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Scartavetrare, zappare, incollare, dipingere, ritagliare, piantare, sferruzzare, impagliare… Dedicarsi agli hobby manuali fa bene all’intelligenza. Nobilita molte risorse a livello cerebrale e lo fa in modo peculiare e non replicabile attraverso altri tipi di azioni.
L’evoluzione del nostro cervello di Sapiens è legata all’acquisizione progressiva delle abilità manuali. Aristotele aveva definito le mani “l’organo degli organi”, per la loro capacità di assumere le forme più svariate e svolgere centinaia di attività differenti. Nessun altro essere vivente sulla Terra ha estremità così strutturate e sofisticate come le nostre, capaci di afferrare, stringere, prendere, manipolare, premere. Solo per quanto riguarda la presa, sono in grado di compiere 52 tipologie di movimento differenti. Ed è proprio (anche) grazie a queste appendici e al loro legame con l’intelligenza che la specie umana si è distinta dagli altri animali.
Usiamo sempre meno le dita
Fin dalle primordiali incisioni rupestri, se la mente pensa, le mani creano. E se le mani creano, la mente pensa meglio. Peccato che oggi vengano usate sempre meno. Gran parte della vita moderna, infatti, prevede movimenti semplici, quasi basilari, come premere pulsanti o toccare schermi.
Lentamente stiamo perdendo quella connessione mano-intelletto da cui dipende lo sviluppo cognitivo. Secondo molti esperti questo allontanamento da compiti manipolativi più complessi potrebbe avere diverse conseguenze sul nostro modo di pensare, sentire e agire. Come rimediare? Recuperando con gli hobby l’antica arte della manualità.
Funziona anche scrivere a penna
Uno studio norvegese pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychology, per esempio, ha dimostrato che la nostra connettività cerebrale è molto più elaborata quando scriviamo con carta e penna rispetto a quando semplicemente digitiamo al computer. Un effetto che si traduce in una migliore capacità di memorizzare, codificare nuove informazioni e apprendere. Se ci disabituiamo a lavorare con le mani corriamo grandi rischi.
«Le abilità che coinvolgono il controllo motorio delle mani sono un eccellente allenamento e una super stimolazione per la mente», hanno spiegato gli autori della ricerca. «Il cervello è come un muscolo, e se continuiamo a eliminare questi movimenti complessi dalla nostra vita quotidiana è possibile che si indebolirà». L’ipotesi è che potrebbero subentrare deficit di attenzione, formazione della memoria e risoluzione dei problemi.
Del resto, è stato ampiamente confermato che gran parte della corteccia cerebrale si occupa proprio della gestione della motricità fine. «Quando si osserva il patrimonio del cervello - come è suddiviso e dove vengono investite le sue risorse -, emerge che una parte enorme è dedicata al movimento volontario delle mani», dice Kelly Lambert, professoressa di Neuroscienze comportamentali presso l’Università di Richmond in Virginia.
Antidoto contro i pesi mentali
Quando ci si dedica a un passatempo manuale che appassiona, si può essere coinvolti al punto da dimenticare tutto il resto. Mentre ci si prende cura dell’orto, si forgia un vaso di terracotta o si dipinge un mobile è come se l’ambiente circostante sfumasse. «Viviamo quella che in gergo tecnico è chiamata l’esperienza di flow: ci immergiamo completamente nell’attività che ci appaga, perdendo la concezione del tempo e perfino di noi stessi», spiega Antonella Delle Fave, professoressa di Psicologia generale all’Università degli Studi di Milano e presidente eletta della Società italiana di psicologia positiva. «Agiamo senza sforzo e senza preoccupazioni, totalmente concentrati, e il flusso di pensieri diventa fluido. Ci liberiamo così dai pesi mentali, godiamo del presente e proviamo un profondo senso di appagamento e gratificazione».
Le attività manuali sono incredibilmente “eque”. Lo sforzo che impieghiamo nel realizzare un manufatto è direttamente proporzionale al risultato che otteniamo. Questo attiva il circuito cerebrale delle ricompense, responsabile della motivazione e delle emozioni positive. I livelli degli ormoni del piacere - dopamina e serotonina in primis - aumentano, mentre quelli degli ormoni dello stress (come il cortisolo) diminuiscono. «Si generano reazioni molto più intense e pervasive nel cervello rispetto alle alterazioni neurochimiche prodotte da una singola pillola», scrive Lambert nel libro edito da Basic Books Eliminare la depressione: l’approccio pratico di un neuroscienziato per attivare il potere curativo del cervello (Lifting Depression). «Il risultato? Si inizia a sentire una maggiore connessione con l’ambiente circostante. Ciò riduce la tensione e l’ansia e, cosa più importante, crea resilienza contro l’insorgenza della depressione». In effetti, le persone depresse spesso sperimentano un sentimento di impotenza appresa, sentono che qualunque cosa faranno non otterranno nulla di buono. Con le attività manuali la prospettiva cambia: l’impegno profuso si traduce in risultati che possiamo vedere, sentire e toccare, combattendo l’apatia e il senso di inettitudine.
Mente e corpo vanno insieme
Quando lavoriamo siamo perlopiù sedentari; quando andiamo in palestra ci piace staccare la spina; quando riflettiamo ci sdraiamo sul letto. Sempre più raramente riusciamo ad attivare all’unisono mente e corpo, che oggi tendono a viaggiare per la maggior parte del tempo su binari paralleli. «Tutte le attività manuali, invece, coinvolgono sia facoltà mentali, quali l’attenzione e la concentrazione, sia la sfera del movimento, anche se ovviamente con intensità e gradi differenti in relazione alla tipologia», conferma l’esperta. «Questo si traduce in un maggiore coordinamento fra la dimensione fisica e quella cerebrale, che reimparano a dialogare, migliorando l’equilibrio interiore e il benessere generale». Del resto, mens sana in corpore sano.
L’orto e la connessione con la natura
I lavori che implicano un contatto con la natura, come prendersi cura delle piante o allevare piccoli animali, generano vantaggi particolari. «È stato ampiamente dimostrato che l’interazione con la materia vivente aumenta il nostro benessere e ci fa sentire più sereni e centrati», spiega Delle Fave. «Prenderci cura di altri esseri viventi ci fa sentire utili e responsabili e ci aiuta a stabilire una connessione stimolante con l’universo».
Si allena la creatività
«Le attività manuali possono servire come antidoto alla noia moderna, favorendo la creatività e la risoluzione dei problemi e fornendo allo stesso tempo un senso più ricco di sé e di azione personale», si legge nel volume Il lavoro manuale come medicina dell’anima dell’americano Matthew Crawford, ricercatore dell’Università della Virginia. In effetti, sono molti gli artisti che hanno raccontato come le loro opere migliori non siano nate quando erano al lavoro, bensì quando stavano lavorando con le mani. La ragione? Le attività manipolative stimolano la creatività, forniscono ispirazione e aiutano a trovare strategie per affrontare questioni che sembrano irrisolvibili. Quando siamo completamente dediti a un compito manuale piacevole, le nostre onde cerebrali si spostano da frequenze alte a frequenze più basse, che sono quelle associate alla calma e al pensiero laterale, capace di generare soluzioni alternative ai problemi. Le idee si combinano così in modo nuovo e originale e i pensieri si riorientano. Stando alle ricerche del direttore del dipartimento di Neuroscienze dei media dell’Università della California René Weber, in queste condizioni si crea una particolare configurazione della rete cerebrale che porta a distogliere l’attenzione dalle preoccupazioni.
Ci sentiamo capaci
Le attività manuali, a maggior ragione se strutturate come il bricolage o il lavoro a maglia, costringono a seguire un pattern codificato di comportamenti che aumenta quel senso di controllo che già normalmente tendiamo a provare in situazioni in cui ci sentiamo a nostro agio e proviamo piacere. Una percezione di padronanza che, unita all’orgoglio di toccare con mano i risultati concreti del nostro lavoro, ci fa sentire capaci, competenti e degni di valore ed elimina la paura del fallimento. «Se da un lato queste attività prevedono la ripetizione di schemi consolidati che a un certo punto diventano quasi automatici, dall’altro richiedono massima concentrazione in un equilibrio dinamico, che rilassa e rassicura», precisa Delle Fave.
E se lungo il percorso incontriamo delle sfide? Non entriamo in crisi, ma anzi avvertiamo una sana eccitazione.
Liberiamo energia
La soddisfazione generata dalle attività manuali deriva dal processo di costruzione e dall’immersione totale in quello che si sta facendo più che dal raggiungimento del risultato finale. Tuttavia, anche la componente estetica vuole la sua parte. «Il fatto di realizzare con le nostre stesse mani qualcosa che non c’era prima e che ha una sua intrinseca armonia non fa altro che aumentare la gioia e il godimento», assicura la psicologa. Costruendo i nostri manufatti, alleniamo anche la pazienza, la costanza e l’impegno. Infatti, dobbiamo necessariamente rispettare dei tempi tecnici e dei passaggi, controllando la frenesia di ottenere tutto all’istante, senza scoraggiarci di fronte alle difficoltà.
Il filosofo tedesco Immanuel Kant definì le mani come «la finestra della mente» per indicare la loro capacità di rivelare ed esprimere pensieri ed emozioni. Metterle all’opera è un modo molto pratico e concreto per liberare energia, smuovere le nostre sensazioni, riconoscere ed esternare i nostri vissuti. Impastare, martellare, dipingere, seminare ci aiuta a scaricare le tensioni, sintonizzarci con le nostre “radici” e sentirci più vivi.