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L'attrice Manuela Arcuri (foto di Andrea Ciccalè) ha risolto con la radiofrequenza pulsata il mal di schiena dovuto all'ernia del disco.
La radiofrequenza pulsata è una tecnica mininvasiva e relativamente nuova contro il mal di schiena cronico. Il metodo non è paragonabile a un intervento chirurgico, perché non ci sono incisioni, ma si serve dell’energia prodotta dalle onde radio per ridurre la trasmissione dei segnali dolorosi nell’area trattata. Agisce sul sintomo (dolore radicolare) ed è indicato per alcuni tipi di ernia del disco purché non vi sia un deficit neurologico. Per questo motivo, un’accurata valutazione rimane essenziale, nel senso che in casi specifici è necessaria la chirurgia.
Altre applicazioni
La radiofrequenza pulsata, oltre che per alcuni tipi di ernie, è utile per: protrusioni, sciatica, radicolopatia cronica, neuropatie (come quella post erpertica); dolore da artrosi (a schiena, ginocchio, spalla, mani e anca), neuroma di Morton, sindrome del tunnel carpale, nevralgia del trigemino.
Come si svolge
Si procede a un’anestesia locale e a volte anche a una sedazione (per via endovenosa). Nella zona da trattare viene posizionato un ago in cui viene inserito un microelettrodo. L’elettrocatetere è collegato a un generatore di impulsi elettrici ad alta frequenza che vengono diretti al nervo o alla radice nervosa coinvolti nel dolore. La radiofrequenza pulsata viene eseguita sotto guida fluoroscopica (raggi X) o, in alcuni casi, sotto guida della Tac per garantire maggiore precisione. La seduta dura circa quattro-sei minuti e, alla fine, si torna a casa propria.
Rischi e controindicazioni
I rischi sono minimi e in genere riguardano irritazione o arrossamento della pelle nella zona trattata, gonfiore o lieve dolore temporaneo. Le controindicazioni principali, per cui la radiofrequenza pulsata è da evitare, comprendono:
• infezioni locali nella zona di trattamento;
• pacemaker o defibrillatori impiantabili;
• epilessia non controllata;
• gravidanza;
• gravi disturbi della coagulazione del sangue.
Rimborsabilità
La possibilità di accedere alla radiofrequenza pulsata in regime di Servizio sanitario nazionale può variare in base alla Regione e alla struttura sanitaria, per cui è bene informarsi preventivamente presso l’Asl di appartenenza.
L’efficacia
La radiofrequenza pulsata agisce mediante neuromodulazione, alterando la trasmissione del dolore lungo le fibre nervose. Studi clinici hanno mostrato che l’80% dei pazienti ha riferito un miglioramento dopo una sola sessione, con un benessere che dura almeno un anno. Tuttavia, in alcuni casi, potrebbero essere necessarie sedute aggiuntive.
Dopo il trattamento
Il paziente può tornare a casa lo stesso giorno e in genere si possono riprendere le attività quotidiane dopo circa una settimana. La radiofrequenza pulsata non è una procedura curativa della patologia, ma agisce sui sintomi: per questo motivo può rendersi necessario un successivo percorso di fisioterapia e ginnastica posturale, soprattutto in caso di protrusioni ed ernie discali.