivi nella femmina, altri nel maschio. Non solo, ma anche i target, cioè le proteine, dette recettori, possono essere presenti in quantità diverse, soprattutto quei recettori che sono influenzati dalla situazione ormonale con il predominio degli estrogeni per la femmina e del testosterone per il maschio. Per non parlare delle difese immunitarie, che sono considerate più efficaci della femmina rispetto al maschio.
In definitiva, delle differenze nelle malattie, nella farmacocinetica e della farmacodinamica non si tiene conto e le femmine utilizzano in pratica un farmaco che è stato studiato prevalentemente nel maschio.

Gli studi sul tema
Uno dei risultati dell’esclusione delle donne dalla ricerca sui nuovi farmaci è che aumenta la possibilità che esse subiscano effetti tossici. Alcuni studi hanno stabilito che le donne mostrano effetti collaterali per il 30-40% dei casi in più rispetto ai maschi. Anche gli effetti utili possono essere diversi. L’acido acetilsalicilico in prevenzione primaria riduce l’infarto cardiaco nel maschio ma non nella femmina, dove comunque si hanno gli effetti emorragici.
Certamente si tratta di una situazione non etica a cui si sta cercando di rimediare prendendo finalmente coscienza del problema, ma c’è ancora molto da fare per tutti i farmaci mai studiati in passato nella donna, ma ancora oggi in commercio. C’è un articolo della Costituzione che stabilisca per la tutela della salute solo una declinazione al maschile?

E gli anziani?
È raro che i soggetti anziani, maschi o femmine, vengano inseriti negli studi clinici necessari per l’approvazione di un farmaco, eppure in molti campi le persone anziane ne consumano ben il 70%, particolarmente in Italia dove la popolazione è una delle più anziane d’Europa.
Le malattie cardiovascolari colpiscono il 70% di chi ha più di 65 anni, ma la presenza degli anziani negli studi clinici controllati non supera il 20%. Quindi anche in questo caso si obbligano gli anziani a utilizzare farmaci che non sono stati studiati per loro. Eppure, sappiamo che negli anziani la farmacocinetica del farmaco può essere diversa, perché i reni funzionano meno che nell’età adulta e quindi i farmaci vengono eliminati in modo ridotto per via urinaria. Non solo, ma anche il metabolismo può essere ridotto.
Anche la patologia dell’anziano è molto più complicata perché si possono accumulare più patologie soprattutto nei soggetti diabetici di tipo 2 che sono spesso legate a problemi visivi, cardiovascolari e renali. Si possono avere anche tre malattie contemporaneamente, spesso insufficienza cardiaca, artrite reumatoide o disturbi gastrointestinali.
Avendo a che fare con molti medici è frequente trovare soggetti anziani che ricevono anche 15 farmaci al giorno senza che nessuno si preoccupi di mettere ordine. Nessuno ha mai stabilito che 15 farmaci siano meglio di 10 o 10 siano meglio di 5, non esistendo studi che abbiano una base scientifica. Sappiamo invece che fra i molti farmaci somministrati e i loro metaboliti si realizzano molte interazioni di tipo cinetico e funzionale, per cui nessuno conosce l’effetto finale, mentre sappiamo che gli anziani trattati con molti farmaci sono spesso sedati e poco reattivi.

Il testo è tratto dal libro recente di Silvio Garattini: Il diritto alla salute - Le scelte coraggiose che chiedo alla politica, pubblicato dalle Edizioni San Paolo.
Il testo è tratto dal libro recente di Silvio Garattini: Il diritto alla salute - Le scelte coraggiose che chiedo alla politica, pubblicato dalle Edizioni San Paolo.

Il testo è tratto dal libro recente di Silvio Garattini: Il diritto alla salute - Le scelte coraggiose che chiedo alla politica, pubblicato dalle Edizioni San Paolo.