Sono una signora di 47 anni e so che con l’avvicinarsi della menopausa le mie ossa potrebbero diventare più fragili. La cosa mi spaventa molto, perché mia mamma si è fratturata il femore e non è stata autosufficiente per parecchi mesi. Come faccio a sapere quando è il momento di correre ai ripari? E quali sono le terapie più efficaci per combattere l’osteoporosi?
Lorella F., Empoli

La risposta di Maria Luisa Brandi, endocrinologa, presidente di Firmo – Fondazione italiana ricerca sulle malattie dell’osso

Gentile lettrice, l’osteoporosi, condizione caratterizzata da una riduzione dei minerali presenti nelle ossa, che le rende più fragili e, di conseguenza, più esposte al rischio di fratture anche a seguito di lievi traumi, riguarda soprattutto le donne dopo i 50 anni. A favorire e accentuare la patologia possono contribuire alcuni fattori, quali la familiarità o la presenza di altre malattie concomitanti, come diabete, ipertiroidismo e celiachia.
L’osteoporosi è una malattia insidiosa perché si sviluppa in modo silenzioso, spesso senza dare segni di sé per molti anni. Le fratture sono la conseguenza di una patologia già in stato avanzato: in Italia si stima che siano circa 600mila all’anno e colpiscono una donna su tre e un uomo su cinque dopo i 50 anni.

Diagnosi
Per verificare la presenza di osteoporosi è necessario sottoporsi a una mineralometria ossea computerizzata (Moc) che, tramite una quantità minima di raggi X (o, nelle varianti più moderne, di ultrasuoni), consente di valutare la quantità di minerali presenti nelle ossa. Si tratta di un esame sicuro, semplice, rapido e indolore. In alcuni casi, in aggiunta alla Moc, il medico può richiedere approfondimenti diagnostici, quali la Tac quantitativa periferica e la Micro Tac o Tac ad alta risoluzione, una biopsia virtuale dell’osso che consente di visualizzare le trabecole, ovvero la parte spugnosa del tessuto osseo.

Terapie
Basandosi sui risultati degli esami, si valuta il trattamento più appropriato per ciascun paziente. In caso di semplice osteopenia (l’anticamera dell’osteoporosi) o di uno stadio iniziale della malattia potrebbero essere sufficienti supplementazioni con integratori di calcio e di vitamina D.

Salute e medicina

Vitamina D: quando e perché prendere gli integratori

Vitamina D: quando e perché prendere gli integratori
Vitamina D: quando e perché prendere gli integratori

Ma quando l’osteoporosi è più avanzata si rende necessario aggiungere una terapia farmacologica per rallentare o arrestare la progressione della malattia. I farmaci più utilizzati sono i bisfosfonati, che si assumono per bocca con somministrazioni giornaliere, settimanali o mensili (alendronato, risedronato, ibandronato) oppure per via endovenosa ogni tre mesi (ibandronato) o una volta all’anno (zoledronato). I bisfosfonati non sono indicati per i pazienti con basso livello di calcio nel sangue, insufficienza renale e malattie gastrointestinali.
In alternativa, si ricorre al denosumab, un anticorpo monoclonale che si somministra tramite un’iniezione sottocutanea ogni sei mesi, alla terapia ormonale sostitutiva indicata nelle donne dopo la menopausa, ai modulatori selettivi del recettore degli estrogeni, in compresse. Riservato a pazienti a elevato rischio di frattura o che non rispondono agli altri farmaci è il teriparatide, un frammento dell’ormone paratiroideo umano, prodotto con tecniche di ingegneria genetica, controindicato in caso di insufficienza renale e di tumori allo scheletro.

Salute e medicina

Menopausa: il primo farmaco non ormonale che elimina le vampate

Menopausa: il primo farmaco non ormonale che elimina le vampate
Menopausa: il primo farmaco non ormonale che elimina le vampate