I bambini che in età prescolare manifestano le prime difficoltà di lettura potrebbero beneficiare di un aiuto divertente: i videogiochi d’azione, che in un recente studio apparso sulla prestigiosa rivista Nature (marzo 2024) sono risultati un valido trattamento preventivo della dislessia.

Si normalizza la percezione dei suoni
La premessa della ricerca, condotta da un gruppo di scienziati coordinati da Sara Bertoni del Dipartimento di scienze umane e sociali dell’Università degli studi di Bergamo e pubblicata sulla rivista scientifica NPJ Science of Learning, era che, secondo studi precedenti, nei bambini dislessici la velocità di lettura può migliorare in seguito a un trattamento riabilitativo con videogiochi che stimolano l’attenzione, aspetto indispensabile per poter leggere correttamente le lettere. «Abbiamo ipotizzato che i videogiochi d’azione potessero migliorare anche la percezione dei fonemi», dice Sara Bertoni. «Questo studio di prevenzione ha coinvolto 120 bambini dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia. Un sottogruppo di essi presentava difficoltà nei prerequisiti della letto-scrittura, e quindi erano a rischio per una futura dislessia. Lo studio dimostra che con solo 20 sessioni di gioco con un videogioco d’azione da 45 minuti ciascuna si annullano specificatamente i disturbi nella percezione dei fonemi».
Utilizzato sotto controllo, il videogame è quindi uno strumento in più per aiutare i tanti bimbi (in Italia si stima cinque su cento, in prevalenza maschi) che devono affrontare la dislessia.

I quattro disturbi specifici dell’apprendimento
I disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa) sono quattro:
• la dislessia, che si manifesta con difficoltà nella lettura accurata e fluente di un testo in termini di velocità e correttezza;
• la disortografia, che è legato ad aspetti linguistici e consiste nella difficoltà di scrivere in modo corretto;
• la disgrafia, che riguarda la componente motoria della scrittura, per cui la grafia risulta difficoltosa e poco veloce;
• la discalculia, disturbo che riguarda una difficoltà nell’elaborazione dei numeri, i calcoli veloci a mente e il recupero dei risultati nelle diverse operazioni aritmetiche.

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Come far passare agli studenti l’ansia per la matematica

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Un diverso funzionamento del cervello
«Come tutti i disturbi specifici dell’apprendimento, la dislessia è un disturbo del neurosviluppo che non è causato da scarsa intelligenza, da deficit sensoriali, da problemi ambientali o psicologici e neppure da un danno organico, tanto che non è considerabile come una malattia», chiarisce Jubin Abutalebi, neurologo cognitivo e dirigente medico presso l’unità clinica di riabilitazione neurocognitiva-motoria dell’ospedale San Raffaele di Milano e professore associato di neuropsicologia all’Università Vita-Salute San Raffaele. «Si tratta quindi di un diverso funzionamento del cervello, che non impedisce del tutto la lettura, ma che richiede tempi più lunghi e un maggiore livello d’attenzione».

Anche loro leggevano con fatica
La dislessia non pregiudica la possibilità di una brillante carriera lavorativa. Ne sono esempio molti dislessici di successo: eccone alcuni nelle foto qui sotto.

I segnali tipici a casa e a scuola
Di fronte a un bambino che commette molti errori di lettura, impiega più del tempo necessario per leggere e tende a sillabare troppo le parole, genitori e insegnanti devono insospettirsi.
Ecco alcuni tipici segnali della dislessia che si manifestano a casa e a scuola:
• lentezza e difficoltà nella lettura accurata e fluente, anche dopo il normale processo di apprendimento di questa abilità;
• confusione di lettere graficamente simili, come a/e, b/d, m/n, p/q;
• incapacità di distinguere lettere che producono suoni simili, come f/v, p/b, t/d;
• durante la lettura, inversione di lettere (parto invece di prato), omissione (pato anziché prato) o aggiunta (parato anziché prato).

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A chi rivolgersi per la diagnosi
«La diagnosi di dislessia può essere formulata durante il secondo anno di scuola primaria, ossia quando il processo di acquisizione della lettura è già avvenuto», continua Abutalebi. Occorre rivolgersi al servizio pubblico regionale di competenza (che indirizzerà la famiglia a una Tsmree, cioè Tutela salute mentale riabilitazione in età evolutiva, o a una Uonpia, ossia Unità operativa di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza). Per un consulto in età precedenti, invece, si può chiedere l’elenco degli specialisti all’Associazione italiana dislessia (Aid) che ha sedi in ogni regione (l’elenco su aiditalia.org).

Gli strumenti compensativi digitali e cartacei
La dislessia è innata e non è transitoria. Accompagna quindi l’individuo per tutta la vita, anche se si modifica nell’età evolutiva.

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Per aiutare i bambini nella lettura sono importanti la logopedia e l’utilizzo di strumenti compensativi, ovvero dispositivi digitali o cartacei. «Oggi ci sono molti strumenti a disposizione di bambini e ragazzi con Dsa che consentono di proseguire gli studi e di ridurre il gap con gli altri studenti», spiega lo psicoterapeuta Andrea Novelli, ex presidente dell’Associazione italiana dislessia. «I computer hanno programmi che leggono i testi scritti e c’è anche la possibilità di fare dettati con dei software appositi. Su ogni pc ci sono poi i correttori ortografici e con i nuovi sviluppi dell’Intelligenza artificiale la vita delle persone con dislessia non potrà che migliorare. Anche le università si sono attivate, mettendo a disposizione test di ingresso adatti».