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Come eliminare le vampate, l’incubo di otto donne su dieci in menopausa? Onde di calore che pervadono il corpo, viso che si arrossa, braccia e petto inondati di sudore all’improvviso, giorno e notte. Finora la soluzione è stata la terapia ormonale sostitutiva (Tos), ma si è appena aggiunta un’altra possibilità: un farmaco non ormonale.
La colpa delle caldane, diffusissime, è del calo degli ormoni sessuali, estrogeni e progesterone, alla fine dell’età fertile: si altera il sistema di termoregolazione del corpo e si scatenano i sintomi vasomotori. Per alcune il disagio è tutto sommato sopportabile, per altre no.
Il parere dei ginecologi
Il nuovo medicinale non ormonale si chiama fezolinetant (nome commerciale Veoza) ed è stato approvato a settembre 2024 dall’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco.
«La novità di questo medicinale è che, contrariamente ad altri rimedi contro le vampate, non è a base di ormoni», spiega la ginecologa Raffaela Di Pace, dottoressa di ricerca in Fisiopatologia della menopausa in Humanitas San Pio X a Milano. «È adatto quindi a chi non vuole sottoporsi per scelta alla terapia ormonale sostitutiva e a chi non può, perché ha avuto un tumore al seno o altre forme tumorali ormonodipendenti, o trombosi venose o perché ha un più alto rischio cardiovascolare».
Anche il meccanismo di azione di questo farmaco è del tutto innovativo. Il fezolinetant agisce direttamente sull’ipotalamo, l’area del cervello che controlla la temperatura corporea. Il suo principio attivo si lega ai recettori della neurochinina 3, una proteina coinvolta nella termoregolazione, bloccandola e disinnescando la reazione vasomotoria che scatena le vampate e la sudorazione notturna.
Come agisce la molecola
L’approvazione del farmaco è stata possibile dopo tre studi condotti su tremila partecipanti in Europa, Stati Uniti e Canada.
Un’indagine ha coinvolto donne in menopausa con vampate da moderate a forti e le ha divise in tre gruppi. A uno è stato somministrato il placebo, al secondo 30 milligrammi di farmaco, al terzo 45. Risultato: chi ha assunto la molecola, a entrambe le dosi, ha visto ridursi rapidamente i sintomi.
«Il farmaco a base di fezolinetant si prende ogni giorno, sotto forma di compresse da 45 milligrammi, e già dopo sette-dieci giorni si verifica una diminuzione significativa delle vampate come numero e intensità», aggiunge Di Pace. «Non solo. Riducendo le sudorazioni notturne, il nuovo farmaco può migliorare la qualità del sonno».
La durata della cura è variabile. «Secondo gli studi scientifici le vampate in menopausa persistono in media per sette anni dopo la scomparsa delle mestruazioni, poi tendono a calare, ma non è detto che avvenga», puntualizza l’esperta. «Il 15% delle donne continua ad avere il fastidioso sintomo per tutta la vita. Perciò si può assumere il farmaco un determinato periodo, sempre sotto controllo medico, per poi interrompere. Se le vampate ricompaiono si riprenderà la cura, in caso contrario la si potrà concludere».
Il fezolinetant agisce su vampate e sudorazione notturna ma, a differenza della terapia ormonale sostitutiva, non previene altri disturbi o patologie legati alla menopausa, come l’osteoporosi o i problemi cardiovascolari, né risolve la secchezza vaginale. Tra le indicazioni del farmaco non ci sono gli sbalzi d’umore né la cosiddetta nebbia mentale, che soprattutto nel primo periodo della menopausa riduce la concentrazione e la memoria.
Contro l’insonnia
Va detto che l’azione sulle vampate attiva una sorta di circuito virtuoso. Non c’è sudorazione la notte, si dorme meglio e di conseguenza durante il giorno le donne sono più concentrate e piene di energia. La pillola, insomma, può migliorare indirettamente lo stato di benessere generale dell’organismo.
«Il medico può consigliare quale cura sia più efficace per la paziente», specifica la ginecologa. «Per agire solo sulle vampate e la sudorazione notturna si può ricorrere al fezolinetant. Se invece una donna ha anche un alto rischio di osteoporosi, soffre di secchezza vaginale o ha un aumentato rischio cardiovascolare (per esempio per familiarità), si sceglierà la terapia ormonale sostitutiva».
Va precisato e chiarito che la terapia ormonale non fa male, anzi. «I nuovi farmaci a basso dosaggio sono utili ed efficaci, in grado di migliorare la salute della donna in menopausa», dice Di Pace. «Dopo anni di polemiche alimentate da un famigerato studio americano, poi ritrattato dai suoi stessi autori, e di tesi contrastanti, oggi le cure sono state riabilitate in maniera definitiva. Si possono prescrivere ormoni sotto forma di pillole, cerotti o puff».
Gli effetti collaterali
Gli effetti collaterali possono verificarsi sempre, non c’è farmaco che non ne abbia. Vale anche per il nuovo rimedio contro le vampate: può far alzare le transaminasi, gli enzimi del fegato che trasformano gli aminoacidi in energia. Una reazione transitoria: sospendendo la cura, i valori tornano a livelli normali. Raramente, come avviene per altri farmaci, possono comparire mal di testa e dolori addominali.
Quanto alle controindicazioni, non può assumere il nuovo medicinale chi soffre di disturbi al fegato e serve cautela se si prendono contemporaneamente altri farmaci metabolizzati a livello epatico. Non tanto perché si rischiano reazione avverse, ma perché la contemporanea assunzione di sostanze di questo tipo può far perdere efficacia ai rimedi.
Il farmaco è vendibile solo dietro prescrizione medica e non è per ora rimborsato dal Sistema sanitario nazionale, neppure quando le donne non possono ricorrere alla terapia ormonale sostitutiva per problemi di salute. La cifra non è bassa: 90,30 euro per una confezione da 30 compresse. Alcuni farmaci della terapia ormonale sostitutiva, invece, sono gratuiti (dietro prescrizione del medico curante).