Dimagrire è una questione di ormoni. «Sono loro a regolare le sensazioni di fame e sazietà, a modulare la nostra capacità di digerire i vari alimenti e assorbire le calorie», scrive Annamaria Colao, docente ordinaria di Endocrinologia e malattie del metabolismo all’Università Federico II di Napoli, nel libro La dieta degli ormoni (edito da Sonzogno). «Ma dagli ormoni dipendono anche l’umore, la serenità e il sonno».
Nel manuale, la scienziata propone quattro schemi dietetici, da scegliere in base alle fasi della vita e alle esigenze personali, tutti incentrati sull’azione di un ormone in particolare. Il primo è lo schema Insulina stop, consigliato a chi vuole perdere peso rapidamente: un approccio urto adatto ad aggredire le riserve adipose e in particolare il grasso addominale. Gli altri tre sono lo schema Serotoninergico, un regime che si accompagna al rilascio di serotonina, l’ormone del buonumore; lo schema Leptinico, che ripristina l’equilibrio tra grelina e leptina, gli ormoni rispettivamente della fame e della sazietà; lo schema Melatonina plus, infine, che favorisce la produzione di melatonina, ormone della buona notte, che consente un reset periodico del metabolismo.

Il libro di Annamaria Colao La dieta degli ormoni (Sonzogno, collana Scienze per la vita)

In questa intervista a Nicoletta Bagliano per BenEssere, Colao si concentrera sul programma Insulina Stop.

Professoressa Colao, può spiegarci che cosa c’entrano gli ormoni con la dieta?
«Gli ormoni sono i grandi mediatori delle funzioni fisiologiche dell’organismo. Regolano tutto: il tono dell’umore, la funzione cardiovascolare, la pressione arteriosa. E non ultimo il meccanismo della digestione e del circuito fame-sazietà. Proprio per questo i cibi che mangiamo sono in grado di modificare il nostro assetto ormonale. Negli ultimi 30 anni sono aumentati gli studi sul sistema endocrino-digestivo, di cui un tempo non si sapeva nulla: sono stati scoperti molti ormoni che solo 20 anni fa si ignoravano e chissà quante altre sostanze ancora scopriremo in futuro».

Che ruolo ha l’insulina?
«È un ormone salva vita. Permette allo zucchero di entrare nelle cellule e lo rende utile per fornire energia al nostro corpo. Quando abbiamo nel sangue più zucchero di quello che ci serve per produrre energia, l’insulina fa scattare una sistema di “stoccaggio”: in pratica, ce lo fa mettere da parte sotto forma di grasso. Questo fa sì che, in assenza di cibo, abbiamo ugualmente delle riserve sufficienti a cui attingere. Ed è proprio questo meccanismo che ha permesso alle popolazioni di sopravvivere a lunghi periodi di digiuno: pensiamo alle carestie, alle guerre, alle epidemie».

Perché questa dieta si chiama Insulina stop?
«Perché priva quasi completamente l’organismo dei carboidrati, abbassando la produzione di insulina. In altre parole, mettiamo in atto lo stesso processo del tutto naturale che avviene nei periodi di digiuno. Azzerando zucchero, amidi, alcol, miele e frutta diamo una scossa al metabolismo che, per ricavare l’energia necessaria, fa due cose: sfrutta le calorie delle proteine e attinge ai grassi di riserva. Quest’ultimo è il fenomeno detto chetogenesi».

In pratica, in che cosa consiste la chetogenesi?
«L’organismo, in assenza di carboidrati, utilizza i grassi producendo i corpi chetonici, da cui trae energia».

Lei scrive nel suo libro: «È come se cambiassimo il combustibile alla nostra auto, passando dalla benzina al metano: la macchina funziona lo stesso, ma con un carburante diverso».
«È così. Con la dieta Insulina stop permettiamo alle riserve di grasso di fare il loro mestiere, cioè darci l’energia che ci serve».

Perché in questo modo si dimagrisce?
«Il primo effetto della totale privazione di zuccheri a tavola è la riduzione della produzione di insulina da parte del pancreas, con la conseguente crescita di un altro ormone, il glucagone, che ha il compito di sintetizzare lo zucchero quando la glicemia si abbassa: grazie a questa combinazione l’organismo può utilizzare i corpi chetonici come fonte di energia, mobilizzando il grasso di deposito e producendo ormoni specifici che tolgono la fame (effetto anoressigeno).

Quindi passa l’appetito?
«Si crea così un circolo virtuoso: l’insulina si abbassa, aumenta l’ossidazione dei grassi, si riduce il tessuto adiposo, la fame diminuisce. Di conseguenza si dimagrisce».

Come sono organizzati i pasti nella dieta?
«Possiamo costruire una piramide alimentare, però strutturata in modo differente. Al vertice, quindi nello spazio più piccolo, troviamo i carboidrati, che rappresentano meno del 5% dell’introito calorico complessivo. Non provengono da pasta o pane, ma da yogurt magro, crostacei e ortaggi. Poi ci sono le proteine, che coprono il 25% delle calorie quotidiane, al centro della piramide, rappresentate dal pesce e dalla carne. Infine, i grassi, alla base della piramide, che costituiscono il 75% delle calorie complessive. I pasti totali sono cinque: lo spuntino a metà mattina e la merenda sono importanti per spezzare la fame. La verdura è sempre in quantità libera: volendo si possono fare anche interi pasti a esclusiva base vegetale».

Diete e perdita di peso

Lo schema della dieta Insulina stop

Lo schema della dieta Insulina stop
Lo schema della dieta Insulina stop

Quali sono i grassi concessi nel programma?
«Parliamo dei grassi buoni, soprattutto polinsaturi, contenuti, oltre che nella carne e nel pesce, nell’olio extravergine d’oliva, nei semi, nella frutta secca a guscio. La dieta ne prevede dai 10 ai 30 grammi al giorno, a seconda di quanti chili bisogna perdere».

Dopo quanto tempo si vedono i primi risultati della dieta?
«In linea generale – ricordiamo che ogni persona è un mondo a sé –, entro la seconda settimana di dieta il grasso inizia a ridursi. Diciamo che, in base alla mia esperienza, entro il primo mese di dieta Insulina stop si può assistere a un’importante riduzione del peso, con un miglioramento della sensibilità all’insulina. Tutto dipende dal sovrappeso di partenza: per questo ho elaborato schemi differenti in base ai chili da perdere e ho articolato il programma in tre step successivi, da quello più rigido e ipocalorico a quello di mantenimento, basato sul modello mediterraneo».

Restare senza zuccheri non rende più deboli e stanchi?
«Tutt’altro. Privato dei carboidrati, il metabolismo attinge alle riserve dell’organismo, e sono proprio quelle a fornire energia. Inoltre, pur essendo una dieta ipocalorica, specie nel primo step, la quota prevalente di grassi nel menu fa sì che il senso di sazietà duri a lungo, favorendo la “resistenza” tra un pasto e l’altro».

Lei è un medico: oltre al dimagrimento, ci sono benefici di questa dieta sulla salute?
«Il programma non fa bene solo alla linea: oltre agli effetti positivi, noti da tempo, sul sistema nervoso centrale – non dimentichiamo che l’approccio chetogenico è nato negli anni Venti del secolo scorso per curare i bambini affetti da epilessia – le ricerche scientifiche hanno mostrato anche effetti benefici sul sistema cardiocircolatorio e sulla pelle, tutti apparati regolati da meccanismi ormonali. Infatti, con la dieta Insulina stop si riduce in potenza il livello nel sangue di trigliceridi e di colesterolo “cattivo” Ldl. Inoltre, uno studio al quale ho preso parte nel 2023 (pubblicato sul Journal of Translational Medicine) ha confermato che togliere gli zuccheri dall’alimentazione riduce gli stati infiammatori e migliora i valori della pressione arteriosa negli individui con un’ipertensione più severa, che prendono già due farmaci per tenerla sotto controllo».

Mangiare sano

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Lo schema dietetico è efficace anche in presenza di malattie della pelle?
«Sì, in particolare se parliamo di psoriasi e acne. A questo proposito ho svolto due studi recenti con il mio team (pubblicati nel 2022 e nel 2023 su Critical Reviews in Food Science and Nutrition). L’approccio chetogenico ha un impatto molto positivo su questi disturbi, migliorando la qualità di vita dei pazienti».

In base a quanto sostiene la comunità scientifica, in quali casi è raccomandato questo schema nutrizionale?
«La dieta Insulina stop, basata sull’approccio chetogenico, è fortemente consigliata in condizioni di obesità, accompagnata da un percorso medico personalizzato: in quella severa, in quella da trattare prima di un intervento di chirurgia bariatrica e nella cosiddetta obesità sarcopenica, in cui il peso è nella norma ma si è comunque obesi per una carenza di massa magra. Inoltre, questo piano di dimagrimento può ridurre in maniera drastica il diabete di tipo 2, associato o meno all’obesità, ed è anche la dieta di riferimento per chi deve perdere peso rapidamente dopo un infarto o un problema cardiovascolare o chi soffre di steatosi (il cosiddetto “fegato grasso”) non alcolica. La dieta Insulina stop può essere consigliata anche in altre situazioni, sempre associate all’obesità: disbiosi intestinale (squilibrio del microbiota), ipercolesterolemia, aterosclerosi, disturbi neurodegenerativi. Ribadisco: le persone che non godono di una salute ottimale devono chiedere parere preventivo al proprio medico».

A chi invece la dieta Insulina stop è sconsigliata?
«La prima controindicazione assoluta è quella del diabete di tipo 1: chi soffre di questa malattia non ha a disposizione l’insulina (le betacellule del pancreas non la producono), quindi ha bisogno di introdurla dall’esterno e seguire questa dieta metterebbe in pericolo la salute stessa della persona. Inoltre non prescrivo mai un regime chetogenico alle donne in gravidanza e la sconsiglio anche a chi soffre o ha sofferto di disturbi del comportamento alimentare».

La dieta degli ormoni è adatta anche durante la menopausa?
«Assolutamente sì. Con il crollo di estrogeni e progesterone sono molte le donne che vedono il girovita allargarsi rapidamente. E il grasso addominale, tra l’altro, è quello più pericoloso per la salute perché altamente infiammatorio. La dieta Insulina Stop è adatta proprio a chi vuole dire addio alla pancia. Oltre a tagliare gli zuccheri, consiglio anche di cambiare il cronotipo, cioè mangiare di più nella prima parte della giornata e stare più leggeri la sera: gli studi che porto avanti da anni con il mio team, infatti, dimostrano che l’effetto sul peso è molto positivo».