La nuova sfida è non abusare dell’intelligenza artificiale (IA). Una sfida con se stessi non semplice per chi ha preso l’abitudine, al lavoro, di affidare la stesura di relazioni e di progetti a programmi basati sull’IA, come ChatGPT, Gemini o Gamma. Una sfida educativa ardua se si pensa che molti studenti europei ne approfittano per fare ricerche e traduzioni, scrivere temi e preparare le interrogazioni.
La scorciatoia però sembra avere effetti deleteri sul cervello, come ha dimostrato ora una sperimentazione del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston, una delle più prestigiose università statunitensi. Sotto esame ChatGPT, la più diffusa applicazione di intelligenza artificiale generativa, cioè capace di generare nuovi contenuti, in grado di simulare una conversazione con un essere umano (e perciò definito chat bot). I risultati sono allarmanti e hanno fatto il giro del mondo: l’uso del software potrebbe erodere il pensiero critico, inibendo la facoltà di giudicare, e limitare la capacità di apprendere. Secondo gli scienziati, chi si abitua a ChatGPT, soprattutto gli utenti più giovani, sviluppa un debito cognitivo, una difficoltà a creare concetti autonomamente.
Sembra provvidenziale il libro che Federica Mormando, psichiatra ed esperta di sviluppo cognitivo, ha appena pubblicato: Intelligenza artificiale, una mente a contatto con la nostra - Come dominarla e non esserne dominati (Red!). «Il grande pericolo, più grande del solito perché mondiale, è il possente incoraggiamento alla pigrizia», scrive l’autrice.

Federica Mormando è psichiatra, psicoterapeuta, già docente nelle università di Lugano, Bolzano e Taranto. Nel suo ultimo libro, Intelligenza artificiale, una mente a contatto con la nostra (Red!) propone antidoti e rimedi per usufruire dei vantaggi dell'Ia senza subirne conseguenze pericolose.
Federica Mormando è psichiatra, psicoterapeuta, già docente nelle università di Lugano, Bolzano e Taranto. Nel suo ultimo libro, Intelligenza artificiale, una mente a contatto con la nostra (Red!) propone antidoti e rimedi per usufruire dei vantaggi dell'Ia senza subirne conseguenze pericolose.

Federica Mormando è psichiatra, psicoterapeuta, già docente nelle università di Lugano, Bolzano e Taranto. Nel suo ultimo libro, Intelligenza artificiale, una mente a contatto con la nostra (Red!) propone antidoti e rimedi per usufruire dei vantaggi dell'Ia senza subirne conseguenze pericolose.

La ricerca del Massachusetts Institute of Technology
I ricercatori del Media Lab del Mit hanno reclutato 54 persone di età compresa tra i 18 e i 39 anni e li hanno suddivisi in tre gruppi:
• al primo era assegnata la stesura di tre brevi saggi senza alcun ausilio tecnologico;
• il secondo poteva utilizzare solo il motore di ricerca Google;
• il terzo aveva accesso anche a ChatGPT.
È stato utilizzato un elettroencefalogramma per registrare l’attività cerebrale dei partecipanti in 32 regioni del cervello e si è scoperto che, dei tre gruppi, gli utenti del chat bot presentavano il minore coinvolgimento cerebrale e «ottenevano costantemente risultati inferiori a livello neurale, linguistico e comportamentale». Nel corso di diversi mesi, sono diventati più pigri a ogni elaborato successivo, ricorrendo spesso al copia e incolla alla fine dello studio.
L’articolo sulla ricerca non è ancora stato sottoposto a peer review (la revisione tra pari è un metodo per valutare la validità di un lavoro scientifico), ma l’autrice principale, Nataliya Kosmyna, ha ritenuto importante pubblicare i risultati per sollevare la sua preoccupazione.
«Ciò che mi ha davvero motivato a parlarne subito», ha detto al settimanale Time, «è che temo che tra 6-8 mesi qualche politico decida: “Facciamo la scuola materna GPT”. Penso che sarebbe negativo e dannoso. I cervelli in via di sviluppo sono quelli a più alto rischio».

L’illusione di avere un rapporto con qualcuno
Mentre questi strumenti offrono opportunità senza precedenti di migliorare l’accesso alle informazioni, il loro potenziale impatto sullo sviluppo cognitivo richiede una riflessione attenta. Nel libro di Mormando si parla anche di limitazioni della fantasia e del linguaggio e della diminuita attivazione dei neuroni specchio, responsabili dell’empatia, che si accendono quando osserviamo gli altri esseri umani. «L’intelligenza artificiale», spiega la psichiatra, «si consulta per avere con immediatezza informazioni di ogni tipo, ma anche per ricevere consigli personali, fino ad arrivare a stabilire un “dialogo” quotidiano, come fosse un’amica o, peggio ancora, una guida o una psicologa». Il rischio è l’illusione di avere una relazione con qualcuno, che invece non ha alcun rapporto con noi perché è solo il prodotto di un algoritmo.

I consigli su come educare le menti dei minori
La psichiatra offre quindi qualche consiglio (che vale anche per gli adulti) su come educare le menti dei più piccoli perché non diventino dipendenti dall’universo digitale, partendo da un principio: non vietare la tecnologia, ma accompagnare all’uso consapevole, costruendo nel tempo capacità di pensiero critico e autonomia mentale.

La copertina del libro di Federica Mormando, pubblicato da Red!
La copertina del libro di Federica Mormando, pubblicato da Red!

La copertina del libro di Federica Mormando, pubblicato da Red!

Ascoltare. Lo sviluppo del linguaggio coincide con quello del pensiero. E la capacità linguistica è influenzata dall’ambiente, da come le espressioni del bambino, anche non verbali, vengono ascoltate con interesse e da come il bambino riceve quelle dell’adulto, oltre che da quanto gli è permesso di esprimersi. Un bimbo non ascoltato perde rapidamente la voglia di comunicare. Ed è quello che succede quando un bambino dipende dalla voce di un computer.
Promuovere l’autonomia. Se i bambini hanno la possibilità di sperimentare la gioia del riuscire a fare da soli, sarà più difficile che poi siano contenti di ricevere le cose già confezionate da altri, siano i genitori o l’intelligenza artificiale. Gli adulti non devono fare le cose al posto loro ma supportarli perché diventino autonomi. «Aiutami a fare da solo!», è il fondamento della pedagogia di Maria Montessori.
Incoraggiare il pensiero critico. Per pensare in modo critico bisogna mettere in discussione le informazioni che abbiamo immediatamente a disposizione. Da dove viene questa affermazione? Su quali dati si fonda? Chi la contesta? Per questo tipo di ricerche Google, se ben usato, può essere utile. Va coltivata l’abitudine a dubitare di quanto viene diffuso, a cercare le fonti, ad avere un giudizio personale.
Indirizzare alla spiritualità. La spiritualità è la naturale tensione verso un significato della vita oltre le apparenze e può coincidere o meno con la fede. Trasmettere ai bambini fin da piccoli la consapevolezza che esiste qualcosa che va oltre la quotidianità li rende meno propensi a dare eccessiva fiducia alle esternazioni dell’intelligenza artificiale, che non è dotata di coscienza e quindi di spiritualità.
Coltivare la creatività. È essenziale stimolare un uso della fantasia e dell’immaginazione finalizzato a realizzare cose nuove e utili, pungolare la curiosità di bambini e ragazzi, incoraggiando l’esplorazione e la sperimentazione. Non meno importante: festeggiare gli errori come occasioni per imparare.