I calcoli possono generare angoscia negli studenti. Esiste l’ansia per la matematica ed è stata individuata nel 1957 dagli psicologi americani Ralph Mason Dreger e Lewis Aiken. Negli anni successivi è stata indagata e definita così: «È un sentimento di apprensione che interferisce con la manipolazione dei numeri e la risoluzione di problemi matematici sia nel contesto scolastico che nella vita quotidiana di tutti i giorni».

Perché il rendimento cala
Più è alta l’ansia per la matematica dei bambini e più la loro prestazione nella materia è peggiore, come si legge in un documento Unesco (Ansia per la matematica, 2020): «Il programma internazionale per la valutazione degli studenti (Pisa) ha valutato il rendimento scolastico di quindicenni in tutto il mondo nel 2012. In 63 di 64 sistemi educativi testati, più l’ansia per la matematica era alta e più il rendimento in matematica era basso».

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Ansia da prestazione a scuola? Meno compiti, meno gare e più empatia

Daniela Chieffo: «Ansia da prestazione a scuola? Meno compiti, meno gare e più empatia»
Daniela Chieffo: «Ansia da prestazione a scuola? Meno compiti, meno gare e più empatia»

Perché succede? «Perché i bambini e i ragazzi tendono a focalizzarsi più sulle loro preoccupazioni che sulla risoluzione dei problemi», scrivono gli esperti. «A causa dell’ansia per la matematica i bambini potrebbero essere preoccupati per la loro percezione di incapacità a svolgere il compito, potrebbero pensare alla conseguente punizione da parte dei genitori se ottengono un brutto risultato oppure possono immaginare come i compagni potrebbero reagire negativamente nei loro confronti. Queste preoccupazioni possono occupare spazio nella cosiddetta “memoria di lavoro” dei bambini e dei ragazzi, non lasciando sufficiente capacità di memoria per risolvere il problema di matematica».
I compiti di matematica più difficili generalmente richiedono più memoria di lavoro, che è la capacità cognitiva che ci permette di gestire e manipolare informazioni nella nostra mente.

Lo studio recente
Il disagio potrebbe riguardare molti studenti italiani. Di recente, è stato pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychology un piccolo studio condotto dall’Istituto Serafico di Assisi, ente ecclesiastico senza scopo di lucro, su cento ragazzi della prima classe di una scuola secondaria a indirizzo tecnico-professionale: i risultati hanno mostrato che la metà degli adolescenti esaminati sviluppava ansia per la matematica già dalle prime settimane di scuola. Il campione è ristretto e va tenuto in considerazione a livello esemplificativo, non può essere esteso all’intera popolazione scolastica. In altre parole, non possiamo dire che uno studente su due ha quel disagio ma che forse il problema è diffuso.
«Quella per la matematica è un’ansia che compare quando ci si deve confrontare con i numeri», spiega lo psicologo Gianni Lanfaloni, responsabile del Centro studi per i disturbi specifici dell’apprendimento del Serafico. «È una sorta di inquietudine che non si manifesta di fronte ad altre materie e che si differenzia da altre forme come l’ansia sociale».

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Leggere su carta: i vantaggi per il cervello dei ragazzi

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Alcune istituzioni (come Invalsi open e Save the Children) hanno lanciato l’allarme sul progressivo incremento del numero di studenti che non riesce a raggiungere la sufficienza nelle abilità di calcolo. In molti casi potrebbe derivare dall’ansia e non da una mancanza di capacità, compromettendo scelte professionali future.
L’ansia per la matematica può essere la conseguenza di ripetuti insuccessi scolastici o di una mancanza di studio guidato da bravi insegnanti. Dice Lanfaloni: «Da una parte si dovrebbe abbandonare l’idea-mito secondo cui o si ha il “pallino” della matematica o è inutile insistere nell’impararla. Non è così, tutti possono diventare amici della materia. Dall’altra bisognerebbe aumentare la consapevolezza che la dimensione emozionale ha un impatto significativo sull’apprendimento e che promuovere solo il ragionamento e la logica non rappresenta la modalità didattica più efficace».

I suggerimenti ai docenti
Nel documento Unesco si leggono questi sette suggerimenti per gli insegnanti.
1. Gli insegnanti dovrebbero aiutare gli studenti a diventare consapevoli di come i loro pensieri non pertinenti possono influenzare i loro risultati.
2. Quando gli studenti con elevata ansia matematica svolgono problemi si aspettano che accadrà qualcosa di brutto (mancanza di successi, i compagni li prenderanno in giro eccetera). Essere consapevoli dell’influenza negativa di questi pensieri può aiutare.
3. Gli insegnanti dovrebbero dare l’opportunità ai loro di studenti di parlare delle loro emozioni e dei loro pensieri relativi alle situazioni ansiose. Considerando l’impatto che pensieri ed emozioni negativi possono avere, dedicare del tempo alla discussione in classe su questi aspetti è tempo speso bene e probabilmente porta in cambio un miglioramento della prestazione dovuto al miglioramento della consapevolezza metacognitiva dei bambini.
4. Gli insegnanti dovrebbero aiutare gli studenti a capire che fare degli errori nella fase di apprendimento e nell’esercizio della matematica è assolutamente naturale e che gli errori possono persino essere di aiuto per una futura comprensione. Osservare le loro prestazioni in questo senso può aiutare a migliorare la percezione di competenza degli studenti. Riconoscere gli aspetti complessi della matematica può motivare l’interesse degli studenti verso la disciplina.
5. Gli insegnanti potrebbero aiutare gli studenti più grandi a diventare consapevoli della relazione tra pensieri, emozioni e comportamento. Una tale consapevolezza può aiutare gli alunni a sbarazzarsi dei loro pensieri negativi. Ciascuno studente potrebbe scegliere una frase da usare quando i pensieri negativi diventano troppo intensi (per esempio: «non pensare», «respira profondamente»). Tuttavia, questa strategia potrebbe non essere efficace con i bambini più piccoli (tra i sei e gli otto anni) perché non possiedono ancora un sufficiente pensiero metacognitivo.
6. Gli insegnanti potrebbero chiedere agli allievi di lavorare in piccoli gruppi e scrivere insieme quali sono i pensieri che hanno in situazioni difficili a scuola. Potrebbe essere utile includere in questa attività docenti che non insegnano matematica in modo tale che gli studenti siano liberi di esprimere i loro pensieri.
7. Gli insegnanti potrebbero fornire degli esempi di pensieri più “utili” relativi a una situazione e invitare a scriverli su un foglio. Un esempio: «Sono preoccupato/a per il compito di matematica, ma ho studiato molto questa volta e, se sto calmo/a, posso svolgerlo bene».

Il disturbo di apprendimento: la discalculia
L’ansia per la matematica non ha nulla a che vedere con la discalculia, che è uno dei disturbi specifici di apprendimento come la dislessia. Sono detti “specifici” perché si manifestano in assenza di deficit sensoriali o neurologici e riguardano singoli domini di abilità: nel caso della discalculia, gli automatismi del calcolo e dell’elaborazione di numeri. Quando vengono percepiti i primi segnali, di solito già alle elementari, è consigliabile una valutazione per arrivare a una certificazione didattica e per individuare un percorso di apprendimento.

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