Ho scoperto di essere incinta e, tra le varie preoccupazioni, ce n’è una alla quale vorrei rispondesse un esperto: ci sono farmaci sicuri che si possono assumere in gravidanza? Io faccio uso di diverse medicine, e non so proprio come potrò comportarmi durante i nove mesi…
Letizia, Bisceglie (Bari)

La risposta della Società italiana di farmacologia

Sono nove mesi cruciali nella vita di una donna e mai come durante la gravidanza è importante preservare la salute, sia della futura madre, sia del feto. Può capitare di avere bisogno di curarsi con un farmaco nel periodo della gestazione, oppure può essere necessario proseguire una terapia in corso prima del concepimento. In questi casi, come comportarsi?

Perché bisogna fare attenzione ai farmaci durante la gestazione?
La gravidanza è definita come uno stato para-fisiologico perché il corpo della donna subisce delle modificazioni importanti, anche se non sono dovute a una malattia. Ad esempio, nel fegato gli enzimi denominati citocromi, che servono a metabolizzare anche molti farmaci, possono essere stimolati o inibiti dalla presenza di alti livelli di estrogeni e progesterone. Queste modifiche possono interferire negativamente con la metabolizzazione dei farmaci, che quindi potrebbero avere effetti tossici anche sulla madre.
Inoltre, durante la gravidanza anche la digestione è rallentata, la presenza di nausea o vomito può ulteriormente complicare l’efficacia delle terapie farmacologiche, perché si rischia che i farmaci non vengano assorbiti.

Infine, l’aumento della diuresi, che si verifica a partire dal terzo mese di gestazione, può ulteriormente modificare il quantitativo di farmaci nel sangue perché ne aumenta l’eliminazione e di conseguenza la loro efficacia.

Vanno quindi sospese tutte le cure farmacologiche
L’assunzione di terapie croniche non deve essere interrotta se prima non ci si confronta con il proprio medico o ginecologo.

Quali sono gli effetti sul feto?
Anche se di norma solo l’1% di tutte le malformazioni fetali sono riconducibili all’uso di farmaci in gravidanza, molti farmaci possono causare difetti nel nascituro, come ad esempio malformazioni cardiache o ritardo mentale.
L’assunzione di farmaci potenzialmente tossici per il feto nelle prime tre settimane dal concepimento può portare ad aborto. Va però detto che associare un farmaco a questo effetto è molto difficile, perché molto spesso si tratta di aborti spontanei che possono avere numerose altre cause.

Per alcuni farmaci è noto un effetto teratogeno e il loro uso dovrebbe, se possibile, essere sospeso in gravidanza.

Cosa si intende per farmaco teratogeno?
Si definisce teratogeno un farmaco che può causare malformazioni strutturali e funzionali congenite, presenti cioè fin dalla nascita, o difetti durante lo sviluppo embrionale o fetale. Gli effetti teratogeni comprendono aborto spontaneo, alterazioni della struttura o della funzione di uno o più organi, riduzione della crescita e ritardo mentale.

Quali molecole hanno un effetto teratogeno?
Molti farmaci sono noti per causare malformazioni se assunti in determinati momenti della gravidanza.
Tra questi troviamo anti-epilettici (acido valproico e carbamazepina), retinoidi (isotretinoina ed acitretina) usati rispettivamente nell’acne grave e nella psoriasi, che andrebbero sospesi a partire da 24 mesi prima nel caso si programmi una gravidanza. Anche antipertensivi (Ace-inibitori), anticoagulanti (warfarin) e stabilizzanti dell’umore (litio) possono causare gravi malformazioni fetali. Un farmaco fortemente teratogeno è il metotressato (un inibitore della sintesi del Dna, utilizzato in patologie autoimmuni, psoriasi e in alcuni tumori).

Come comportarsi, dunque, se c’è bisogno di usare farmaci teratogeni?
Quando il medico deve prescrivere farmaci con effetti teratogeni è obbligato a informare la donna sui possibili rischi in caso di gravidanza. L’assunzione di un farmaco durante la gravidanza non dev’essere evitata in caso di patologie croniche (ad esempio epilessia, asma o ipertensione) poiché la salute del feto dipende dalla salute della madre. Se un farmaco teratogeno è considerato indispensabile, può essere consigliato un programma di prevenzione della gravidanza.

Anche i farmaci biologici sono pericolosi?
I farmaci biologici sono quei farmaci, come gli anticorpi monoclonali, spesso utilizzati per il trattamento di malattie croniche come l’artrite reumatoide, la psoriasi, il morbo di Crohn, la retto-colite ulcerosa, ma anche i tumori e molte altre. La maggior parte delle donne sospende il trattamento con questi farmaci se ha deciso di concepire un figlio o se scopre di essere in stato di gravidanza, ma quali evidenze ci sono?

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I farmaci anti-TNFa (infliximab, etanercept, adalimumab, cetorlizumab, golimumab) sembrano essere abbastanza sicuri durante la gravidanza e possono essere continuati.
Per quanto riguarda altri farmaci come rituximab (anti CD-20), abatacept (anti CTLA-4) e tocilizumab (bloccante del recettore di IL-6) e gli anti IL-1 (belimumab, ustekinumab, secukinumab, tofacitinib e apremilast), non sono disponibili dati certi sulla loro sicurezza in gravidanza e dovrebbero essere sospesi, sempre sotto indicazione dello specialista o del proprio medico curante.

Ma ci sono farmaci sicuri da poter usare in gravidanza?
È molto difficile poter affermare che un farmaco sia assolutamente sicuro in gravidanza. Sono certo preferibili quelli in commercio da lungo tempo, per i quali ci sono molte più informazioni sui loro effetti indesiderati e tossici, inclusi quelli sul feto. Tra gli anti-epilettici, i più sicuri sembrano essere lamotrigina e levetiracetam, mentre tra gli antidolorifici sono da preferire paracetamolo, aspirina e ibuprofene.

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Nessun problema con gli integratori?
Un’attenzione andrebbe posta anche agli integratori, troppo spesso considerati “innocui” in quanto sostanze naturali, ma che andrebbero assunti con molta attenzione e sempre dopo aver consultato il proprio medico o ginecologo.