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La più grande minaccia globale del secolo per la salute umana. Pandemia silenziosa. Una guerra invisibile che si combatte sulla nostra pelle. Viene descritto con espressioni simili il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, con cui si intende la resistenza agli antibiotici di quei batteri che sviluppano capacità di fronteggiare i farmaci prodotti per annientarli.
A me è sempre sembrata una metafora della vita come forza prorompente. Immagino le nostre pilloline quali argini che il fiume in piena della natura travolge, lasciandoci esterrefatti e inermi. (...) I deboli muoiono, i super germi tengono testa ai farmaci, si moltiplicano e trasmettono i loro geni, creando plotoni di microbi agguerriti che non riusciamo più a bloccare. Fanno anche di meglio: si scambiano i geni più potenti tra loro, con un’attitudine a fare rete, al gioco di squadra da cui noi, che ci autodefiniamo “esseri superiori”, avremmo da imparare.
Un italiano su due non conosce il problema
Ora sui tavoli di noi medici e dei politici c’è un rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni unite che non potrebbe essere più chiaro: l’uso eccessivo di antibiotici che abbiamo fatto nelle case, negli ospedali, negli allevamenti e in agricoltura sta alimentando batteri che non vengono più debellati dai vecchi farmaci e che potrebbero uccidere dieci milioni di persone ogni anno entro il 2050. Più del Covid, tanto quanto i decessi causati dal cancro.
Del problema, purtroppo, c’è scarsa consapevolezza. Prova ne è il fatto che un italiano su due non ne ha mai sentito parlare. Eppure, questo fenomeno costituisce la più grave emergenza sanitaria che ci tocca fronteggiare. In potenza può interessare me, voi, ogni giorno: i bambini all’asilo, gli atleti che praticano sport, gli adolescenti che fanno un piercing o un tatuaggio, gli anziani nelle case di riposo, i malati negli ospedali.
Il fenomeno riguarda da vicino proprio il nostro Paese, dove la resistenza agli antibiotici si sta rivelando tra le più elevate al mondo. «Le infezioni resistenti ai farmaci antimicrobici provocano ogni anno oltre 35mila decessi nelle nazioni europee e purtroppo circa un terzo di questi decessi avviene in Italia», ha detto senza mezzi termini il ministro della Salute nel 2023.
I punti chiave da tenere a mente
Il mio libro, Gli antibiotici e la più grande minaccia del secolo, si chiude con un decalogo di consigli. Spero che sia utile per ricordare che i farmaci sono il simbolo del nostro progresso ma che si ritorcono contro di noi se li adoperiamo nel modo sbagliato.


Il testo è tratto dal libro dell’infettivologa Giulia Marchetti Gli antibiotici e la più grande minaccia del secolo (Sonzogno)
1. Gli antibiotici sono prescrivibili solo dal medico, di famiglia o specialista, e si possono acquistare in farmacia con ricetta medica.
2. Se il medico non vi prescrive un trattamento antibiotico, non insistete: ritiene che la vostra infezione non sia di origine batterica, oppure pensa che possiate guarire senza farmaci.
3. Se avete il raffreddore, la tosse o il mal di gola, nella maggior parte dei casi si tratta di infezioni virali delle alte vie respiratorie, che di solito guariscono in meno di una settimana. Come ripeteva spesso scherzando il giornalista scientifico Piero Angela, ci si può curare prendendo una buona dose di “acp”: aspetta che ti passa.
4. Se avete la febbre, non è detto che siate stati colpiti da un’infezione batterica: l’aumento della temperatura corporea è il segno che l’organismo reagisce. Monitorate la situazione in caso di febbre alta, sopra i 38,5 gradi, e consultate il medico se la situazione non migliora dopo due-tre giorni.
5. Se vi vengono consigliati un tampone faringeo o un’analisi del sangue, fateli: sono esami utili per identificare il tipo specifico di batterio che sta procurando un’infezione e quindi per scegliere la migliore terapia per il vostro problema.
6. Se il medico vi prescrive un trattamento antibiotico per un determinato numero di giorni, non interrompetelo prima: bisogna terminare il ciclo farmacologico in modo da non lasciare sopravvissuti, che potrebbero duplicarsi sviluppando resistenza a quell’antibiotico che avete assunto. In maniera opposta ma ugualmente sbagliata, non continuate l’antibiotico oltre i giorni che vi sono stati indicati. Sarebbe inutile per combattere l’infezione e aumenterebbe il rischio di effetti avversi agli antibiotici.
7. Se avete antibiotici in casa, non usateli senza aver prima chiesto un parere medico. Gli antibiotici non sono medicine universali, anche se ne esistono ad ampio spettro, cioè che esercitano la loro azione su un vasto numero di germi. Ogni molecola svolge un’azione mirata verso determinate classi di patogeni. Alcuni antibiotici impediscono ai batteri di svolgere funzioni vitali, come fabbricare proteine essenziali per la loro sopravvivenza; altri distruggono la parete che li protegge come una scatolina, ma ogni microrganismo ha un proprio modello di scatolina. «Usare gli antibiotici sbagliati è utile quanto provare a mangiare il brodo con una forchetta o tagliare il torrone duro con il cucchiaino da caffè», scrive la biologa e giornalista scientifica Barbara Gallavotti nel libro Le grandi epidemie (Donzelli Editore, 2019).
8. Gli antibiotici vanno presi con raziocinio, senza però cadere nell’eccesso opposto, che porta alcuni a non prenderli quando sono prescritti. Le infezioni batteriche sono pericolose e noi abbiamo un’arma straordinaria per combatterle. Un’otite trascurata o una polmonite lasciata progredire possono trasformarsi in condanne a morte.
9. Quando il medico prescrive una cura antibiotica per bocca, assumere contemporaneamente integratori di lattobacilli, reperibili in tutte le farmacie, sembra ridurre le possibilità di sviluppare disturbi intestinali.
10. Fate i vaccini che sono disponibili. Sono la nostra arma di prevenzione migliore per non ammalarci di patologie che poi potrebbero richiedere pesanti cicli antibiotici. Per gli anziani è consigliato caldamente il vaccino che protegge contro le infezioni causate dal batterio Streptococcus pneumoniae, il principale responsabile della polmonite, oltre che di meningite e otite.