Il Policlinico di Milano si trasforma in una cittadella della salute, ispirata ai principi della neuroarchitettura. La disciplina nasce dall’incontro tra neuroscienze, psicologia ambientale e architettura, con l’obiettivo di progettare edifici che facciano bene al cervello, sostenendo la salute mentale e fisica delle persone che li abitano o li frequentano.
Il progetto del Policlinico è firmato dallo studio di Stefano Boeri, l’archistar che ha realizzato nel capoluogo lombardo il pluripremiato Bosco verticale, con la partecipazione di Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra. Quel che colpisce subito è il polmone verde che sovrasterà la struttura ospedaliera. Sul tetto del building centrale è prevista la realizzazione di un “giardino pensile lussureggiante”, com’è descritto, di oltre settemila metri quadrati. Al suo interno saranno previsti percorsi di riabilitazione, aree relax per familiari e operatori, laboratori come gli orti terapeutici, zone dedicate alla pet therapy o al fitness per anziani e donne in gravidanza.

Sempre ispirandosi alla neuroarchitettura, l’ospedale sarà inondato di luce naturale e avrà pareti colorate. Ma sarà anche uno spazio altamente tecnologico, con un’organizzazione logistica per facilitare i percorsi del personale e ridurre i tempi di attesa dei pazienti. In più, al piano terra, una galleria con negozi, spazi espositivi e caffetterie aperte alla città, famiglie, impiegati in pausa pranzo e studenti.
Matteo Stocco, direttore generale del Policlinico di Milano, comunica che una prima inaugurazione, dei due edifici dedicati alle degenze, è prevista tra dicembre 2025 e gennaio 2026, mentre a marzo 2026 si completerà l’opera con la piantumazione del giardino pensile.

Matteo Stocco, biologo e manager della sanità, classe 1968, direttore generale del Policlinico di Milano
Matteo Stocco, biologo e manager della sanità, classe 1968, direttore generale del Policlinico di Milano

Matteo Stocco, biologo e manager della sanità, classe 1968, direttore generale del Policlinico di Milano

Direttore Stocco, qual è la sfida più grande di questa nuova opera?
«Duplice: innovare senza disperdere il patrimonio e non interrompere il servizio ai pazienti. Abbiamo voluto un progetto avveniristico per uno degli ospedali più antichi d’Italia, fondato dal duca Francesco Sforza nel 1456. Con 25mila metri quadrati di superficie tra pronto soccorso, padiglioni e reparti di degenza nel cuore del capoluogo lombardo, a due passi dall’Università degli Studi, ogni giorno ci prendiamo cura di circa cinquemila pazienti. Con fiori all’occhiello come l’eccellenza dei servizi per l’area materno-infantile della clinica Mangiagalli e della De Marchi, e di reparti specialistici per malattie rare, gastroenterologia, trapianti, epatologia, oculistica, ematologia e medicina del lavoro, oltre a tecnologie di ultima generazione sia per la diagnostica sia in ambito chirurgico, che agevolano il lavoro dei nostri professionisti».

A Milano, dove esistono 31 ospedali tra strutture pubbliche, convenzionate e cliniche specialistiche, serviva un nuovo ospedale?
«Sì, serviva un Policlinico più moderno, accogliente ed efficiente. Un progetto ambizioso, ne sono sempre stato consapevole, ma preparato con grandissimo impegno da parte di tutti e con il coinvolgimento del personale sanitario: da dove posizionare le prese elettriche a quanti tubi di ossigeno far installare, nessun dettaglio è stato trascurato. Era indispensabile il parere di chi lavora sul campo, come quello delle 110 associazioni del terzo settore che storicamente collaborano con il Policlinico per l’accompagnamento dei malati, l’assistenza dei pazienti fragili o soli, le attività con i bambini e con le neomamme».

I costi?
«Il progetto è costato finora 260 milioni di euro, e sono orgoglioso di dire che la spesa è stata in gran parte coperta grazie alla messa a reddito delle storiche proprietà immobiliari del Policlinico. Per il resto, con finanziamenti pubblici provenienti dal ministero della Salute e di Regione Lombardia».

Quali saranno le principali novità della cittadella della salute?
«Il cuore è nel Central Building, il grande edificio centrale che stiamo inaugurando, realizzato in materiali ecosostenibili e antisismici dove, dislocati su sette piani, troveranno spazio 21 sale operatorie, nuove sale per la diagnostica, la mensa, le cucine e i reparti di degenza per un totale di 900 posti letto. Tutti affacciati all’esterno grazie alle grandi vetrate».

Una veduta del Central Building, il cuore della nuova cittadella della salute milanese
Una veduta del Central Building, il cuore della nuova cittadella della salute milanese

Una veduta del Central Building, il cuore della nuova cittadella della salute milanese

La neuroarchitettura dà grande attenzione alla luce.
«Infatti ogni reparto è dotato di un sistema di illuminazione biodinamico che, imitando la luce solare, influisce positivamente su umore e ritmi circadiani, dunque anche su sonno e appetito, favorendo la ripresa dei pazienti. Anche l’attenzione al cosiddetto “design del benessere”, per creare ambienti che stimolino positivamente il cervello e promuovano la guarigione, appartiene a una nuova e più moderna concezione dei luoghi di cura».

L’idea di creare un giardino pensile sul tetto rientra in quest’ottica?
«Tutti i più recenti studi di psicologia ambientale, come quelli sull’Alzheimer, sottolineano l’enorme valore terapeutico della natura. Oltre a contribuire al raffrescamento della struttura nei mesi più caldi, questo luogo sarà un vero e proprio giardino terapeutico, con sentieri, aree per il riposo, altre per l’attività fisica, angoli per l’ortoterapia e la coltivazione dei fiori. Un giardino in parte a uso esclusivo della comunità ospedaliera e dei parenti dei malati, dove fare attività motoria e stare all’aria aperta, in parte accessibile a tutti i milanesi. Infine, a partire dalla prossima primavera, avvieremo anche il progetto “Green on the ground” per ridurre le superfici in cemento e piantumare lungo il cortile esterno».

In che senso il nuovo Policlinico sarà sostenibile come dite?
«Un ospedale è una struttura altamente energivora, quindi essere riusciti a diventare parzialmente autosufficienti grazie a pannelli solari e fotovoltaici, riciclo dell’acqua e illuminazione a led, è un grande risultato».

Che ne sarà dei padiglioni storici, alcuni dei quali costruiti ai primi dell’Ottocento?
«Manterranno i nomi dei grandi donatori della filantropia milanese, ma cambieranno funzione per accogliere ambulatori specialistici, reparti per i ricoveri day hospital e day surgery, palestre per la riabilitazione e laboratori di analisi, alcuni collegati al corpo centrale da passerelle sopraelevate. E, non da ultimo, grazie a un’importante donazione della Fondazione Leonardo Del Vecchio, nei prossimi mesi sarà ultimata la riqualificazione del pronto soccorso generale».

In futuro?
«La nostra prossima sfida sarà quella di potenziare i percorsi di diagnosi, interventi e terapie oncologiche. Di fronte a una diagnosi infausta, vogliamo poter offrire al paziente una corsia preferenziale per farlo incontrare subito con il chirurgo e mettere a punto un percorso di cura su misura per lui: in questi casi, infatti, è fondamentale non lasciare da solo il paziente».

Una struttura più grande e nuovi servizi avranno bisogno anche di più personale. Per molti ospedali milanesi è un tasto dolente, legato al prezzo degli affitti. Come pensate di fare?
«Da polo universitario (nove i corsi di laurea) e di ricerca, il Policlinico di Milano è da sempre un centro d’attrazione per il personale sanitario, non abbiamo mai sofferto la carenza di medici e infermieri. Appena termineranno i lavori per il convitto, poi, avremo 65 camere a disposizione del personale infermieristico. Insieme all’accordo per l’utilizzo di 20 alloggi popolari, è l’inizio di un percorso che punta a offrire soluzioni abitative ad affitto accessibile, anche in vista dei nostri ambiziosi piani di assunzione».