La rieducazione di chi è detenuto ha un fondamento neurologico, oltre che morale. Il cervello non è immutabile, al contrario: la sua qualità straordinaria è la plasticità, una parola con cui si intende la capacità di cambiare nel tempo, di modificarsi a qualsiasi età. Questo vale, è ovvio, in linea teorica e per le persone che non soffrano di specifiche patologie psichiatriche o le cui funzioni superiori non risultino compromesse.

Le strade dei neuroni
«Ogni nuova esperienza che facciamo e ogni nuovo pensiero lasciano una traccia fisica», spiega Antonio Cerasa, neuroscienziato dell’Istituto di ricerca biomedica del Cnr di Messina. «Le idee che abbiamo e le decisioni che prendiamo sono segnali elettrici e chimici che corrono lungo le cellule nervose, i neuroni, uniti da piccolissimi ponti, le sinapsi. Frequentando le persone, leggendo o andando al cinema, noi cambiamo i circuiti dei neuroni e aggiungiamo sinapsi».
I geni non stabiliscono tutto. Dire che uno «è fatto così e non cambierà mai» può essere sbagliato anche dal punto di vista scientifico. Perfino il cervello di un assassino potrebbe essere molto diverso vent’anni dopo.

Arricchire il carcere
Il vero problema è come far sì che la reclusione porti a un miglioramento, riducendo il rischio di reiterare il reato. Secondo
una serie di studi, i regimi penitenziari più severi sono correlati a un aumento dei tassi di recidiva. «Una spiegazione per questa contraddizione potrebbe essere che il carcere spesso va considerato un ambiente impoverito, che può influenzare negativamente la funzione cerebrale», si legge nel Manuale di Neurologia Clinica, aggiornato online ad agosto del 2023.
Per impoverito si intende un luogo in cui ci sono poche sfide cognitive, in cui l’interazione sociale significativa è ridotta e le giornate trascorrono intorno a un letto, sedentarie. Una situazione del genere nuoce al cervello. Per questo, si legge nel Manuale, «un ambiente carcerario arricchito può avere più successo». In questo senso, assume rilievo anche l’attività dei volontari penitenziari.

Etica e ben essere

Come diventare volontari penitenziari

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«Io, volontaria in carcere, ho imparato che l’amore ci cambia»

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