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Una delle casette affittate dalla società Friland nei pressi di Sappada, sulle Dolomiti friulane. All’arrivo si chiude il telefonino in un box e lo si riprende alla partenza.
Sta prendendo piede anche in Italia il weekend per staccare completamente dalla modernità. Mini-case isolate in mezzo al verde in cui è proibito portare con sé qualsiasi tipo di dispositivo elettronico. I clienti sono obbligati a consegnare il cellulare all’arrivo.
I primi a studiare con rigore scientifico gli effetti benefici delle immersioni nella natura sono stati i giapponesi. Quasi 50 anni fa, i ricercatori della Nippon Medical School di Tokyo hanno scoperto che trascorrere qualche ora in un bosco contribuisce ad abbassare i livelli di pressione sanguigna e cortisolo, l’ormone dello stress, e a stimolare il sistema immunitario. La pratica si chiama Shinrin Yoku, che si può tradurre con “bagno nella foresta”.
Se al verde si unisce la disintossicazione digitale, cioè starsene per 48-72 ore senza telefonino, pc o tablet, i benefici si moltiplicano. Come ha studiato lo psicologo David Strayer dell’Università dello Utah, bastano tre giorni nella natura senza tecnologia per aumentare le prestazioni cognitive del 50%, dormire meglio e sentirsi più soddisfatti.
Stop ai social
In altre parole, in mezzo agli alberi o stesi su un prato, senza cellulari e tablet, si contrasta quel mix di stanchezza mentale, perdita di attenzione, apatia e perfino ansia causati dall’eccesso di stimoli digitali. E si combatte la cosiddetta brain rot, “marciume cerebrale” in italiano, un’espressione recente che descrive, secondo l’Oxford English Dictionary, «il presunto deterioramento dello stato mentale o intellettuale di una persona, soprattutto come conseguenza di un consumo eccessivo di materiale (in particolare di contenuti online) considerato banale o poco impegnativo».
Può derivare per esempio dallo scrolling tra i video di Instagram e TikTok, e potrebbe provocare un peggioramento delle facoltà cerebrali, dall’attenzione alla memoria.
Si sperimenta l’astinenza
Per sperimentare uno stacco totale, in Italia è nata Friland, che propone weekend (o anche settimane) in una piccola casa nel verde, accogliente, autonoma dal punto di vista energetico, dove chiudere il cellulare in un box all’arrivo e riprenderlo alla partenza. La società, fondata da Gabriele Venier, ha importato l’idea dal Canada e oggi conta in Italia su una ventina di casette tra Veneto, Lombardia, Friuli, Trentino e, da luglio scorso, Sardegna, nei pressi di Piscinas.


Un'altra proposta di Friland nell’oasi naturale di Scivu, in Sardegna
«Le prime ore sono le più difficili, perché si entra in una sorta di astinenza da telefonino», spiega Luca Ricchi, amministratore delegato di Friland. «Poi però corpo e mente si assestano su altri ritmi e si comincia a stare meglio. Si cammina nel bosco, si fa yoga o meditazione sotto gli alberi o davanti al mare, e poi c’è tanto tempo per leggere, disegnare, scrivere i propri pensieri e, naturalmente, riassestarsi sui ritmi circadiani, ascoltare il proprio corpo, mangiare cibi sani e dormire sonni tranquilli».
Da soli o in coppia
Ma qual è il ritratto di chi sceglie di isolarsi nella natura per due o tre giorni? «La gran parte lo fa in coppia, e diventa l’occasione per condividere con il partner riflessioni profonde, senza distrazioni», continua Ricchi. «Ma c’è anche chi decide di partire da solo e non mancano padri e madri che decidono di ritagliarsi due giorni nella natura insieme al figlio o alla figlia adolescente. Ma volevamo saperne di più, così abbiamo commissionato una ricerca all’Università di Trento e Padova: i ricercatori hanno messo a punto un questionario per quantificare livelli di stress e benessere prima e subito dopo l’esperienza». Lo studio è appena iniziato e i risultati saranno resi noti a fine anno.


Una delle tiny house del circuito Unplugged, nel Regno Unito
«La maggior parte dei nostri clienti appartiene alla fascia d’età dai 25 ai 40 anni, con un picco attorno ai 30, e si tratta di una clientela generalmente colta, informata, consapevole e attenta ai bisogni del pianeta, oltre che al proprio benessere», conclude Ricchi. «Un tempo l’avremmo considerata una nicchia, invece il bisogno di staccare comincia a essere sentito da sempre più persone. E qualcuno sceglie di tornare più volte nel corso dell’anno».
Il medico Luigi Ferini Strambi: «Senza smartphone il cervello si riposa»
«Stare per qualche giorno nella natura senza tenere gli occhi incollati su uno schermo dà gli stessi benefici di una buona dormita», spiega Luigi Ferini Strambi, primario del Centro di Medicina del sonno dell’ospedale San Raffaele di Milano. «Si mettono finalmente a riposo le aree frontali e prefrontali del nostro cervello, quelle che regolano le funzioni esecutive, che entrano in azione, per esempio, quando dobbiamo valutare rapidamente i pro e i contro per prendere una decisione, o quando dobbiamo gestire le nostre emozioni per non esserne sopraffatti. Esattamente quello che succede quando dormiamo e infatti il sonno ci consente di recuperare energia». Non è un caso che proprio chi abusa dei dispositivi digitali, magari chattando o controllando i vari social fino a tardi, poi dorme poco e male. E fa anche meno vita sociale: una ricerca dell’Osservatorio scientifico della società no-profit Social warning - Movimento etico digitale (2024) ha rivelato che l’82% dei ragazzi e delle ragazze under 18 trascorre oltre cinque ore al giorno online. Molto più del tempo che passa con gli amici.
Digital detox, allora, significa anche ristabilire un equilibrio tra virtuale e vita reale. «Il 35% dei nostri ragazzi oggi soffre di disturbi del sonno e la causa è proprio la sovrastimolazione digitale», continua Ferini Strambi. «Se si va a letto con il telefonino in mano, poi non basta spegnere la luce per addormentarsi, perché il cervello continua a essere in uno stato di super eccitazione. E la prima conseguenza, una volta svegli, è il calo dell’attenzione e un aumento della distraibilità». Con ricadute anche sull’umore, perché la sovrastimolazione cerebrale alza la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress, e questo alla lunga incide negativamente sull’umore rendendoci irritabili, inquieti, più inclini a sbalzi d’umore, ansia e cadute depressive.
«Una digital detox nella natura è senz’altro una buona “terapia d’urto”, utile per riarmonizzare le aree cerebrali, riassestarsi sui ritmi circadiani e dormire un sonno davvero rigenerante», dice il medico. «Migliora anche l’umore grazie a un maggiore rilascio di serotonina, il cosiddetto ormone della felicità, dovuto all’immersione in un ambiente naturale».
A chi rivolgersi da noi e all’estero
In Italia la realtà più organizzata e simile ai precedenti internazionali è quella di Friland, che conta in Italia su una ventina di casette tra Veneto, Lombardia, Friuli, Trentino e, da luglio scorso, Sardegna, nei pressi di Piscinas.
Si può provare l’esperienza anche all’estero, per esempio con la tedesca Raus, che propone accoglienti chalet immersi nella natura e, allo stesso tempo, a poca distanza (da 40 minuti a due ore al massimo di viaggio) da città come Berlino, Amburgo, Heidelberg, Dortmund o Colonia.
Regole più severe nelle tiny house del circuito Unplugged, Regno Unito, a un paio d’ore al massimo da città come Londra, Manchester o Birmingham, oppure tra le colline del Devon o in Cornovaglia: all’arrivo gli ospiti devono chiudere i cellulari in una cassetta provvista di lucchetto. In cambio ricevono una scatola piena di libri, carta, penna e candele.
Negli Stati Uniti, invece, si può viaggiare dalla East alla West coast dormendo in una delle 1.200 Postcard Cabins distribuite in tutto il territorio, con location mozzafiato e comfort.


Una Postcard Cabin in un bosco degli Stati Uniti
Per un’esperienza ancora più estrema, si può scegliere la natura selvaggia proprio fuori dalla porta delle casette del circuito Unyoked, tra Australia e Nuova Zelanda. Un progetto che ha conquistato anche l’attore Matthew McConaughey.