Nel 250° anniversario della nascita di Jane Austen, autrice del romanzo di culto Ragione e sentimento (Sense and sensibility, 1811), una domanda sorge spontanea: nella scelta dell’anima gemella, è preferibile lasciarsi guidare dal cuore oppure è meglio fidarsi del cervello? E oggi è cambiato qualcosa rispetto al passato?
Austen esplora l’universo dell’amore a cavallo fra Sette e Ottocento indagando le personalità delle due sorelle Dashwood, Elinor e Marianne, che incarnano rispettivamente il sense, cioè la moderazione razionale, intesa come lucidità, capacità di valutare con logica e prudenza, autocontrollo, e la sensibility, cioè il cuore che si lascia travolgere dalle emozioni, guidato dalla passione. L’autrice lascia però intendere che né la pura razionalità né l’abbandono totale al sentimento bastino da soli a garantire la felicità di coppia: l’amore autentico, quello destinato a sfidare il tempo e il rischio d’usura, secondo la scrittrice inglese si basa sull’equilibrio fra lo slancio sentimentale e l’approccio razionale. Che, di fatto, rappresentano le due facce di una stessa medaglia.

I matrimoni che venivano decisi a tavolino
Nella società contemporanea, dove gli incontri sono sempre più virtuali, gestiti tramite social o piattaforme di incontri come Tinder, si potrebbe sospettare un sorpasso del cervello sull’emotività. In realtà, «l’uso della ragione nella formazione delle coppie è sempre esistito», ricorda Grazia Attili, professore emerito di Psicologia sociale presso l’Università Sapienza di Roma. «Pensiamo alla pratica dei matrimoni combinati, che tuttora si celebrano in alcune parti del mondo - come in Africa o in India - e che si organizzavano per motivi legati alla convenienza sociale e politica o alla conservazione dei grandi patrimoni. Per abbinare i futuri sposi entrava in gioco un sensale, e cioè una persona dotata di intuito, esperienza e senso pratico, capace di individuare la combinazione di partner più equilibrata secondo strategie che si rivelavano spesso vincenti».

Sentimenti

Il primo bacio non si scorda mai: ecco perché lascia un’impronta indelebile

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Ma anche fra le coppie nate da matrimoni decisi a tavolino non era escluso l’amore. «Ne sono un esempio la Regina Vittoria e suo cugino, il principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha», continua Attili. «Si sposarono per volontà dello zio materno di lei, re Leopoldo I del Belgio, che vedeva nel matrimonio un’opportunità per rinsaldare l’alleanza con la Gran Bretagna. Eppure, da quell’unione apparentemente forzata nacquero nove figli, e la regina non smise mai di essere innamorata del marito, anche dopo la morte di lui, avvenuta a soli 42 anni».

Le conquiste in Italia della rivoluzione femminista
Le dinamiche di scelta dell’anima gemella e di gestione del matrimonio si sono profondamente trasformate, in Italia, con l’avvento della rivoluzione femminista: nel 1968 si abolisce il reato d’adulterio, nel 1970 viene varata la legge sul divorzio, nel 1975 arriva la riforma del diritto di famiglia, mentre il 1981 è l’anno in cui vengono cancellati la fattispecie del delitto d’onore e l’obbligo del matrimonio riparatore.
«Sono tutte conquiste che hanno reso le donne molto più consapevoli delle loro libertà nell’ambito delle relazioni», sottolinea Attili, autrice dei saggi Il cervello in amore e Attaccamento e amore, entrambi editi da Il Mulino. «E tuttavia, al di là di questa presa di coscienza, non si deve mai dimenticare che l’amore è un’energia che agisce in maniera indipendente dalla volontà per garantire la massima propagazione delle caratteristiche genetiche e culturali degli individui, per cui due partner di sesso diverso s’incontrano per generare una prole che ne porti avanti la traccia nel mondo e li renda, in ultima analisi, immortali. Da un punto di vista darwiniano, si cerca inconsapevolmente chi ci appare più performante a livello riproduttivo e che quindi rispecchi le nostre caratteristiche e il nostro modo di concepire la vita: ecco perché spesso si preferisce un partner che assomiglia a genitori, fratelli, cugini, o ad amici che appartengono alla nostra cerchia familiare e condividono con noi interessi, cultura, talvolta la fede religiosa».

Che cosa fa scattare la scintilla dell’attrazione
Anche sguardo, sorriso, voce, contatto tattile sono essenziali per far scattare la scintilla dell’attrazione, «ma non si può sottovalutare il ruolo del naso che, in base all’odore che capta nell’altro, riesce a percepire la presenza di un sistema immunitario diverso dal nostro, per cui concepiremo figli forti e sani, con difese alte». A monte, quindi, c’è (o dovrebbe esserci) un meccanismo biologico che ci fa innamorare, tant’è che il cervello è programmato, dalla selezione naturale, in modo tale da rilasciare quei neurotrasmettitori - come la dopamina - che fanno sentire estremamente eccitati e che spingono a cercare il partner. Così com’è poi l’ossitocina a promuovere il piacere e il desiderio di stare a contatto. La razionalità, semmai, subentra dopo: «Il desiderio di vivere con un uomo o una donna con i quali ci si trova in sintonia e la volontà di sostenersi in caso di necessità rappresentano il risvolto pratico-razionale, oltre che un collante fondamentale della coppia. Ed è una regola che funziona a 20 come a 80 anni, tutte le volte che l’amore si consolida e si decide di costruire qualcosa insieme», conferma l’esperta.

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I sei livelli dell’eros: dall’istinto ai valori

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Nel romanzo di Jane Austen è Elinor, la sorella maggiore, più misurata e speculativa, quella che riuscirà a sposare colui che ama, mentre Marianne, la più incline al sentimentalismo, si strugge per un uomo che non la porterà all’altare, salvo poi maritarsi con un uomo perbene e ricco, che le darà sicurezza e stabilità. «L’attrazione sessuale è il primo motore dell’innamoramento, ma dopo la sbornia dei primi mesi acquisiscono sempre più importanza aspetti razionali che entrano in gioco per strutturare il legame», spiega Serena Borroni, psicologa e professoressa di Psicologia clinica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele a Milano. «Nella scelta di un compagno per la vita, inoltre, un ruolo di primo piano lo giocano anche alcuni aspetti inconsci: se per esempio una persona vive nella paura di essere lasciata, è probabile che scelga partner che confermeranno le aspettative inconsce di abbandono. Questo suggerisce che per stare insieme in maniera sana è indispensabile conoscere sé stessi. Se nella relazione si cerca non una compagna o un compagno di vita ma una stampella, il rapporto è destinato a naufragare. La consapevolezza ci aiuta invece a capire se il nostro desiderio d’amore non nasconda in realtà bisogno d’accudimento o la soddisfazione di altri bisogni legati al nostro stile di attaccamento. In questi casi, il rischio che la relazione sentimentale non sia soddisfacente per entrambi i partner è enorme».

La Corte di Cassazione: sì agli accordi prematrimoniali
Ogni coppia funziona grazie a un patto segreto, che spesso fa leva sulla scelta reciproca di preservare ciascuno le proprie aree di autonomia. «È un equilibrio, che regge solo quando i partner accettano di rinunciare a qualcuna delle proprie aspettative per il buon funzionamento della relazione», prosegue Borroni.
In questa prospettiva si collocano anche gli accordi prematrimoniali di natura patrimoniale, che con una recente ordinanza (è la n. 20415 del 21 luglio 2025) la Corte di Cassazione ha ritenuto validi per la prima volta anche in Italia: con questi patti i futuri coniugi possono regolare le questioni economiche (ma senza intaccare i diritti indisponibili dei figli e senza aggirare l’obbligo dell’assegno di mantenimento) in vista di un’eventuale separazione o di un divorzio, e decidere di sottoscriverli è una scelta squisitamente razionale.
«In realtà, anche la separazione dei beni come regime adottato al momento del matrimonio è un’opzione che ha più a che fare con la testa che non con il cuore, ma non per questo lede la sfera degli affetti», precisa Borroni. «È un po’ come quando si fa un’assicurazione sulla vita e ci si confronta con l’idea della morte: per l’amore è lo stesso, non si può escludere che finisca. E mentre con il sentimento si cercherà di elaborare il lutto, non è sbagliato definire a priori con un apposito patto i profili legali e patrimoniali relativi a un eventuale “dopo”». Anche se, in fondo al cuore, chi ama spera sempre che quel momento non arrivi mai.