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Alberto Sordi nel film del 1968 Il medico della mutua; il protagonista, Guido Tersilli, è un dottore deciso a sacrificare tutto per fare carriera e accumulare mutuati.
Mentre l’Italia fa i conti con una riforma che intende ridisegnare la figura del medico di famiglia, collocando le new entry della categoria nelle Case di comunità, negli ambulatori crescono il malcontento dei camici bianchi e le lamentele dei pazienti.
Quanti sono i medici di medicina generale? «Un po’ meno di 37mila», risponde Alessandro Rossi, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg). «Nell’arco di dieci anni ne abbiamo persi 12mila. La percentuale di quelli prossimi alla pensione è sempre più estesa e il turnover, cioè l’immissione di nuovi medici in sostituzione degli attuali, è assolutamente insufficiente». La professione sembra interessare sempre meno, vista la mole di lavoro crescente e la retribuzione non adeguata all’impegno da sostenere. «L’emergenza è più sentita in certe Regioni rispetto ad altre», dice Rossi, «in particolare in Lombardia, Trentino, in alcune zone della Toscana, della Sardegna e della Puglia. Presto dovremo affrontare un’emergenza su tutto il territorio nazionale».
Ma quali sono i diritti e i doveri dei medici di famiglia e quindi le prerogative dei pazienti? Il presidente della Società che li rappresenta fa chiarezza sull’argomento, certificando come vere o false le affermazioni di seguito.
Il medico di famiglia deve trovarsi nel proprio comune di residenza
Falso. A causa della cronica carenza, questo vincolo è stato abolito in quasi tutte le Regioni. Quindi il cittadino può scegliere, se lo trova, un dottore all’interno del territorio distrettuale o addirittura della Asl di appartenenza, ma in alternativa può spaziare nell’ambito dell’intera Regione.
I familiari hanno diritto ad avere lo stesso medico
Vero. Per le famiglie esiste il cosiddetto “diritto di prelazione”. Questa prerogativa è valida per il medico massimalista, cioè che ha raggiunto il massimale dei suoi pazienti. Ciò significa che, pur avendo superato il tetto massimo dei pazienti richiesti per legge, il medico deve accogliere i familiari di un suo paziente e concedere loro – se lo desiderano - il “ricongiungimento”, consentendo così a tutti i membri di essere curati dal medesimo dottore.
Il medico è obbligato a fare visite a domicilio
Vero e Falso. Facciamo una premessa: il rapporto tra medico di famiglia e paziente è fiduciario da entrambe le parti. Detto ciò, la richiesta di visita a casa va valutata caso per caso. Pur non essendoci un obbligo, le visite a domicilio sono contemplate tra le mansioni del medico di famiglia, specialmente se si tratta di pazienti fragili, anziani – che spesso fanno fatica a muoversi – oppure oncologici. In altre situazioni cliniche acute, come per esempio un’influenza, bisogna affidarsi alle indicazioni telefoniche del medico, sufficienti per gestire i primi giorni con la febbre. Se dopo tre-quattro giorni le condizioni non migliorano, allora il medico passerà di persona per dare una valutazione.
In ambulatorio si viene visitati anche senza appuntamento
Vero e Falso. L’appuntamento, dalla pandemia in poi, è l’unica modalità prevista negli ambulatori dei medici di famiglia. È una misura a tutela del paziente, per ridurre le possibilità di contagio negli studi, dove in precedenza si creavano sovraffollamenti spesso legati al semplice ritiro delle ricette, ora smaltito in gran parte grazie alla posta elettronica. Avere un orario preciso al quale presentarsi in ambulatorio riduce la trasmissione di virus e batteri, pericolosi specialmente per bambini e anziani, e fa guadagnare tempo a tutti. Ciò non toglie che possa presentarsi un’urgenza, come un dolore addominale o una dispnea acuta: qualunque medico di famiglia, in questo caso, trova uno spazio tra una visita e l’altra (in studi medici di gruppo ci sono spesso medici che si alternano per questo) per vedere il paziente anche se non era in agenda.
La medicina di gruppo è un’alternativa vantaggiosa
Vero. Negli ambulatori associati, i medici di famiglia mettono in comune le risorse, a vantaggio loro e dei pazienti, con modalità diverse da Regione a Regione. Hanno denominazioni e caratteristiche differenti a seconda delle zone, ma fanno tutte capo a un lavoro comune: in alcuni casi sono associazioni di 10 o anche 20 medici che insieme riescono a gestire meglio un numero elevato di pazienti, in altri è la soluzione ideale per operare sul territorio, magari in tanti piccoli Comuni sparsi, che in questo modo si aggregano non fisicamente ma funzionalmente. La medicina di gruppo ha risvolti positivi per tutti: per i cittadini significa avere un ambulatorio aperto 12 ore al giorno, con la possibilità di andare da un altro medico – in caso di urgenza - se il proprio non è disponibile. Per i medici di famiglia è l’opportunità per tagliare i costi in modo consistente: si condivide il sistema informatico – creando un’unica banca dati dei pazienti – il personale amministrativo e la segreteria. Nei casi più avanzati si creano strutture comuni a livello infermieristico, per somministrare farmaci, vaccinazioni e fare medicazioni.
Il medico di famiglia è tenuto alla reperibilità
Falso. Non parliamo di reperibilità – che non è dovuta – bensì di disponibilità. Il medico di famiglia dev’essere facilmente contattabile per telefono, anche se può non rispondere subito, specialmente nei periodi dell’anno più critici, come quello del picco influenzale, in cui è sommerso di chiamate tutto il giorno. La disponibilità richiede tolleranza da parte del cittadino e una buona organizzazione da parte del medico, che nel giro di qualche ora è comunque tenuto a richiamare il malato, quanto meno attraverso un assistente alla segreteria per capire quale sia il problema.
Fa ogni tipo di prescrizione
Falso. Alcuni farmaci rientrano in un piano terapeutico e vanno prescritti solo dallo specialista. Inoltre, per quanto riguarda gli esami diagnostici o alcune analisi, ogni Regione ha regole differenti e non sempre il medico di famiglia ha libertà di manovra. Mi riferisco per esempio alla risonanza magnetica o ai test allergologici.
Può visitare a pagamento
Vero e Falso. Il medico di medicina generale può fare visite private a una condizione: che non si tratti di un suo assistito. Inoltre, ci sono prestazioni che si pagano anche in ambulatorio, come per esempio alcune certificazioni o visite medico-sportive. Ogni Regione ha il suo tariffario, ma esiste un range di prezzo stabilito da un accordo con l’Ordine dei medici oltre il quale non si può andare.
Se si è lontani da casa, si può avere un medico “a tempo”
Vero. In genere accade per motivi di lavoro. Se ci si trova per un lungo periodo lontani dal proprio Comune di residenza, e quindi si ha bisogno di un altro medico di riferimento, - per qualche settimana o per alcuni mesi - si può richiedere l’assegnazione temporanea di un medico di famiglia all’Asl.
Il medico di famiglia risulta sottopagato rispetto al carico di lavoro che svolge
Vero. I costi di gestione sono lievitati in modo esponenziale e gli stipendi dei medici non si sono adeguati. Tenere aperto un ambulatorio, con le eventuali spese di affitto, di segreteria, di personale infermieristico, di cancelleria e di sistema informatico, è un’impresa per molti insostenibile.