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A soli 28 anni la mia vita è stata segnata da una diagnosi dura: adenocarcinoma papillare alla tiroide. Dopo l’asportazione della ghiandola, i medici mi hanno prospettato la terapia con radioiodio. Vorrei sapere di che cosa si tratta, quali effetti collaterali dà e soprattutto se può compromettere la fertilità.
Alessandra S., Novara
La risposta di Lidija Antunovic, medico nucleare presso l’unità operativa di Medicina nucleare dell’ospedale San Raffaele di Milano
Cara Alessandra, lei ha avuto la diagnosi di un tumore ben differenziato della tiroide. Questa patologia per la sua natura ha un’ottima prognosi nella stragrande maggioranza dei casi. In alcuni pazienti selezionati, dopo l’intervento chirurgico è previsto un ciclo di terapia radiometabolica con lo iodio 131. Lo scopo di questo trattamento è l’eliminazione del residuo della tiroide e di altri eventuali focolai di malattia che in questo modo vengono “bruciati”. Il trattamento si esegue in regime di ricovero protetto, perché lo iodio è radioattivo. Durante il ricovero non si ricevono visite esterne e bisogna aspettare alcuni giorni, poiché la radioattività scenda sotto una certa soglia che gli specialisti del reparto dove sarà ricoverata controlleranno, per poter tornare a casa e avere contatti con i propri familiari.
La terapia si assume per bocca. Gli effetti collaterali sono pochissimi, alcune persone avvertono disturbi gastrici e qualche volta episodi di vomito oppure un leggero mal di testa. Questi sintomi sono di breve durata e vengono trattati con successo con terapia medica. Durante o subito dopo la dimissione, in base a come è organizzata l’attività del reparto in cui sarà ricovera, si effettua anche un esame scintigrafico per vedere dove è andato a fissarsi lo iodio.
Dopo questa terapia per il suo endocrinologo sarà più facile seguire l’andamento di alcuni esami del sangue, che lei dovrà ripetere regolarmente durante il follow-up. In una piccolissima percentuale di casi, in base agli esami di controllo, qualche volta si rende necessario effettuare anche un secondo trattamento radiometabolico, ma in ogni caso questo non la esporrebbe ad alcun rischio particolare.
La terapia con radioiodio è un trattamento assolutamente sicuro e semplice da eseguire, ben tollerato e soprattutto non ha alcun impatto sulla fertilità a lungo termine. Questo tipo di trattamento si utilizza da molti decenni e l’evidenza scientifica non ha rilevato una riduzione di fertilità nei soggetti trattati, sia maschi che femmine.
Bisogna rispettare alcune precauzioni nel periodo immediatamente successivo al trattamento. In particolare, non bisogna intraprendere una gravidanza per almeno sei mesi dopo la terapia. Tuttavia, una volta passato questo periodo, non ci sono assolutamente problemi e una donna può ritornare alla sua vita normale, anche rimanendo incinta.