Sono una donna di 53 anni, in salute, e circa due mesi fa ho iniziato ad avvertire dolore alla spalla. All’inizio ho pensato a una contrattura muscolare e non ci ho fatto caso, poi però il dolore si è intensificato, tanto da rendere difficoltosi gesti quotidiani come allacciarmi il reggiseno. Il referto della risonanza magnetica è: capsulite adesiva. Il mio medico curante dice che viene comunemente chiamata “spalla congelata” ed è piuttosto frequente, soprattutto fra le donne. Dopo gli antinfiammatori che mi ha prescritto ho avuto un po’ di beneficio, ma ora il dolore e le limitazioni ai movimenti stanno tornando come prima… Sono utili le infiltrazioni in ospedale?
Lorenza G., Ariccia (Roma)

La risposta di Mario Borroni, ortopedico specialista in patologie della spalla e del gomito presso l’Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano) e i centri medici Humanitas Medical Care

Gentile lettrice, il suo medico ha ragione. La capsulite adesiva, o spalla congelata, è un disturbo abbastanza frequente nelle donne in menopausa. In questa fase della vita, infatti, soprattutto per effetto del calo degli estrogeni e della fisiologica diminuzione della quota di collagene, i tessuti tendono a indurirsi e a diventare meno elastici, e questo potrebbe favorire l’esordio dell’infiammazione della capsula, cioè la zona di connettivo che avvolge l’articolazione della spalla sostenendo i due capi ossei che la formano.

Tennis e computer possono favorirla
Nella maggioranza dei casi, la capsulite adesiva è causata da una iper sollecitazione d’origine posturale e compare con più frequenza nelle persone che lavorano al computer tenendo a lungo il braccio flesso o allungato sul mouse per molte ore. A volte il problema può essere provocato da piccoli traumi sottovalutati e non curati o da sforzi ripetuti, come giocare a tennis o l’abitudine a trasportare borse o pesi sempre nella stessa mano.

Ogni movimento provoca dolore
L’espressione “spalla congelata” deriva dal fatto che, dopo i sintomi iniziali di dolore acuto, l’articolazione sembra come bloccarsi. Questa sensazione è dovuta al fatto che la capsula infiammata diventa rigida e compatta e, di conseguenza, limita i movimenti dell’arto superiore in apertura, estensione e rotazione. Ne risentono quasi tutte le attività quotidiane e si avverte forte dolore che impedisce alla persona di sollevare il braccio oltre la testa (come quando ci si pettina o si cerca un oggetto su uno scaffale posto in alto) e superare il gluteo quando si cerca di toccare la schiena (impedendo un gesto che le donne fanno ogni giorno quando allacciano il reggiseno). Anche chi è abituato a dormire sul fianco incontra non poche difficoltà. Se non s’interviene in maniera adeguata fin dalle prime avvisaglie, aumenterà il dolore, che spesso s’irradia ai muscoli e ai tendini del braccio e alla zona cervicale, limitando anche la rotazione del collo.

Salute e medicina

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Lei dice di essersi sottoposta a risonanza magnetica, probabilmente su consiglio del suo medico curante. Nell’iter diagnostico è un esame che in genere serve per escludere che i sintomi siano conseguenza di una lesione della cuffia dei rotatori, che è la struttura muscolo-tendinea della spalla, calcificazioni o corpi mobili articolari. La diagnosi della capsulite può essere effettuata attraverso una visita specialistica e alcuni test specifici.

Utili il calore e la fisioterapia
I trattamenti per la capsulite adesiva puntano a ridurre il dolore e a recuperare la mobilità dell’articolazione. Lo specialista può prescrivere farmaci antinfiammatori e antidolorifici, da assumere per via orale o attraverso iniezioni intra-articolari di corticosteroidi, per cercare di alleviare il dolore e migliorare la funzionalità della spalla. Molte persone trovano sollievo facendo bagni caldi o applicando un termoforo ma per alcuni pazienti come analgesico funziona meglio il ghiaccio. In certi casi è necessario sostenere il braccio con un tutore, per tenere la spalla a riposo ma, non  appena è possibile, si deve evitare che l’articolazione s’irrigidisca ulteriormente.
La fisioterapia, abbinata alla terapia farmacologica, rappresenta una componente fondamentale del percorso di cura. È importante iniziare appena il dolore lo consente, per favorire il recupero del movimento e prevenire la cronicizzazione del problema. La capsulite adesiva ha generalmente tempi di guarigione lunghi, che possono durare da alcuni mesi fino a oltre un anno. Nei casi più resistenti, l’ortopedico può valutare un intervento chirurgico in artroscopia per rimuovere parte del tessuto capsulare.

Intervento solo nei casi più gravi
All’intervento chirurgico si ricorre nei rari casi in cui la terapia farmacologica combinata alla fisioterapia non risultano efficaci e il dolore e la rigidità rimangono tali da limitare la vita quotidiana del paziente. Prima di arrivare all’operazione, che si effettua in artroscopia, è comunque possibile tentare di ammorbidire la capsula tramite idrodilatazione, una pratica che si esegue in ospedale con infiltrazioni locali di soluzione fisiologica sotto guida ecografica, oppure cercando di allentare le aderenze con apposite manipolazioni in anestesia locale.