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L'iperico è utile per alcuni tipi di disturbi psichici (illustrazione di Getty Images)
Sono a base di piante, ma non si vendono in erboristeria. Si tratta dei farmaci vegetali o fitomedicamenti (dal greco phytos, pianta), ancora poco conosciuti e spesso confusi, a torto, con gli integratori. Invece sono medicinali a tutti gli effetti, si trovano sugli scaffali della farmacia e seguono lo stesso iter di autorizzazioni degli altri a base di molecole sintetizzate in laboratorio, come può essere il paracetamolo o il pantoprazolo. Queste autorizzazioni, a loro volta, sono basate su studi scientifici che ne comprovano l’efficacia e la sicurezza di utilizzo.
Come sono ottenuti i farmaci vegetali? «Usando come principi attivi esclusivamente preparazioni di piante medicinali», spiega Marco Biagi, che è ricercatore all’Università degli studi di Parma e anche segretario generale della Società italiana di fitoterapia. «Il principio attivo, cioè la sostanza che cura il problema fisico, non è una sostanza creata in laboratorio, come accade per i medicinali di sintesi (i più comuni), ma un fitocomplesso, un mix di molecole vegetali sotto forma di estratto secco, liquido oppure oli essenziali o, a volte, anche la semplice polvere della “droga”, che in farmacognosia identifica la parte della pianta, allo stato secco, che viene usata in medicina».
Sollievo a lungo termine per l’intestino irritabile
In Italia il mercato è ancora di nicchia, con una cinquantina di prodotti in commercio, però si sta espandendo, perché è forte l’interesse dei consumatori verso il mondo naturale e perché la comunità scientifica comincia ad apprezzarne sempre di più i vantaggi nelle terapie.
Tra i farmaci vegetali senza bisogno di prescrizione medica, spiccano quelli della casa farmaceutica tedesca Schwabe Group, gruppo tedesco leader mondiale del settore, dall’antistress al medicinale per l’intestino irritabile, mentre Bayer ne ha recentemente lanciato uno per i disturbi gastrici ricorrenti e altre multinazionali del farmaco sono interessate al settore.
Gli effetti su più fronti nell’apparato digerente
A essere interessante è l’azione diversa sul nostro organismo rispetto ai medicinali classici monomolecolari. I farmaci vegetali, infatti, sono caratterizzati dal cosiddetto effetto multi-target, come spiega Biagi: «Un principio attivo monomolecolare ha un preciso obiettivo, definito “target biologico”, mentre il fitocomplesso contenuto nei medicinali vegetali opera su più fronti. Questo significa che la sua azione è meno specifica, ma a volte vantaggiosa».
In altre parole, un farmaco classico può far passare subito, per esempio, i crampi addominali, mentre un farmaco vegetale magari non avrà un’azione immediata ma eserciterà un beneficio costante nel lungo periodo sull’apparato digerente. Per questo vengono studiati i farmaci vegetali per le condizioni croniche, quando i sintomi vanno tenuti a bada nel tempo e la patologia messa a freno.
I flebotonici per la cura delle gambe gonfie
Tra i medicinali vegetali più utilizzati in Italia ci sono i flebotonici, terapie per curare l’insufficienza venosa lieve e moderata. La condizione è provocata dalla difficoltà del sangue nel ritornare dalle vene periferiche delle gambe al cuore e si acuisce d’estate, per il caldo, con le gambe che diventano doloranti e gonfie. «I flebotonici sfruttano l’effetto di sostanze (saponine triterpeniche o flavonoidi o antocianosidi) estratte da piante medicinali come ippocastano, centella, buccia di agrumi o mirtillo nero», spiega Biagi. «Hanno la capacità di contrastare l’edema, hanno azione antinfiammatoria e proteggono la struttura della vena».
Il geranio africano contro il raffreddore
Un altro esempio è il farmaco anti-raffreddore a base di Pelargonium sidoides, noto come geranio africano. Oltre ad agire contro la congestione nasale, come fanno i medicinali di sintesi comunemente venduti in farmacia, ha un’azione ad ampio spettro: modula il sistema immunitario, svolge attività antivirale e stimola il movimento delle ciglia che tappezzano la mucosa nasale e funzionano come barriere antigermi.
I principi attivi per favorire il rilassamento addominale
Ci sono farmaci vegetali a base di olio essenziale di cumino ed estratto di menta che combattono i disturbi gastrointestinali, dal gonfiore alla sindrome del colon irritabile, stimolando la digestione e favorendo il rilassamento addominale. E contro l’iperplasia prostatica benigna si ricorre a un fitofarmaco a base di Serenoa repens, estratta da una palma. Ha un effetto più blando dei farmaci tradizionali, ma produce meno effetti collaterali.
«Alcuni medicinali vegetali, infine, si usano nel trattamento dei disturbi legati allo stress, come affaticamento e difficoltà di concentrazione, dei problemi del sonno, dell’ansia e della depressione lievi o moderate», puntualizza Marco Biagi. «Vengono spesso scelti dal medico prima di ricorrere alle benzodiazepine perché, al contrario di queste ultime, non danno assuefazione e dipendenza».
Come avvengono le autorizzazioni dell’Aifa
Quando si sceglie un farmaco vegetale, si ha la certezza di contare su principi attivi efficaci e sicuri. Perché questi prodotti, analogamente ai farmaci di sintesi, devono passare l’esame dell’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, e dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco che autorizza la distribuzione sul mercato.
I medicinali vegetali ricevono numerosi controlli di qualità, nota Biagi: «Partono dal campo, dalla coltivazione della pianta medicinale, per verificare la definizione botanica e l’assenza di contaminanti e pesticidi, coinvolgono la raccolta, i processi di trasformazione ed estrazione, e la parte successiva, come la definizione degli estratti, la standardizzazione e la riproducibilità, per verificare che ogni dose abbia la giusta quantità di principio attivo e che sia del tutto sicuro. Perché naturale non è sempre sinonimo di innocuo».
Ma c’è di più: i farmaci vegetali registrati in Italia e i fitocomplessi che li compongono sono continuamente studiati e i dati sulla loro efficacia sono costantemente aggiornati.
Con la ricetta per la depressione e per l’iperplasia prostatica
Ricetta o non ricetta? Dipende. «I farmaci vegetali, come quelli tradizionali, seguendo lo stesso iter degli altri possono essere venduti dietro ricetta medica oppure non avere obbligo di prescrizione (Sop) o essere catalogati come Otc, over the counter, i classici farmaci da banco, acquistabili liberamente nelle farmacie o nelle parafarmacie», dice l’esperto. «Per esempio, per il farmaco vegetale a base di iperico, la pianta medicinale più studiata per la terapia della depressione, o quello per l’iperplasia prostatica benigna con Serenoa serve la ricetta medica, mentre il prodotto contro il raffreddore con Pelargonium sidoides è un medicinale da banco».
La differenza con rimedi erboristici e integratori
È importante non confondere i farmaci vegetali con gli integratori a base di erbe e le tisane.
• I medicinali vegetali hanno lo stesso iter di autorizzazioni di quelli di sintesi e devono soddisfare tutti i requisiti di qualità produttiva di un qualunque farmaco. Per definizione, sono usati allo scopo di ripristinare; gli integratori alimentari, invece, anche quelli a base di piante che contengono estratti vegetali in forme concentrate e predosate, sono pensati, sviluppati, e usati, a fianco di una dieta completa e equilibrata, per supportare funzioni fisiologiche e quindi mantenere la salute; non possono vantare attività terapeutica e l’ambito di pertinenza è quello alimentare e non farmaceutico. Va detto che nel grande gruppo degli integratori alimentari convivono rimedi molto diversi tra loro. Solo in Italia ne sono registrati 60mila, un folto gruppo che può contenere prodotti validissimi e formule di bassa qualità create per puro marketing.
• Pur essendo realizzati con le piante, i farmaci vegetali non hanno nulla a che vedere con i rimedi erboristici, cioè con le preparazioni a base di foglie, fiori o radici essiccate e frantumate, utili per preparare tisane o decotti. Il loro contenuto in principi attivi è legato alle materie prime impiegate, alla loro corretta conservazione e alle modalità di preparazione. Non esiste un dosaggio definito e non c’è efficacia documentata in modo misurabile.