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La lesione del legamento crociato anteriore è un infortunio che può capitare a chi pratica sport. «Calcio, sci, ginnastica ritmica, basket, pallavolo, tennis, padel e corsa su fondi impegnativi, come ad esempio quelli di montagna, sono attività particolarmente a rischio», dice l’ortopedico Arturo Guarino, già medico sociale dell’Inter e direttore dell’unità operativa complessa di Traumatologia dello Sport all’Istituto ortopedico Gaetano Pini-Cto di Milano. «Per fortuna, ormai ci sono strategie per risolvere il problema, anche quando si è avanti con gli anni». Dalla fisioterapia al trapianto.
La rottura del crociato riguarda soprattutto le calciatrici (da due a sei volte di più dei maschi), al punto che la Federazione internazionale di calcio, la Fifa, ha commissionato uno studio alla Kingston University di Londra per indagare i rischi di genere nello sport che è cresciuto moltissimo negli ultimi anni (il numero di tesserate in Italia, circa 43mila, è aumentato del 125% tra il 2008 e il 2023). La ricerca, che ha preso avvio a giugno, durerà un anno.
Lesione del crociato: è successa anche a loro
Come un elastico rotto
«Per rottura del crociato si intende in genere la lesione del legamento crociato anteriore», spiega Guarino. «È una struttura di tessuto connettivo che garantisce stabilità e funzionalità del ginocchio ed è chiamato così perché si incrocia con il crociato posteriore (molto più robusto) al centro dell’articolazione formando una X».
L’infortunio può capitare a tutti. «Anche nella vita d’ogni giorno possono verificarsi situazioni in cui si compiono movimenti involontari di rotazione esterna mentre il piede rimane fermo al suolo», continua Guarino. «Pensiamo al geometra che cammina sui ponteggi, ma anche all’abitudine di indossare tacchi alti».
La sensazione che si avverte dopo il trauma è simile alla percezione di un elastico che si allenta o si rompe. Subito dopo compaiono dolore, gonfiore e difficoltà a muovere il ginocchio.
La valutazione del danno spetta all’ortopedico, che in prima battuta prescrive riposo, farmaci antinfiammatori e applicazioni di ghiaccio locale. Per un accertamento definitivo, si effettuano radiografia e risonanza magnetica.
Fisioterapia o intervento
Nelle rare volte in cui il legamento subisce una lesione senza rompersi, è possibile optare per la fisioterapia. In genere si superano i sei mesi e talvolta, per avere un pieno recupero, occorre anche più di un anno. Si tratta di protocolli coperti dal Servizio sanitario nazionale.
Nella grande maggioranza dei casi, però, il legamento crociato anteriore si rompe e va programmata rapidamente la sostituzione chirurgica, che si esegue in anestesia spinale. «Oggi si opera in artroscopia attraverso piccole incisioni», spiega Guarino. «Si rimuove il legamento danneggiato e lo si sostituisce attingendo ad altre strutture anatomiche del paziente (come una parte del tendine quadricipitale). Talvolta, se il paziente è d’accordo, è possibile il trapianto di tendine da donatore (deceduto): è un metodo diffuso da tempo negli Stati Uniti e che sta guadagnando terreno anche in Italia, in quanto riduce il dolore nella fase post operatoria e si velocizzano i tempi di guarigione. Si chiama allotrapianto».
La degenza dura non più di un giorno e, una volta a casa, s’inizia subito il percorso di riabilitazione. «Il primo mese si lavora per il recupero della funzione articolare e della muscolatura, dal secondo mese in avanti s’inizia la ginnastica in piscina, che sfrutta la resistenza offerta dall’acqua per rendere meno faticosa e dolorosa la fisioterapia», conclude l’ortopedico. «Per una completa ripresa servono dai sei agli otto mesi».
Per accedere ai programmi riabilitativi, coperti dal Servizio sanitario nazionale, è necessaria una visita con un fisiatra che prescriva il piano di recupero.
Il crociato posteriore
Il legamento crociato posteriore è l’altra struttura che contribuisce, insieme al crociato anteriore, a stabilizzare l’articolazione del ginocchio. È un tessuto strutturalmente più robusto e la sua inserzione a livello scheletrico risulta più tenace, per cui sopporta meglio dell’anteriore gli eventuali traumi. «Le situazioni in cui il crociato posteriore si rompe, al di fuori dell’attività tipica degli sport da contatto - come il calcio, l’hockey, il rugby, il basket o le arti marziali - non superano il 5-10% dei casi, e sono circoscritte agli incidenti stradali e agli impatti violenti, come la tipica botta del ginocchio contro il cruscotto dell’auto in caso di frontale o di tamponamento», chiarisce Guarino.
Per fortuna, in caso di lesione parziale il legamento crociato posteriore tende ad autoripararsi nell’arco di uno o due mesi. In caso di rottura completa, invece, si procede all’intervento con le stesse modalità e tempi di recupero del crociato anteriore.