L’idea era quella di offrire un servizio ancora assente in Italia, ma diffuso nei Paesi anglosassoni, la cosiddetta concierge medicine. È un’assistenza sanitaria privata su misura, in cui i pazienti hanno un rapporto costante con un medico curante, a fronte di una quota versata periodicamente. Un po’ quello che, sulla carta, dovrebbe fare (gratuitamente) il medico di famiglia, una professione importantissima ma purtroppo spesso svilita da troppa burocrazia e poche risorse.
Con questa idea nel 2019 Massimo Pietracaprina, manager di lungo corso in ambito sanitario, ha fondato, insieme a un gruppo di soci, MD Concierge. E il progetto iniziale si è ben presto evoluto, con un’accelerazione tutta tecnologica, arricchendosi di un ecosistema di medicina digitale, con il servizio Active care. La famosa telemedicina, che stenta a diventare realtà nel servizio pubblico, nonostante 1,5 miliardi di fondi stanziati dal Pnrr.

Salute e medicina

Cristina Messa: «La chiave per migliorare la sanità italiana? La telemedicina sociale»

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Massimo Pietracaprina, in che modo la vostra concierge medicine si differenzia da altri servizi di assistenza medica disponibili per i privati?
«Alla base, da noi, c’è un medico internista che raccoglie tutte le informazioni sanitarie sulla persona, prepara un piano di prevenzione, compila una cartella clinica personale e fa organizzare dalla personal care assistant la prenotazione delle visite, anche quelle specialistiche. È una specie di medico tutor, che si tiene in costante contatto con il suo paziente. Un approccio proattivo, non reattivo come quello offerto per esempio dai centri poliambulatoriali privati, a cui ci si rivolge quando si ha già un problema di salute».

Voi vi rivolgete alle aziende. Di che tipo?
«Sono aziende che vogliono offrire una prevenzione efficace e un’assistenza sanitaria completa come benefit ai manager e alle loro famiglie: quindi, si parla soprattutto di grandi aziende. Per citare qualche nome: Snam, Mediaset, Moncler o Tim. È peraltro un benefit che, rispondendo alle regole del welfare, non è imponibile, né fiscalmente, né contributivamente».

Massimo Pietracaprina, classe 1959, è amministratore delegato e fondatore di MD Concierge. Vanta una lunga esperienza come manager nel settore sanitario: è stato direttore Risorse umane presso il gruppo ospedaliero San Donato e, sempre a Milano, presso lo Ieo-Istituto europeo di oncologia, il Centro cardiologico Monzino e l’Istituto clinico Humanitas.
Massimo Pietracaprina, classe 1959, è amministratore delegato e fondatore di MD Concierge. Vanta una lunga esperienza come manager nel settore sanitario: è stato direttore Risorse umane presso il gruppo ospedaliero San Donato e, sempre a Milano, presso lo Ieo-Istituto europeo di oncologia, il Centro cardiologico Monzino e l’Istituto clinico Humanitas.

Massimo Pietracaprina, classe 1959, è amministratore delegato e fondatore di MD Concierge. Vanta una lunga esperienza come manager nel settore sanitario: è stato direttore Risorse umane presso il gruppo ospedaliero San Donato e, sempre a Milano, presso lo Ieo-Istituto europeo di oncologia, il Centro cardiologico Monzino e l’Istituto clinico Humanitas.

Poi c’è stata l’evoluzione digitale.
«Sì, nella primavera del 2021, con la pandemia da coronavirus, ci veniva chiesta l’assistenza anche in telemedicina, da remoto, per tutti gli altri dipendenti. E così abbiamo sviluppato anche Active care, che ha avuto una crescita molto rapida, tanto che oggi conta oltre 15mila assistiti».

Come funziona?
«È un ecosistema digitale, con un’applicazione di ultima generazione e un’équipe medica disponibile 24 ore al giorno per sette giorni su sette. I clienti hanno la possibilità di chiamare illimitatamente, per un semplice consulto, una televisita o una seconda opinione».

Tra l’altro, date una mano alla sanità pubblica, evitando di intasare i pronto soccorso
«Esattamente, facciamo il triage da casa, tranne che per le emergenze, per le quali è sempre corretto affidarsi al servizio pubblico, che in Italia è molto efficace».

E poi voi avete in mano la storia clinica del paziente.
«Il medico ha davanti a sé il Fascicolo sanitario digitale di chi chiama, con i referti diagnostici e le eventuali terapie in corso. Se è il caso, dopo il video-consulto il medico suggerisce un’ulteriore televisita con uno specialista. Abbiamo anche ambulatori sul territorio e possiamo fare visite a domicilio».

Un mondo, una salute

Diritti e doveri dei medici di famiglia

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Puntate anche sulla prevenzione?
«La mettiamo al primo posto. Con Active care, andiamo noi nelle aziende – con i nostri medici – per le campagne di prevenzione: cardiologiche, dermatologiche, senologiche e tante altre».

Come selezionate i medici?
«Molti di noi hanno una lunga esperienza in ospedali come l’Humanitas, lo Ieo-Istituto europeo di oncologia e il gruppo San Donato. Per prima cosa abbiamo individuato i membri dell’advisory board, il comitato scientifico, che a sua volta è coinvolto nella selezione dello staff medico. È un board che conta nomi come Massimo Colombo, uno dei più illustri epatologi a livello internazionale, Alessandro Repici, gastroenterologo di eccellenza e pioniere dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’endoscopia, Virgilio Sacchini, senologo presso lo Sloan Kettering di New York, solo per citarne qualcuno».

Parliamo dei costi del servizio.
«Per le aziende facciamo accordi che dipendono anche dal numero di dipendenti. Per un privato il costo della medicina digitale è inferiore a quello di un caffè al giorno. E stiamo parlando del costo per un numero illimitato di consulti, con l’assistenza 24 ore al giorno dei nostri medici. Chiaramente, se poi è necessario l’intervento di uno specialista particolare, garantiamo la video-visita entro le 24 ore ma ha un costo a parte».

Sul sito di Active care si trovano anche psicologi online: fanno solo consulti o anche psicoterapie?
«Fanno anche psicoterapie individuali, di coppia, per la famiglia...».

Qual è la sua opinione sul Sistema sanitario nazionale? È in crisi, molti lo considerano insostenibile per i conti pubblici e lo vedono destinato a garantire sempre meno prestazioni.
«La sanità pubblica è stata una grande conquista del nostro Paese e mi auguro che riesca a tenersi al passo con i tempi. Il fatto è che si pensa al Servizio sanitario nazionale soprattutto in termini di carenze, ma non si riflette su come è cambiato il mondo attorno. Pensiamo soltanto all’invecchiamento della popolazione, che fa aumentare la richiesta di cure, alla prevenzione o all’evoluzione delle apparecchiature, che sono molto più sofisticate e meno invasive. Oggi abbiamo robot che fanno operazioni con una precisione micrometrica, permettendo un recupero dei pazienti rapidissimo. Fino a pochi anni fa il tempo d’invecchiamento di una macchina era di sette anni, ora dopo tre anni è obsoleta. Tutte queste cose comportano però dei costi enormi. Il Sistema sanitario nazionale o riesce ad affrontare questi costi con una struttura più efficiente e tecnologicamente avanzata, oppure bisognerà finanziare la sanità pubblica ulteriormente, ma queste sono scelte che dovrà affrontare la politica».