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Da 61 anni la Fondazione Airc porta in tremila piazze italiane “le arance della salute” per raccogliere fondi da destinare alla ricerca contro il cancro. Nel 2026 l’appuntamento è il 24 gennaio, con chili e chili di agrumi dalla polpa color vermiglio.
Ma perché l’Airc sceglie proprio questi frutti? Ecco la risposta dell’istituzione: «Simbolo di sana alimentazione, le arance rosse contengono gli antociani, pigmenti dagli eccezionali poteri antiossidanti, e circa il 40% in più di vitamina C rispetto agli altri agrumi». Moro, Tarocco e Sanguinello sono le tre varietà siciliane dalla tinta caratteristica, di stagione in inverno.
I pigmenti che proteggono il nostro cuore
Le arance producono i pigmenti che le dipingono di rosso come difesa. Gli antociani, o antocianine, sono scudi con cui si proteggono dalle forti escursioni termiche. E queste armi vegetali passano a noi e rinforzano il nostro organismo.
«In primis, le antocianine sembrano proteggere il cuore», spiega Lucilla Titta, coordinatrice del team Smartfood dello Ieo-Istituto europeo di oncologia di Milano. «Molti studi hanno mostrato come siano in grado di abbassare la pressione, aumentare l’elasticità dei vasi sanguigni e diminuire gli stati infiammatori. Recenti evidenze le vedono coinvolte anche in meccanismi genetici che potrebbero promuovere la longevità, interferendo sulle vie metaboliche che guidano l’accumulo di grasso corporeo».
Un solo frutto per fare il pieno di micronutrienti
Le arance rosse sono una potenza. «Può bastarne una sola, corrispondente alla porzione di frutta da 150 grammi, per coprire il fabbisogno giornaliero di vitamina C, la sostanza che sostiene il sistema immunitario e che e che è importante introdurre con gli alimenti quotidianamente», continua Titta. La presenza di antocianine potenzia l’effetto della vitamina C, quindi le arance rosse battono senz’altro un integratore.
Così si rinforzano le difese immunitarie
«Le vitamine C, B9 e A sono importanti per le difese immunitarie che, in inverno, sono messe sotto scacco dal freddo e da una maggiore circolazione di virus e altri agenti patogeni responsabili dei comuni malanni di stagione», dice Enzo Spisni, che dirige il laboratorio di Fisiologia traslazionale e nutrizione all’Università di Bologna e che ha inserito proprio l’arancia tra i super cibi del suo libro I magnifici 20 per le tue difese (Sonzogno). «I pigmenti delle arance rosse, poi, hanno la straordinaria capacità di modulare il microbiota intestinale, cioè la popolazione di batteri che abita nel nostro tratto digerente e che influenza direttamente l’attività del sistema immunitario. L’apporto regolare di antociani pare favorire la proliferazione di batteri amici della salute come bifidobatteri, lactobacilli o attinobatteri».
L’idea di un decotto con le bucce
Anche la buccia delle arance, arancioni o rosse, ha proprietà importanti per il sistema immunitario. «Contiene infatti fito composti (dal greco phytón, pianta) della famiglia dei flavonoidi, sostanze chimiche che di fatto sono parte di una sorta di sistema immunitario delle specie vegetali, con molecole capaci di agire a concentrazioni relativamente basse», scrive Spisni. «Interessante, in particolare, l’attività di un flavonoide nascosto nella scorza dell’arancia e battezzato dagli scienziati esperidina, in omaggio alle mitologiche ninfe custodi del giardino dei pomi d’oro, le Esperidi. L’esperidina, in una recente indagine pubblicata su Nutrients, si è dimostrata capace di esercitare attività immunoregolatrici nell’intestino».


L'attrice Giulia Arena è tra le testimonial dell'iniziativa "le arance della salute" dell'Airc (foto di Alberto Gottardo): sabato 24 gennaio volontarie e volontari distribuiscono in circa tremila piazze italiane reticelle di arance rosse (donazione minima 13 euro), vasetti di marmellata di arance rosse (donazione minima 8 euro) e vasetti di miele di fiori d'arancio (donazione minima 10 euro). Per trovare la piazza: arancedellasalute.airc.it
Questo non significa che bisogna mangiare le arance con la buccia. «Sconsiglierei anche un consumo regolare di scorzette candite, squisite ma non esattamente salutari perché affogate nello zucchero», continua il fisiologo della nutrizione. «Il suggerimento è invece quello di raccogliere la parte più esterna della buccia (con un pelapatate, per esempio) e di utilizzarla per un decotto invernale dalle proprietà balsamiche e protettive per il sistema immunitario».
Prepararlo è molto semplice e Spisni suggerisce di fare così: «Basta far bollire per alcuni minuti la buccia di un’arancia, lasciar raffreddare la bevanda e consumarla tiepida. Non bisogna esagerare perché nella scorza sono presenti anche altre sostanze, chiamate terpeni, che a dosaggi molto alti possono provocare fenomeni di tossicità. Meglio limitarsi a un decotto al giorno, fatto con la parte esterna della buccia di un solo frutto».
Si può congelare il succo
Una buona notizia deriva dalla scienza in cucina: le antocianine che tingono di rosso la polpa delle varietà di arance Moro, Tarocco e Sanguinello resistono al processo di congelamento. «Ciò significa che durante l’inverno si può far scorta di spremute di arancia da conservare nel congelatore di casa», suggerisce Lucilla Titta. È vero che si perde la vitamina C, ma rimangono i potenti pigmenti dall’attività protettiva.
Le accortezze per chi ha gastrite o reflusso
Chi dovrebbe limitare il consumo di arance? «Il frutto, che ha un’alta acidità, non è raccomandato alle persone con gastrite, con malattia da reflusso gastroesofageo o gastrolaringeo, oppure a chi soffre di iperacidità gastrica, anche temporanea», spiega Spisni. Non è detto, però, che agli agrumi si debba rinunciare. «Se, in genere, si consiglia di mangiare la frutta come spuntino e lontano dai pasti, chi ha problemi dovrebbe gustare qualche spicchio o una spremuta a stomaco pieno, così da smorzare il loro effetto sulla mucosa gastrica».
Non esagerare con i prodotti confezionati
La vitamina C, a contatto con l’aria, tende a deperirsi rapidamente: d’inverno, quindi, il consiglio è di bere la spremuta appena fatta. «La maggior parte dei succhi d’arancia confezionati che si trovano in commercio non sono vere spremute bensì degli estratti ottenuti con un processo industriale», avverte Spisni. «Da limitare tantissimo quelle contenenti zuccheri aggiunti».













